L’infiammazione del tendine d’Achille è una patologia che interessa soprattutto gli atleti impegnati nella corsa, ma spesso anche i soggetti sedentari che non svolgono attività sportive. La causa principale è un sovraccarico ripetitivo sul tendine, in assenza di adeguati tempi di recupero per permetterne una guarigione (come avviene ad esempio nei corridori). Ad oggi, però, sono ancora in corso dibattiti sulle possibili cause scatenanti. I pazienti che sviluppano tale condizione lamentano dolore al tendine, limitazioni funzionali, gonfiore e, a volte, interruzione della propria carriera sportiva a causa dei sintomi. Il trattamento iniziale è solitamente di tipo conservativo (fisioterapia) anche se in alcuni casi specifici la patologia richiede un intervento chirurgico, sempre seguito dall’indispensabile riabilitazione post-chirurgica.
Epidemiologia
L’infiammazione del tendine d’Achille è la causa più comune di dolore posteriore al tallone e porta ad una significativa limitazione funzionale. È osservata soprattutto nei corridori (incidenza 9-11%, prevalenza 6-9,5%) ma si riscontra di frequente anche in altri atleti. Sebbene i tassi di frequenza siano maggiori nella popolazione che pratica sport, l’infiammazione del tendine non è sempre associata ad un'eccessiva attività fisica: molto spesso, infatti, questa è presente anche nei pazienti sedentari che non praticano alcun tipo di attività sportiva. Inoltre, soggetti che svolgono specifici lavori in cui viene richiesto un carico elevato sul tendine, sono più a rischio di mostrare una infiammazione.
Tale condizione interessa principalmente soggetti di età compresa tra 30 e 60 anni, con una prevalenza leggermente maggiore negli uomini rispetto alle donne: questo dato, molto probabilmente, è dovuto al maggior coinvolgimento dei soggetti di sesso maschile in attività sportive o lavorative energiche che richiedono un carico maggiore sul tendine d’Achille.
A differenza dell’infiammazione del tendine rotuleo, riscontrata spesso negli adolescenti, quella achillea risulta essere più rara in questa fascia di popolazione.
Eziologia
La causa dell’infiammazione del tendine d’Achille ancora oggi non è estremamente chiara. La maggior parte dei professionisti concorda con l’ipotesi che alla base di tale condizione vi sia un carico eccessivo sul tendine che supera la normale soglia fisiologica di tolleranza. Infatti, un uso eccessivo del tendine ed un sovraccarico ripetuto, in assenza di specifici tempi di recupero e riposo, possono portare allo sviluppo di tale condizione.
In questo contesto è fondamentale porre attenzione all’uso dei termini impiegati. Infatti, attualmente, si ritiene che il termine più adeguato per descrivere tale patologia sia tendinopatia e non tendinite (infiammazione del tendine). Questo perché da numerosi studi presenti in letteratura emerge che un uso eccessivo del tendine, un sovraccarico ripetuto nel tempo e sforzi continui che superano la capacità di carico del tendine, causano delle “microlesioni” che portano, con il passare del tempo, ad una vera e propria degenerazione del tendine d’Achille. Se vi è un tempo sufficiente di recupero, il tendine è capace di “rigenerarsi”, in caso contrario, l’incapacità del tendine di ripararsi adeguatamente se estremamente caricato, porta alla manifestazione della sintomatologia. In questo processo, l’infiammazione (tendinite) sembra essere presente solo in fase iniziale o acuta ma non svolge alcun ruolo nella propagazione e progressione del processo patologico.
Fattori di rischio
L’infiammazione del tendine d’Achille attualmente è considerata una condizione multifattoriale, causata cioè da numerosi fattori che, da soli o in combinazione tra loro, possono aumentare la probabilità che il soggetto vada incontro ad una degenerazione del tendine. Questi fattori di rischio possono essere suddivisi intrinseci (con riferimento alle caratteristiche personali del paziente) ed estrinseci (relativi all’ambiente esterno che circonda il soggetto).
- Fattori di rischio intrinseci: età, alterazioni biomeccaniche dell’arto inferiore (ad esempio iperpronazione del piede), squilibrio muscolare (polpaccio), movimenti della caviglia limitati, infortuni precedenti, uso prolungato di fluorochinoloni o cortisone, elevato peso corporeo, condizioni che incidono sulle proprietà del tendine (diabete, artrite reumatoide)
- Fattori di rischio estrinseci: tra cui eccessivo carico ripetitivo, errori o cambiamenti di allenamento (allenamento su superfici dure o in pendenza, aumento della distanza, della frequenza, dell’intensità e del carico, utilizzo di calzature non adeguate).
Classificazione
L’infiammazione del tendine d’Achille può essere classificata in due distinte tipologie in base all’area anatomica interessata. Dunque, è possibile identificare:
- Tendinopatia inserzionale: coinvolge la zona in cui il tendine d’Achille si inserisce sul calcagno.
- Tendinopatia non inserzionale: interessa l’area posta da 2 a 6 cm sopra l’inserzione del tendine nel calcagno.
Caratteristiche e Sintomi
L’infiammazione del tendine d’Achille presenta diverse caratteristiche che permettono di individuarla durante l’anamnesi e l’esame fisico e consente al professionista di distinguerla da altre condizioni simili. I segni e i sintomi specifici di tale condizione, lamentati dal paziente o osservati durante la valutazione iniziale, sono:
- Dolore graduale nella parte posteriore del tendine che aumenta con l’attività/il movimento. Nelle prime fasi della patologia, solitamente questo è riferito all’inizio dell’attività sportiva e poco dopo la fine, mentre sembra attenuarsi nella fase centrale dell’allenamento. Con il progredire della condizione, il dolore può diventare persistente ed essere presente durante l’intera sessione di allenamento e, nei casi più gravi, può interferire significativamente con le normali attività della vita quotidiana.
- Possibile gonfiore (diffuso o localizzato)
- Ridotta funzionalità
- Rigidità, che può essere riferita dopo un periodo di riposo o al mattino, appena svegli
- Palpazione dolorosa
I sintomi lamentati influenzano significativamente le attività quotidiane, lavorative e, soprattutto, sportive in particolare durante la corsa, il salto e il cambio di direzione e può portare ad un’interruzione precoce della carriera sportiva in circa il 5% degli atleti professionisti. Questo potrebbe accadere soprattutto perché molti sportivi sottovalutano i primi segni e sintomi, proseguendo gli allenamenti e le competizioni e, di conseguenza, continuando a sovraccaricare il tendine senza concedergli il giusto tempo di recupero. Tali comportamenti, associati ad un mancato trattamento adeguato e tempestivo portano ad una progressione della condizione con inevitabile peggioramento della sintomatologia e possibile sviluppo di una condizione cronica. Inoltre è utile specificare che, in presenza di una tendinopatia cronica, è possibile aggravare ulteriormente la problematica fino ad arrivare ad una rottura del tendine d’Achille.
Diagnosi differenziale
L’infiammazione del tendine d’Achille condivide alcune caratteristiche (segni e sintomi) con altre condizioni patologiche che devono essere riconosciute ed identificate durante la valutazione iniziale. La diagnosi differenziale, infatti, è di fondamentale importanza poiché permette di individuare la disfunzione del paziente e consente di intraprendere il trattamento più adeguato nel minor tempo possibile. Tra le patologie principali troviamo:
- Distorsione di caviglia
- Borsite retrocalcaneare
- Malattia di Sever
- Frattura del calcagno
- Frattura dell’astragalo
Imaging
La diagnosi di infiammazione del tendine d’Achille si basa principalmente su un’anamnesi approfondita (raccolta dei dati principali del paziente) e su un accurato esame fisico svolto dal professionista. Gli esami strumentali, invece, possono risultare utili ed essere indicati qualora vi siano dubbi, per confermare le iniziali ipotesi diagnostiche o per escludere eventuali altre patologie che causano dolore al tallone. Tra i principali abbiamo:
- Ecografia: può aiutare nella valutazione di eventuali lesioni tendinee e permette di osservate lo stato di salute di tutti i tessuti molli (tendini, muscoli).
- Radiografia: è utile per osservare e valutare la presenza di eventuali fratture e quindi consente di lavorare sulla diagnosi differenziale ed individuare altre condizioni che possono causare dolore o sintomi simili all’infiammazione achillea.
- Risonanza magnetica: permette un’osservazione più dettagliata delle strutture articolari, tendinee e cartilaginee. Anche tale strumento può essere utile per la diagnosi differenziale.
Trattamento
Il trattamento per l’infiammazione del tendine d’Achille è principalmente di tipo conservativo, caratterizzato da diverse modalità di intervento utilizzate in combinazione tra di loro per ottenere il miglior risultato nel minor tempo possibile. Gli obiettivi di tale gestione sono: alleviare la sintomatologia, rinforzare il tendine per recuperare la sua naturale forza e resistenza e promuovere, di conseguenza, un ottimo recupero funzionale.
Nello specifico, la terapia include:
- Educazione del paziente, in cui il professionista illustra nel dettaglio la condizione, ponendo attenzione particolare ai tempi necessari e alle modalità di recupero. È indispensabile una continua e attiva partecipazione del soggetto all’intero percorso di riabilitazione poiché il tendine richiede lunghi periodi per recuperare pienamente le proprie capacità e il paziente potrebbe perdere la speranza di un reale recupero o essere sconfortato dalla tempistica. Questo dovrebbe essere evitato per permettere una guarigione completa ed è quindi fondamentale renderlo noto al soggetto interessato. Il fisioterapista può consigliare delle modifiche ad alcune attività svolte dal paziente, soprattutto quelle che possono peggiorare il dolore o la condizione generale del tendine d’Achille. Inoltre, è indicato un riposo relativo evitando una immobilizzazione totale, ma piuttosto è necessario caricare gradualmente il tendine. È importante lavorare anche sulla paura del movimento che potrebbe interferire con l’aderenza al trattamento e con i risultati finali.
- Rialzo per il tallone da inserire nelle scarpe per alleviare la sintomatologia lamentata dal paziente in quanto aiuta a limitare la compressione e la tensione del tendine d’Achille.
- Fondamentale nel trattamento per l’infiammazione del tendine d’Achille è la fisioterapia, che ha numerosi obiettivi, tra cui: ridurre ed eliminare il dolore, migliorare la flessibilità muscolare e recuperare l’intero range di movimento. Questi sono raggiunti dal fisioterapista grazie all’utilizzo di diverse tecniche di terapia manuale (come tecniche miofasciali rivolte alla muscolatura o mobilizzazioni e manipolazioni specifiche per la caviglia). Intervento fondamentale, ritenuto il gold standard dai migliori studi scientifici, in tale contesto è l’esercizio terapeutico che ha lo scopo di gestire la sintomatologia, rinforzare la muscolatura interessata e lavorare sulla resistenza del tendine d’Achille migliorando la sua capacità di carico. Il fisioterapista supervisionerà, inizialmente, lo svolgimento degli esercizi, progettando un programma specifico che il paziente potrà svolgere in autonomia a casa, con monitoraggi frequenti. Questi prevedono un aumento graduale del carico sul tendine coinvolto e, successivamente, un training specifico sulla base dello sport praticato, per permettere al paziente di tornare a svolgere tutte le attività quotidiane, lavorative e soprattutto sportive.
- Onde d’urto, possono far parte del trattamento conservativo e sono utilizzate per ridurre il dolore.
- Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), se prescritti dal medico, potrebbero aiutare alcuni pazienti nella gestione del dolore.
- Infiltrazioni di PRP (plasma ricco di piastrine) o cellule mesenchimali potrebbero essere incluse nella gestione conservativa per la riduzione della sintomatologia dolorosa.
- Plantari: comunemente utilizzati poiché potrebbero limitare il carico sul tendine (ad esempio quando vi è pronazione eccessiva del piede).
Quando i trattamenti conservati non hanno mostrato risultati soddisfacenti dopo un periodo di tempo (solitamente 6-12 mesi) o quando la condizione del paziente è considerata grave ed estremamente invalidante, potrebbe essere indicato un intervento chirurgico. Questo comprende diverse tecniche che possono essere scelte dal chirurgo sulla base delle caratteristiche del paziente e della degenerazione del tendine.
Successivamente all'operazione, il paziente deve seguire un percorso di riabilitazione post-chirurgica per gestire il dolore e il gonfiore, permettere il recupero della funzionalità e il rinforzo della muscolatura circostante al fine di tornare a svolgere tutte le attività precedentemente interrotte a causa della condizione.
MESSAGGIO
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