La frattura del polso è una condizione molto comune ed estremamente invalidante che può interessare i soggetti di tutte le età e comportare disabilità a breve e lungo termine, a causa della perdita della gamma di movimento (ad esempio incapacità di svolgere attività della vita quotidiana come vestirsi o cucinare), del dolore e della debolezza muscolare. Mentre nei soggetti più giovani è causata da traumi ad elevata energia come incidenti stradali o sportivi, nelle persone di età superiore ai 50 anni è sufficiente una semplice caduta da un’altezza non significativa per causare una frattura distale del radio. I soggetti giovani coinvolti sono principalmente di sesso maschile mentre, per quanto riguarda l’età più avanzata, sembrano essere maggiormente colpite le donne.
Queste fratture possono essere suddivise in intra-articolari o extra-articolari, a seconda che si verifichi o meno un'interruzione della superficie articolare.
Nella maggior parte dei casi il trattamento è di tipo conservativo (non chirurgico) che consiste in una iniziale immobilizzazione dell’arto con un tutore/gesso e successiva fisioterapia per ristabilire la funzionalità dell’intero arto. Nei casi più gravi o più complessi l’ortopedico opta per l’intervento chirurgico che può essere svolto attraverso diverse tecniche, scelte sulla base delle caratteristiche della frattura. In ogni caso, a seguito dell’operazione, il paziente intraprende un precoce percorso di riabilitazione con un fisioterapista che, attraverso l’utilizzo di mobilizzazioni ed esercizio terapeutico, aiuterà il soggetto a recuperare l’autonomia persa per tornare a svolgere tutte le attività quotidiane, sportive e lavorative precedentemente compromesse.
Epidemiologia
La frattura del polso è la fratture più comune dell'arto superiore, rappresentando il 17% di tutte le fratture generali e il 75% delle fratture che coinvolgono l'avambraccio. Ha un’incidenza elevata in quanto si riscontra in circa 20-32 soggetti ogni 10000 all’anno. L'incidenza risulta elevata nella popolazione pediatrica, ma diminuisce durante l'età adulta per poi aumentare di nuovo dopo i 50 anni. È stato infatti osservato come, nei ragazzi sotto i 18 anni e negli adulti oltre i 50 anni, vi siano maggiori casi di frattura del radio distale. Nello specifico, in giovane età gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne a causa della loro maggiore partecipazione a sport come lo sci, lo snowboard, il calcio, il rugby; mentre negli adulti di età più avanzata sono principalmente le donne ad essere interessate da tale lesione, probabilmente a causa di tassi più elevati di osteoporosi e osteopenia nel sesso femminile. Infatti, nei soggetti di età superiore ai 65 anni, le donne hanno circa cinque volte più probabilità rispetto agli uomini di subire una frattura del polso. Tale lesione, inoltre, è davvero comune nei pazienti più anziani, seconda solo alla frattura del femore.
Eziologia
Sulla base dell’età è possibile anche distinguere diverse tipologie di cause che portano ad una frattura del polso. Infatti nei pazienti più giovani tali fratture sono causate da traumi ad elevata energia come incidenti stradali in auto o in moto, caduta da un’altezza elevata, traumi sportivi o incidenti sul lavoro. Nei soggetti più anziani, invece, la frattura del radio distale può essere causata da un trauma a bassa energia come una semplice caduta dalla posizione eretta o da altezze non significative, questo probabilmente è dovuto alla scarsa qualità ossea o alla presenza di una osteoporosi grave.
In generale, il meccanismo di lesione è una caduta sulla mano in atteggiamento di “difesa”, cioè il soggetto durante la caduta tende a ripararsi poggiando istintivamente la mano a terra.
Classificazione
I sistemi di classificazione della frattura del polso proposti nel corso degli anni sono numerosi ma la classificazione AO è quella maggiormente utilizzata in ambito ortopedico. Questa suddivide la frattura del radio distale in 3 distinte tipologie sulla base della posizione della frattura e del grado di coinvolgimento articolare:
- Tipo A: extra-articolare, a sua volta suddiviso in A1-frattura dell’ulna con radio intatto; A2-frattura del radio semplice e impattata; A3-frattura del radio multiframmentaria.
- Tipo B: articolare parziale, a sua volta suddiviso in B1-frattura sagittale del radio; B2-frattura del radio, frontale, bordo dorsale; B3-frattura del radio, frontale, bordo palmare.
- Tipo C: articolare completa, a sua volta suddiviso in C1-articolare semplice e metafisaria semplice; C2-articolare semplice, metafisi multiframmentaria; C3-articolare e multiframmentaria.
Caratteristiche e Sintomi
I soggetti con una frattura del polso, durante la valutazione possono riferire alcune caratteristiche e diversi sintomi come ad esempio presenza di un trauma, dolore al polso soprattutto durante i movimenti, con conseguente difficoltà o impossibilità a svolgere qualsiasi attività e incapacità di portare dei pesi (come ad esempio buste della spesa o sollevare un oggetto). Allo tempo stesso, il medico che effettuerà la visita iniziale, può osservare alcuni segni caratteristici di tale lesione come ad esempio versamento (ematoma) o una possibile deformità all’altezza dell’articolazione del polso. Più In generale una frattura del radio distale crea grandi difficoltà e invalidità proprio a causa dell’impossibilità di utilizzare l’arto nei movimenti indispensabili della vita quotidiana.
Inoltre, è possibile che a seguito di una frattura distale del radio vi siano altre lesioni o fratture concomitanti come:
- lesione del nervo ulnare
- lesione del nervo mediano
- lesione del nervo radiale
- frattura dell’ulna
- lesione ai legamenti
- frattura del carpo
- lesione del tendine dell'estensore lungo del pollice
- lesione alla Fibrocartilagine Triangolare (TFCC)
Diagnosi differenziale
Vi sono alcune condizione che condividono diversi segni e sintomi con una frattura del polso ed è necessario conoscerle per una corretta diagnosi. Le principali sono:
- Frattura dello scafoide
- Frattura delle ossa del carpo
- Frattura dell’avambraccio
- Frattura dell’ulna
Imaging
Per una corretta diagnosi e per valutare l’opzione di trattamento più adeguata per uno specifico soggetto con frattura del polso, è utile fare ricorso ad esami strumentali specifici come:
- Radiografia: per osservare la presenza della frattura e la tipologia specifica, fornendo informazioni importanti al medico ortopedico per la scelta del trattamento da utilizzare. A volte questo esame potrebbe non rilevare alcuna frattura anche se presente o dare risultati incerti. in questi casi il soggetto viene controllato nuovamente dopo 10-14 giorni.
- TAC: risulta utile per valutare il coinvolgimento articolare. Viene, inoltre, utilizzata qualora le radiografie risultassero equivoche ma dalla storia e dalla valutazione si ipotizza una frattura del polso. Questo esame strumentale può essere utile anche nella eventuale pianificazione chirurgica.
- Risonanza magnetica: è importante al fine di osservare approfonditamente lo stato dei tessuti molli e rilevare, eventualmente, la presenza di lesioni associate (come ad esempio lesione ai muscoli o ai legamenti). Questo esame diagnostico è utile quando dalle prime RX non viene rilevata la frattura o nei casi in cui il soggetto continua ancora a lamentare sintomi dopo varie settimane.
Trattamento
Nella frattura del polso il trattamento, scelto in base alla tipologia e alle caratteristiche della frattura e in base alle caratteristiche individuali del soggetto, può essere di tipo conservativo o di tipo chirurgico.
La gestione conservativa, indicata nei casi di fratture extrarticolari semplici, composte, stabili o nei pazienti che non richiedono un rapido ritorno ad attività lavorative, consiste nell’immobilizzazione del polso tramite un gesso o un tutore che lasci, però libero il gomito, per un periodo di tempo variabile in base alla decisione del medico ortopedico, generalmente 4-6 settimane. In questo arco di tempo il paziente viene sottoposto a radiografie di controllo per osservare l’andamento della riparazione della frattura e l’eventuale formazione di callo osseo. Quando la frattura è consolidata e il tutore/gesso viene rimosso, verrà intrapreso subito un percorso di riabilitazione. Gli obiettivi della fisioterapia nella riabilitazione della frattura distale del radio sono principalmente:
- Controllare e ridurre dolore e gonfiore
- Ripristinare il movimento completo dell’articolazione
- Ripristinare la funzionalità del polso
- Potenziare e rinforzare la muscolatura dell’intero arto superiore
- Recuperare la stabilità
- Recuperare autonomia per tornare a svolgere tutte le attività precedentemente svolte, a partire da quelle quotidiane e proseguendo poi con quelle lavorative e sportive
Tutto questo viene realizzato dal fisioterapista attraverso tecniche di terapia manuale (mobilizzazioni), esercizi specifici per ogni paziente e training propriocettivo.
Nei casi di fratture più complesse, scomposte o instabili è possibile che l’ortopedico indichi la necessità di un intervento chirurgico. L’obiettivo dell’operazione è quello di ripristinare la corretta anatomia dell’articolazione del polso e la corretta cinematica articolare.
Le tipologie di operazione che il medico può utilizzare in questo contesto sono diverse e vengono scelte tenendo in considerazione numerosi fattori (tipo di lesione e condizioni del paziente). Le principali tecniche sono:
- Fissazione percutanea, attraverso l’uso di fili di Kirschner, per soggetti con una buona qualità ossea e una comminuzione limitata. Questi da soli non sono sufficienti per garantire la stabilizzazione della frattura, quindi l’ortopedico utilizzerà, in aggiunta, il gesso o il tutore per immobilizzare l’articolazione.
- Fissazione esterna, che utilizza viti metalliche che fuoriescono dalla pelle e che servono per stabilizzare la frattura. Una di queste è posizionata sul secondo metacarpo e l’altra sul radio, prossimalmente alla frattura.
- Placca e viti, per fratture scomposte e con significativa comminuzione. Questa tecnica è molto utilizzata in quanto consente una mobilizzazione e un rinforzo precoci.
Tutte queste tipologie di interventi, possono essere utilizzate anche i combinazione tra loro. Inoltre, quando non è possibile garantire un risultato ottimale a livello anatomico attraverso le tecniche appena illustrate, il chirurgo può optare per un innesto osseo prelevato, ad esempio, dalla cresta iliaca.
A seguito dell’operazione chirurgica il paziente inizia una riabilitazione precoce attraverso un programma di fisioterapia, messo a punto sulle specifiche caratteristiche del soggetto. Nella rieducazione funzionale del polso, attraverso tecniche di terapia manuale, esercizio terapeutico e training neuromuscolare, il fisioterapista aiuta il paziente a recuperare la funzionalità completa dell’arto e quindi l’intera gamma di movimento del polso, a migliorare la stabilità dell’articolazione, a recuperare la forza muscolare dell’arto superiore per permettere un corretto e rapido rientro allo sport e alle attività quotidiane più in generale.
Complicazioni
A seguito della frattura del polso o successivamente all’intervento chirurgico, è possibile che si presentino delle conseguenze negative, o complicazioni, come:
- Errata unione della frattura
- Mancata unione della frattura (pseudoartrosi)
- Sindrome dolorosa regionale complessa
- Limitazione del movimento (rigidità)
- Mezzi di sintesi dolorosi
- Infezioni
- Fallimento dell’intervento chirurgico
- Lesione del nervo ulnare
- Lesione del nervo radiale
- Compressione del nervo mediano con conseguente sindrome del tunnel carpale
- Instabilità cronica
- Lesione dei tendini
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