La periostite tibiale o sindrome da stress tibiale mediale (shin splints) è una condizione frequente che interessa la gamba, causata da un sovraccarico ripetitivo sulla tibia. Questo accade soprattutto nei soggetti che praticano la corsa, in quanto l’impatto continuo dell’arto inferiore con il suolo (movimento tipico dei runners o degli sport di salto) causa uno stress alla tibia e alla muscolatura circostante, soprattutto se non vi è un adeguato tempo di recupero. La caratteristica principale è il dolore alla tibia che si presenta associato all’attività e si riduce con il riposo. La diagnosi è prevalentemente clinica con l’eventuale utilizzo di esami strumentali per confermare la diagnosi o, nei casi dubbi, per escludere altre patologie. Il trattamento utilizzato in tutti i casi è quello di tipo conservativo con fisioterapia, riposo relativo ed eventuale utilizzo di FANS e ghiaccio. Il trattamento chirurgico è indicato, invece, solo in rarissimi casi.
Epidemiologia
La periostite tibiale è comunemente riscontrata nei soggetti sportivi. L’incidenza nello sport varia, infatti, dal 4% al 19% per arrivare fino al 35% nei giovani militari. Questa è principalmente osservata nei soggetti che praticano specifici sport come la corsa, l’atletica, il calcio, il basket, la pallavolo e la danza. Nei corridori (runners) è il trauma principalmente riportato con un tasso di incidenza compreso tra 13,6% e 20% ed una prevalenza del 9,5%. Inoltre, gli individui attivi che hanno subito un precedente infortunio correlato alla corsa, hanno il doppio delle probabilità di sviluppare la sindrome da stress tibiale mediale. Infine, è stato riscontrato che le donne hanno un rischio maggiore di sviluppare tale condizione a causa di diversi fattori come ad esempio anomalie nutrizionali, ormonali o biomeccaniche.
Eziologia
La causa della periostite tibiale è, ancora oggi, molto controversa. In generale, si ipotizza che alla base dell’origine di tale condizione vi siano due possibili cause:
- Contrazione ripetitiva dei muscoli tibiale posteriore, soleo e flessore lungo delle dita che genera uno stress eccessivo sulla tibia, con conseguente infiammazione del periostio;
- Stress ripetitivo e persistente sulla tibia causato non solo dalla contrazione dei muscoli, come sopra indicato, ma anche da carichi ripetitivi cronici come la reazione verticale del terreno durante la fase di atterraggio nella corsa, associati a scarso tempo di recupero tra le diverse sessioni di allenamento.
Fattori di rischio
È possibile identificare alcuni fattori di rischio che potrebbero predisporre ad una maggiore probabilità di sviluppare periostite tibiale, qualora fossero presenti nel soggetto:
- Sesso femminile
- Elevato peso corporeo
- Sovraccarico
- Storia precedente di periostite tibiale
- Aumento della mobilità della caviglia e dell’anca
- Errori nell’allenamento, come aumento improvviso dell'intensità, della durata e della frequenza
- Superficie di corsa troppo dura e/o irregolare
- Utilizzo di scarpe inadeguate, eccessivamente usurate e con scarsa capacità ad assorbire gli urti
- Precedenti lesioni all’arto inferiore
- Anomalie del piede: maggiore caduta navicolare (piede piatto), aumento della pronazione del piede
Caratteristiche e Sintomi
Il sintomo caratteristico della periostite tibiale è un dolore vago e diffuso all’arto inferiore, riferito lungo il bordo posteromediale della tibia (o stinco) e solitamente associato al movimento. Nelle prime fasi della condizione, questo è presente durante attività fisiche importanti come ad esempio un allenamento sportivo: è peggiore soprattutto all’inizio del movimento, attenuandosi gradualmente o scomparendo durante la prosecuzione degli esercizi per poi presentarsi di nuovo dopo aver cessato l’attività fisica. Con il progredire della lesione, invece, il dolore si presenta in modo più costante, anche durante lo svolgimento di attività meno intense e, a volte, può essere riferito anche a riposo. Nei casi più gravi, anche lo svolgimento di attività della vita quotidiana provoca la sintomatologia dolorosa.
Durante la visita, dovrà essere posta molta attenzione alla routine di allenamento del paziente per indagare se vi sono stati dei recenti cambiamenti (ad esempio nella frequenza, intensità o durata degli esercizi, o nel terreno su cui vengono svolti, o nelle modalità), in quanto potrebbero essere degli indicatori importanti ai fini diagnostici. Inoltre, in sede di prima visita, è possibile che il paziente lamenti dolore durante la palpazione della tibia (nei due terzi distali per circa 5 centimetri). Potrebbero essere anche osservati gonfiore ed edema lieve intorno al sito di lesione.
Diagnosi differenziale
È utile indicare alcune condizioni che con la periostite tibiale possono condividere diversi segni e sintomi. Conoscerle risulta necessario al fine di una corretta diagnosi e di un conseguente trattamento precoce e ottimale. Tra le principali:
- Frattura da stress
- Sindrome compartimentale
- Sciatica
- Trombosi venosa profonda
- Intrappolamento del nervo
Imaging
La diagnosi di periostite tibiale è principalmente clinica, ottenuta da un’accurata anamnesi in sede di prima visita e dall’esame obiettivo svolto dal medico. L’utilizzo di esami strumentali, però, può essere utile per confermare o disconfermare tali ipotesi diagnostiche. Il medico ortopedico può indicare la necessità di radiografie al fine di escludere alcune patologie più gravi, come ad esempio una frattura della tibia o un tumore. Invece, la risonanza magnetica e la scintigrafia sono ritenute essere il gold standard per la diagnosi di periostite in quanto permettono di valutare la presenza di edema e la reazione del periostio.
Trattamento
Il trattamento per la periostite tibiale è sempre di tipo conservativo. La chirurgia è indicata solo in rarissimi casi, anche se non è ancora chiara la sua efficacia. Per la gestione conservativa è necessario affidarsi ad un fisioterapista esperto in quanto un trattamento adeguato porterà alla risoluzione completa e ottimale della sintomatologia. Tale trattamento include:
- Riposo relativo: non vi è la necessità di fermarsi completamente, ma il carico sull’arto interessato deve essere gestito gradualmente. Per mantenersi attivi lavorando sulla forma fisica e sullo stato cardiovascolare, in un primo periodo potrebbe essere utile il nuoto o la cyclette senza sovraccaricare eccessivamente la zona interessata.
- FANS: se prescritti dal medico, potrebbe essere utile l’assunzione di antidolorifici per ridurre la sintomatologia dolorosa.
- Ghiaccio: da applicare direttamente sulla tibia per circa 15-20 minuti più volte al giorno.
- Stretching del polpaccio per mantenere la flessibilità muscolare.
- Onde d’urto, ultrasuoni e tecniche miofasciali sulla muscolatura dell’arto inferiore per migliorare la sintomatologia.
- Rinforzo muscolare dell’arto inferiore.
Un lavoro importante deve essere svolto sulla prevenzione delle recidive. Questo è possibile, innanzitutto, modificando gli allenamenti (ad esempio, attraverso l’introduzione di periodi adeguati di riscaldamento, l’utilizzo di calzature corrette e non usurate, tornando all’allenamento lentamente e reintroducendo carichi in modo graduale).
Anche i plantari potrebbero aiutare i pazienti (soprattutto con piede piatto o pronato) nel ritorno allo sport.
MESSAGGIO
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