La frattura vertebrale è una delle fratture scheletriche più comuni. Può interessare sia soggetti più anziani principalmente di sesso femminile con osteoporosi che subiscono un minimo trauma (come una semplice caduta), sia soggetti più giovani in cui tali lesioni sono causate da traumi ad elevata energia come incidenti automobilistici o incidenti sportivi. Una frattura della vertebra causa dolore acuto che può anche continuare per diverso tempo e riduzione della mobilità. Se nella frattura è coinvolta anche una lesione del midollo il soggetto può riferire sintomi come intorpidimento, formicolio, perdita del controllo muscolare e della sensibilità. Può essere coinvolta qualsiasi zona della colonna vertebrale come la colonna cervicale, toracica (dorsale) e lombare.
È quindi una condizione che causa una significativa disabilità, in particolar modo in tutti quei soggetti che subisco anche delle lesioni associate, soprattutto a causa della riduzione dell’autonomia e dell’impossibilità a svolgere numerose attività.
Il trattamento delle fratture vertebrali può essere di tipo conservativo (con fisioterapia, farmaci e prevenzione) o di tipo chirurgico (con la scelta di tecniche diverse in base alle caratteristiche della lesione e del soggetto). In ogni caso, dopo l’operazione chirurgica, al paziente verrà prescritto un percorso di riabilitazione per tornare a svolgere tutte le attività quotidiane, lavorative e sportive.
Epidemiologia
I soggetti maggiormente a rischio di subire una frattura vertebrale, sono principalmente le donne che si trovano nel periodo successivo alla menopausa a causa della maggiore probabilità di osteoporosi. Studi sulla popolazione hanno dimostrato che l'incidenza annuale di queste lesioni è di 10,7 casi ogni 1000 soggetti per il sesso femminile e 5,7 casi ogni 1000 soggetti per il sesso maschile. La prevalenza di questa condizione aumenta con l'età. Infatti, anche gli uomini di età superiore ai 65 anni hanno un rischio elevato di subire una frattura, ma tale rischio è comunque notevolmente inferiore a quello delle donne della stessa età. Inoltre, gli studi hanno suggerito che subire una frattura della vertebra a causa dell’osteoporosi aumenta di 5 volte il rischio di future fratture anche a livelli diversi, mentre avere 2 o più fratture da compressione aumenta il rischio di 12 volte di averne un'altra.
Per quanto riguarda, invece, le fratture causate da un trauma ad elevata energia, l’età in cui si verificano maggiormente è tra i 18 e i 25 anni, principalmente nei ragazzi di sesso maschile. Questo avviene soprattutto a causa di incidenti stradali e del loro maggior coinvolgimento in attività “spericolate” e sport di contatto come rugby, calcio, snowboard, sci, equitazione o motocross.
Quasi il 60% delle fratture vertebrali traumatiche è correlato alla giunzione toracolombare che si estende dalla vertebra T11 alla L2. È interessante osservare nell’immagine sottostante le percentuali di coinvolgimento delle singole vertebre che subiscono fratture traumatiche.
Eziologia
La frattura vertebrale può essere causata da:
- Un trauma, come una caduta semplice, un incidente in auto, in moto, in bici o a piedi (pedone investito da una macchina), una caduta da altezza elevata, un impatto diretto alla colonna, incidenti sportivi, un colpo da arma da fuoco. Il meccanismo di lesione è diverso a seconda dell'età del paziente, con incidenti automobilistici e traumi sportivi che interessano maggiormente gli adolescenti.
- Osteoporosi, a causa della scarsa qualità ossea e quindi maggiore fragilità. In questi casi sono sufficienti una semplice caduta o un banale movimento a causare una lesione vertebrale da compressione.
Altre cause che possono portare ad una frattura vertebrale sono: infezioni, tumori e metastasi.
Fattori di rischio
È possibile identificare alcuni fattori di rischio cioè elementi che, se presenti, possono aumentare il rischio di una frattura vertebrale. Il principale è la presenza di osteoporosi. Altri fattori si distinguono in fattori modificabili e non modificabili.
Fattori di rischio modificabili, cioè comportamenti che il soggetto può modificare per prevenire tale frattura sono:
- Consumo di alcol
- Fumo
- Carenza di estrogeni
- Attività fisica insufficiente
- Basso peso corporeo
- Carenza di calcio nella dieta
- Carenza di vitamina D nella dieta
I fattori di rischio non modificabili, invece, includono:
- Età avanzata
- Sesso femminile
- Razza caucasica
- Demenza
- Suscettibilità alle cadute
- Storia di fratture in un parente di primo grado
- Precedente trattamento con steroidi
- Precedente trattamento con anticonvulsivanti
Classificazione
Esistono diversi tipi di fratture vertebrali classificate in base al modello della frattura e alla presenza o meno di una lesione al midollo.
I tre tipi principali di frattura della colonna vertebrale sono:
- Fratture in flessione: comprendono le fratture da compressione (presenti principalmente in soggetti con osteoporosi; la vertebra si rompe e perde la sua altezza solo nella parte anteriore; raramente sono associate a deficit neurologici e sono generalmente fratture stabili) e fratture da scoppio (riscontrate principalmente in soggetti che cadono da un’altezza significativa e atterrano sui piedi; la vertebra perde la sua altezza sia nella parte anteriore che posteriore e questo può provocare la compressione del nervo o la lesione del midollo).
- Fratture in estensione/distrazione: sono fratture instabili che necessitano di un intervento tempestivo. Si verificano a livello toracico o lombare in quanto sono caratteristiche di incidenti in auto, in cui il bacino resta bloccato dalla cintura di sicurezza e la parte superiore del tronco viene spostata in avanti dall’impatto.
- Fratture in rotazione: includono le fratture da dislocazione (instabili e che possono coinvolgere sia le ossa che i tessuti molli; spesso causano una grave compressione del midollo spinale) e le fratture del processo trasverso.
Caratteristiche e Sintomi
La frattura vertebrale causa nel paziente colpito diversi sintomi e segni che sono riferiti dal soggetto stesso o osservati dal medico durante la prima visita. I principali sono:
- Dolore acuto alla schiena con inizio improvviso
- Aumento dell’intensità del dolore durante i cambiamenti di posizione e/o nel camminare
- Diminuzione del dolore nella posizione supina (sdraiato)
- Aumento del dolore durante la palpazione
- Riduzione della mobilità
- Dolore durante qualsiasi tipo di movimento che coinvolge la colonna nella zona interessata
- Possibile deformità spinale
- Possibile presenza di intorpidimento, formicolio, perdita del controllo muscolare e della sensibilità, disfunzione intestinale e /o vescicale se sono coinvolti il midollo o i nervi
Queste fratture possono causare delle gravi limitazioni funzionali e disabilità significativa per il soggetto colpito, in particolar modo per i pazienti più anziani che perdono la loro autonomia soprattutto nello svolgimento delle attività quotidiane, con conseguente isolamento, depressione e ridotta qualità di vita.
In particolar modo, la possibile lesione del midollo spinale che potrebbe essere concomitante ad una frattura della vertebra, ha conseguenze devastanti dovute ai numerosi cambiamenti nella vita del soggetto, come limitazioni psicologiche, sociali e fisiche, ricoveri, perdita di indipendenza e privacy. Infatti, a seguito di una lesione al midollo, tutte le funzioni svolte dai nervi che si trovano al di sotto della zona lesionata risultano compromesse in modo permanente, come ad esempio la sensibilità e la motricità.
Diagnosi differenziale
È necessario individuare alcune condizioni che presentano diverse caratteristiche in comune con la frattura vertebrale e che è fondamentale riconoscere per una corretta diagnosi. Le principali sono:
- Ernia del disco
- Spondilolistesi
- Lombalgia
- Neoplasia (tumore)
- Artrosi
- Stenosi del canale vertebrale
Imaging
Nella lesione vertebrale è di fondamentale importanza l’utilizzo di esami strumentali per porre diagnosi, osservare la tipologia di frattura e la gravità della lesione, valutare la prognosi e scegliere il trattamento più adeguato per quello specifico caso. I principali sono:
- Radiografia: è utile per la diagnosi di frattura vertebrale in quanto può fornire importanti indizi sulla natura della lesione. In molti casi, però, potrebbe non essere sufficiente una semplice RX e il medico potrebbe optare per esami strumentali più specifici.
- TAC: permette di valutare più approfonditamente la lesioni subita e ottenere delle informazioni più dettagliate circa le caratteristiche della frattura. È utilizzata quando la semplice radiografia non è sufficiente ed è utile anche al medico per una eventuale pianificazione dell’intervento chirurgico.
- Risonanza magnetica: è utilizzata nel caso sia presente un deficit neurologico. È utile per l’osservazione della compressione del midollo e per indagare l’eventuale coinvolgimento di lesioni dei legamenti.
Trattamento
Il trattamento per la frattura vertebrale può essere di due tipologie, conservativo o chirurgico, scelto sulla base delle caratteristiche individuali del paziente e delle caratteristiche specifiche della frattura.
Il trattamento conservativo ha come obiettivi principali quelli di ridurre il dolore, migliorare lo stato funzionale e prevenire future fratture. Tale tipologia di gestione prevede:
- Eventuale utilizzo di un busto, in base alla decisione del medico, e riposo relativo per i primi periodi che seguono la frattura.
- Farmaci antidolorifici se prescritti dal medico, per alleviare il dolore e permettere lo svolgimento delle attività quotidiane ma anche la partecipazione alle sedute di fisioterapia. Questi verranno ridotti gradualmente man mano che il dolore diminuisce.
- Fisioterapia, che ha numerosi obiettivi: diminuire il dolore alla schiena, migliorare la postura, migliorare la mobilità della colonna vertebrale, rinforzare la muscolatura della colonna e i muscoli degli arti inferiori, migliorare il controllo del tronco, recuperare la funzionalità e, in generale, migliorare la qualità di vita del soggetto. Questi vengono realizzati dal fisioterapista grazie ad una serie di tecniche manuali (mobilizzazioni graduali) e soprattutto attraverso esercizi specifici che il paziente dovrà svolgere nelle varie sedute ma anche a casa, soprattutto per il rinforzo muscolare.
- Prevenzione e trattamento dell’osteoporosi per prevenire altre fratture, attraverso esercizio terapeutico in aggiunta alle indicazioni del medico circa la corretta gestione farmacologica e nutrizionale.
Il trattamento chirurgico, invece, è indicato nei casi più gravi, nei casi di fratture instabili, se c’è evidenza di un deficit neurologico imminente o esistente, se la deformità è estremamente grave o quando, nonostante il trattamento conservativo, il dolore persiste influenzando in modo sostanziale la qualità di vita del soggetto. Obiettivi principali di tale trattamento sono: alleviare e rimuovere il dolore, garantire la stabilità della colonna vertebrale e mantenere la sua funzione dinamica e protettiva.
Le tecniche chirurgiche che il medico può utilizzare sono diverse, scelte sulla base della classificazione della frattura, del livello spinale coinvolto e dello stato di salute generale del soggetto:
- Vertebroplastica: che prevede l’iniezione, attraverso uno o due aghi, di cemento liquido nel corpo vertebrale collassato.
- Cifoplastica: in cui vi è l’inserimento di un particolare elemento in titanio, chiamato Spine Jack, nel corpo vertebrale per ripristinare l’altezza della vertebra con la successiva iniezione di cemento liquido.
- Artrodesi: per stabilizzare la frattura tramite l’inserimento di barre e viti.
Dopo l’intervento chirurgico, al paziente viene indicato un percorso di riabilitazione con un fisioterapista. La fisioterapia ha inizio precoce e, attraverso la rieducazione posturale ed esercizi mirati ed elaborati sulle caratteristiche del paziente e sulla base della sua condizione di salute generale, si pone l’obiettivo di ripristinare gradualmente la mobilità completa e quindi la funzionalità generale del tronco, rinforzare la muscolatura coinvolta, lavorando anche sulla propriocezione e sull’equilibrio attraverso particolari training, per permettere al paziente di tornare a svolgere autonomamente tutte le normali attività quotidiane, lavorative e sportive. Inoltre, il soggetto sarà sottoposto a visite di controllo periodiche per osservare lo stato della ferita, la guarigione della frattura o l’eventuale sviluppo di altre fratture ai livelli non trattati, soprattutto nei soggetti con osteoporosi.
Complicazioni
In seguito alla frattura vertebrale e dopo l’intervento chirurgico o conservativo è possibile che si presentino delle complicanze, o conseguenze negative, derivanti da diversi fattori. È possibile, quindi, segnalare:
- Fallimento dell'impianto
- Rimozione dei mezzi di sintesi dolorosi
- Dolore continuo/persistente
- Cambiamento della postura
- Trombosi venosa profonda
- Diminuzione della capacità respiratoria a causa dell’aumentata cifosi
- Bassa autostima e problemi emotivi e sociali
- Costipazione
- Inattività prolungata
- Embolia polmonare
- Lesioni neurologiche
- Fuoriuscita di cemento
- Infezioni
MESSAGGIO
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