La calcificazione alla spalla è una patologia dolorosa molto comune caratterizzata dalla presenza di depositi di calcio singoli o multipli nel tendine della cuffia dei rotatori o nella borsa subacromiale. Mentre in molti pazienti questa patologia regredisce in modo spontaneo e nella maggior parte dei casi può essere gestita attraverso un trattamento di tipo conservativo, ci sono molte altre situazioni in cui i soggetti continuano a sperimentare dolore alla spalla per un lungo periodo di tempo, con depositi che non mostrano alcun segno di risoluzione. La calcificazione della spalla colpisce principalmente soggetti di età superiore ai 30 anni, soprattutto di sesso femminile.
I pazienti con questa condizione riferiscono dolore acuto alla spalla, riduzione o perdita dei movimenti e della funzionalità della spalla. In una buona percentuale di casi, però, tale patologia può essere asintomatica.
Il trattamento per la calcificazione alla spalla è, nella maggior parte dei casi, di tipo conservativo (fisioterapia, lavaggio ecoguidato) ma alcuni soggetti potrebbero non trarre beneficio da tale terapia dopo un periodo di 6 mesi e si opta, a questo punto, per un intervento chirurgico.
Epidemiologia
La prevalenza della calcificazione alla spalla varia dal 2,7 al 22%, come riportato da vari autori. In circa il 10-20% dei soggetti affetti, i depositi di calcio si riscontrano in entrambe le spalle. I pazienti con calcificazione alla spalla sono, generalmente, lavoratori sedentari o casalinghe.
L’età media di presentazione di tale condizione è di 30-50 anni, con una maggiore incidenza nelle donne (circa il 70%) rispetto agli uomini. Nella maggior parte dei casi i depositi di calcio sono localizzati nel tendine sovraspinoso (o sovraspinato, in circa l’80 % dei soggetti) ed è più comunemente interessata la porzione che si trova a 1,5-2 cm di distanza dall’inserzione del tendine (sulla grande tuberosità). A volte possono essere osservati dei depositi anche nel tendine sottospinoso (15% dei casi) e raramente nel sottoscapolare (5%).
Nel 20% dei casi tale condizione può essere asintomatica, cioè senza alcun tipo di sintomo.
Eziologia
La causa della calcificazione alla spalla è, ad oggi, ancora sconosciuta. Nel corso del tempo diversi autori hanno portato avanti delle ipotesi sui possibili meccanismi che conducono ad una deposizione di calcio nella cuffia dei rotatori. Codman e Bishop, ad esempio, hanno entrambi ipotizzato che la degenerazione della cuffia dei rotatori, dovuta ad un uso eccessivo (sovraccarico), porti a depositi di calcio nel tendine mentre Sandstrom ha proposto che a seguito di un’ischemia locale vi sia una degenerazione del tendine che porta alla deposizione di calcio.
Una descrizione più dettagliata è stata fornita da Uhthoff, che ha proposto tre fasi secondo cui si sviluppa tale patologia: precalcifica, calcifica e postcalcifica.
- Fase Precalcifica: in cui il sito interessato va incontro a modifiche fibrocartilaginee. In questa fase il soggetto raramente riferisce sintomi;
- Fase Calcifica: a sua volta divisa in 3 fasi: formativa, di riposo e riassorbimento. La fase di riassorbimento è solitamente associata allo sviluppo di dolore acuto che può essere altamente disabilitante e non rispondere ai comuni analgesici;
- Fase Post-calcifica: in cui vi è il riassorbimento completo dei depositi di calcio e quindi la guarigione.
Fattori di rischio
È possibile indicare alcuni fattori, definiti fattori di rischio, che potrebbero predisporre allo sviluppo della calcificazione alla spalla. Tra questi:
- Sesso femminile
- Disfunzioni della tiroide
- Alterazione degli estrogeni
- Disturbo endocrino
- Diabete
- Variazione genetiche
- Cardiopatia ischemica
- Ipertensione
Caratteristiche e Sintomi
I pazienti affetti da calcificazione alla spalla riferiscono dolore acuto localizzato alla spalla, una riduzione o perdita della gamma di movimento e, di conseguenza, della funzionalità della spalla. Il dolore è spesso aggravato dall'abduzione del braccio sopra l'altezza della testa o dal fatto di sdraiarsi sulla spalla colpita.
Nella maggior parte dei casi, il dolore e altri sintomi sono auto-limitanti, tendono cioè a migliorare o risolversi spontaneamente con il tempo, senza la necessità di interventi. In altri casi, però, la condizione può diventare cronica. Infatti è possibile distinguere due fasi cliniche di questa patologia:
- Fase acuta: caratterizzata principalmente da dolore e disabilità funzionale. Si ritiene che il dolore caratteristico di questa fase sia dovuto al riassorbimento del calcio.
- Fase cronica: il dolore in questa fase è meno forte. In alcune forme croniche, possono esserci periodi asintomatici alternati a recidive.
È importante notare che molti soggetti con tendinopatia calcifica della spalla sono asintomatici, il paziente cioè non riferisce alcun tipo di sintomo pur presentando alle radiografie depositi di calcio. Sono numerosi, infatti, i casi in cui, attraverso esami strumentali effettuati ad esempio a seguito di un qualche trauma casuale come una frattura di clavicola, viene rilevata la presenta di tali depositi.
Diagnosi differenziale
È fondamentale individuare altre condizioni e patologie che con la calcificazione alla spalla condividono alcune caratteristiche. Tra queste vi sono:
- Spalla congelata
- Tendinopatia della cuffia dei rotatori
- Sindrome di Parsonage Turner
- Conflitto subacromiale
- Lesione della cuffia dei rotatori
- Borsite
Imaging
Per la diagnosi di calcificazione e per escludere altre condizioni e patologie che coinvolgono la spalla, è necessario ricorrere agli esami strumentali. Analizziamo quelli principalmente utilizzati:
- RADIOGRAFIA
Le RX, utilizzate sia per la diagnosi che per il follow-up della calcificazione della spalla, forniscono informazioni utili circa la localizzazione e la morfologia dei depositi di calcio. Permettono quindi di rilevare la presenza di calcificazioni nei tessuti molli intorno all'omero e nello spazio subacromiale, confermando così l’eventuale sospetto clinico. - ECOGRAFIA
L’ecografia è uno strumento fondamentale nella diagnosi di calcificazione alla spalla ma può essere utilizzata anche nel trattamento di tale patologia, attraverso il lavaggio ecografico (vedi nel paragrafo relativo ai trattamenti). L’ecografia mostra la presenza dei depositi di calcio e definisce la loro posizione nel tendine, la loro dimensione e la loro consistenza. - RISONANZA MAGNETICA
La risonanza magnetica è un esame strumentale non essenziale ma aggiuntivo per questo tipo di patologia in quanto, nella maggior parte dei casi, non fornisce ulteriori informazioni rispetto a quelle già ottenute con altri esami. L'accuratezza della risonanza magnetica nell'identificazione dei depositi calcifici è intorno al 95%, ma è più utile nei casi di tendinite calcifica cronica, che può essere associata a lesioni della cuffia dei rotatori e spalla congelata. Inoltre può essere utile nella diagnosi differenziale quando il quadro è complesso o non chiaro.
Trattamento
Sebbene il riassorbimento dei depositi di calcio avvenga spontaneamente nella maggior parte dei soggetti affetti da calcificazione della spalla, in una sottopopolazione di pazienti il dolore persistente richiede una gestione di tipo conservativo o chirurgico.
La terapia conservativa, che rappresenta la prima linea di trattamento, è caratterizzato da:
- Riposo relativo
- Eventuale utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) se prescritti dal medico, per alleviare il dolore
- Fisioterapia, con l’utilizzo di terapia manuale ed esercizio terapeutico al fine di modulare il dolore, recuperare l’articolarità, evitare l’instaurarsi di una rigidità della spalla e ripristinare il corretto movimento dell’arto superiore. È possibile anche utilizzare le onde d’urto in associazione alla fisioterapia e al lavaggio ecografico per ottenere risultati migliori
- Infiltrazioni di cortisone nella borsa sottoacromiale per alleviare i sintomi riportati dal paziente
- Lavaggio ecoguidato: si tratta di una procedura effettuata in ambulatorio (litoclasia) che consiste nell’inserimento di due o tre aghi nei depositi di calcio, eseguendo delle punture per “rompere” la calcificazione. L’inserimento degli aghi è costantemente controllato attraverso l’ecografia. Viene poi eseguita un’iniezione di soluzione fisiologica per rompere e aspirare i depositi di calcio. Come detto in precedenza, alcuni studi hanno dimostrato che il lavaggio ecoguidato associato alle onde d’urto ha maggiori effetti positivi rispetto ai singoli trattamenti. Questo tipo di procedura può essere effettuata nuovamente a distanza di tempo se i sintomi dovessero persistere.
Se i trattamenti conservativi non apportano un miglioramento della sintomatologia dopo un periodo di tempo di circa sei mesi e il paziente continua a lamentare dolore e limitazione dei movimenti, si procede con l’intervento chirurgico. La rimozione chirurgica dei depositi di calcio attraverso l’artroscopia risulta essere la tecnica chirurgica maggiormente utilizzata. Dopo l’intervento si potrà iniziare un percorso di riabilitazione il più precocemente possibile per recuperare il ROM (range di movimento), la forza e la corretta funzionalità dell’arto.
Complicazioni
È possibile individuare alcune conseguenze negative dovute alla calcificazione o al trattamento chirurgico, come ad esempio:
- Dolore persistente
- Spalla congelata
- Lesione cuffia dei rotatori
MESSAGGIO
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