I trigger points sono dei punti molto irritabili situati in una fascia tesa di un muscolo. Questi possono svilupparsi all'interno di qualsiasi tessuto muscolare e sono dovuti principalmente a cause come sovraccarico muscolare, traumi diretti o microtraumi ripetitivi. I pazienti colpiti lamentano dolore significativo sul punto stesso o dolore irradiato, rigidità, debolezza muscolare e limitazione dei movimenti. Il trattamento è di tipo conservativo realizzato attraverso specifiche tecniche fisioterapiche o altre particolari tecniche.
Definizione
Il trigger point, come definito da Travell e Simons, è un punto iperirritabile all’interno di una fascia tesa di un muscolo, associato ad un nodulo palpabile ipersensibile (rispetto al controlaterale) contenuto nelle fibre muscolari, le quali sono caratterizzate da una maggiore rigidità. Questo dà origine al cosiddetto dolore miofasciale, cioè un dolore muscolare contraddistinto da sintomi sensoriali, motori e autonomici.
Eziologia
I trigger point sono causati da diversi elementi, condizioni e fattori. Principalmente, però, tale condizione si sviluppa a seguito di un eccessivo utilizzo dei muscoli (sovraccarico muscolare), di traumi acuti diretti sul muscolo o microtraumi ripetitivi. Inoltre, altre cause di insorgenza del trigger point sono:
- Problemi articolari e ipermobilità
- Problematiche psicologiche (condizione di stress cronico, ansia, depressione, trauma da stress psicologico)
- Assenza di esercizio o attività fisica
- Posture errate
Conoscere le potenziali cause dello sviluppo di un trigger point è fondamentale per lavorare sulla prevenzione dell’insorgenza di tale disturbo e sulla sua ricorrenza.
Per quanto riguarda la formazione dei trigger points, l’ipotesi più accreditata sembra essere legata principalmente ad un rilascio anormale di acetilcolina e di calcio. In condizioni di normalità, l’acetilcolina porta al rilascio di ioni calcio, i quali determinano la contrazione del sarcomero e quindi del muscolo. Se vi è un rilascio eccessivo di acetilcolina e quindi un rilascio abnorme di calcio, si arriverà ad una situazione di contrazione costante e continuativa e si determinerà un’iperattività muscolare. Tutto ciò porta alla compressione dei piccoli vasi (microcircolazione) con ridotto apporto di ossigeno. Si crea così un “danno ipossico” e di conseguenza un’infiammazione locale in cui vengono rilasciate sostanze infiammatorie che vanno ad irritare e sensibilizzare le fibre nervose nocicettive e le fibre nervose autonomiche, dando origine alla sintomatologia caratteristica di tale condizione.
Fattori di rischio
Come precedentemente accennato, l’origine di un trigger point è dovuta a numerosi fattori, definiti fattori di rischio, che se sono presenti nel soggetto potrebbero aumentare la possibilità di sviluppare tale condizione. Tra i principali troviamo:
- Sollevamento di carichi pesanti
- Piegamenti/torsioni
- Movimenti ripetitivi
- Attività professionali o sportive che producono uno stress ripetitivo su un muscolo specifico
- Posture sostenute prolungate (come inclinare la testa da un lato)
- Fattori di stress psicosociali
- Stili di vita errati come il fumo o la mancanza di esercizio fisico
Classificazione
Da un punto di vista clinico, i trigger points possono essere suddivisi in attivi o latenti.
- Il trigger point attivo riproduce i sintomi clinici lamentati del paziente, il quale li riconosce come familiari (cioè come un dolore già sperimentato in precedenza). Questi vengono riprodotti sia spontaneamente, sia durante la palpazione effettuata dal professionista all’esame fisico, che al movimento.
- Il trigger point latente, invece, non riproduce i sintomi lamentati dal soggetto. Ha le stesse caratteristiche del trigger point attivo ma, a differenza di quest’ultimo, provoca un dolore diverso rispetto a quello riferito dal paziente (non è stato mai sperimentato in precedenza) e ciò avviene solo durante la palpazione all’esame fisico, non è spontaneo né continuativo.
Caratteristiche e Sintomi
I trigger points portano allo sviluppo di sintomi e segni caratteristici di tale condizione. Molti di questi sono riferiti dal paziente durante la prima visita, mentre altri vengono osservati dal professionista durante lo svolgimento dell’esame fisico obiettivo. Tra i principali è possibile indicare:
- Dolore, sia durante la contrazione del muscolo che durante lo stiramento dello stesso. Il dolore miofasciale è percepito come un dolore sordo, non pulsante, che può variare da un lieve disagio a un dolore invalidante, sia a riposo che durante l'attività
- Range di movimento limitato
- Debolezza muscolare (diminuzione della forza)
- Tensione muscolare
- Possibili crampi e fatica muscolare
- Reclutamento motorio alterato sia nel muscolo colpito che nei muscoli funzionalmente correlati
- Local twitch response: contrazione delle fibre muscolari tese quando viene applicata una pressione su di esse. In altre parole, si verifica uno spasmo muscolare
I sintomi tipici del paziente possono essere riprodotti a seguito di una pressione sul trigger point. Il dolore può anche irradiarsi ad altre aree non coinvolte direttamente da tale punto.
Inoltre, la presenza di trigger point porta il soggetto ad un recupero più lento dopo la prestazione e lo rende maggiormente suscettibile ad infortuni e lesioni muscolari.
Trattamento
Il trattamento per il trigger point è di tipo conservativo (non chirurgico). L’obiettivo finale è quello di alleviare il dolore lamentato e quindi ripristinare le capacità funzionali.
La fisioterapia ha un ruolo fondamentale nella gestione della sintomatologia, poiché il fisioterapista ha a disposizione numerose tecniche che, agendo direttamente o indirettamente sulla muscolatura, possono ridurre i sintomi e permettere al soggetto il completo recupero della condizione di salute. Tra le principali possiamo trovare:
- Compressione ischemica, in cui il professionista applica una pressione sostenuta fino alla percezione di un rilascio dei tessuti o fino a quando il dolore del paziente si riduce.
- Manipolazione vertebrale, sembra essere efficace nella gestione della sintomatologia legata alla colonna vertebrale
- Tecniche miofasciali per il rilascio della muscolatura
- Tecniche neuromuscolari
- Massaggio trasverso profondo che consiste in frizioni sulla banda tesa in senso trasversale
- Muscle Energy Techniques (MET)
Un’altra tecnica che aiuta nella gestione e nel trattamento dei trigger points è il dry needling. Questa è una particolare tecnica invasiva ma sicura che consiste nell’utilizzo di un piccolo ago per stimolare il trigger point in questione (diversa dall’agopuntura). In Italia, a differenza di molti paesi europei e del mondo, da diversi anni questa è di competenza esclusivamente medica.
Fondamentale associare a tali tecniche anche l’esercizio terapeutico attraverso il quale è possibile ridurre ulteriormente la sintomatologia, recuperare il range di movimento completo e rinforzare la muscolatura coinvolta. Gli esercizi sono svolti insieme ad un fisioterapista e, successivamente, in autonomia seguendo uno specifico programma di recupero formulato dal professionista sulla base delle caratteristiche personali del paziente.
MESSAGGIO
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