La frattura dell’olecrano coinvolge l’articolazione del gomito e rappresenta circa il 10% di tutte le fratture degli arti superiori negli adulti. Può verificarsi in tutte le fasce d'età ed è una lesione relativamente comune e frequente, considerata anche la più semplice da trattare tra le fratture intraarticolari sia al livello chirurgico che fisioterapico. L’olecrano è la porzione articolare prossimale dell'ulna e conferisce stabilità all'articolazione del gomito, fungendo da blocco per lo spostamento anteriore dell'ulna in relazione all’estremità distale dell’omero. La causa principale della frattura dell’olecrano è un trauma, il quale può essere diretto (colpo sull’olecrano) o indiretto (caduta sulla mano con il gomito in posizione flessa). Queste fratture sono principalmente intraarticolari e possono compromettere la stabilità del gomito; inoltre sono generalmente associate a versamenti ed ematomi articolari.
I pazienti con la frattura dell’olecrano riferiscono dolore e impossibilità ad estendere l’avambraccio. Nella maggior parte dei casi, l’intervento chirurgico risulta essere l’approccio più idoneo per tale lesione, il quale verrà programmato sulla base delle caratteristiche della frattura.
Queste hanno un alto tasso di guarigione con una percentuale di mancata unione di circa l'1%.
Epidemiologia
La frattura dell'olecrano è una delle lesioni ossee più comune del gomito, seconda solo a quelle del capitello radiale. L'età media dei pazienti è di circa 50 anni, senza differenze nella prevalenza tra sesso maschile e femminile, ma gli uomini subiscono lesioni in età più giovane rispetto alle donne. Generalmente i ragazzi di giovane età subiscono un trauma ad alta energia che causa la frattura dell’olecrano, nel soggetto più anziano, invece, è sufficiente un trauma di minore entità per causare la lesione, probabilmente a causa della presenza di osteoporosi.
Queste fratture sono spesso associate a concomitanti lesioni del gomito, più frequentemente a fratture del capitello radiale e del processo coronoideo. Le fratture dell’olecrano sono meno comuni nei bambini in quanto nei primi anni di vita, l’olecrano è più corto e più resistente ai traumi, mentre sono maggiori le fratture dell’estremità distale dell’omero.
Eziologia
Le cause che portano ad una frattura dell’olecrano sono da ricondurre ad un trauma diretto o indiretto. Il trauma diretto include un forte colpo sul gomito in posizione flessa (ad esempio una caduta sull’olecrano), mentre indirettamente può verificarsi una frattura dell’olecrano quando vi è una forte contrazione del tricipite contro resistenza (ad esempio, durante una caduta sulla mano in quanto, per riparare dalla caduta, il tricipite si contrae “strappando” via una parte dell’olecrano). Meno comunemente, l'olecrano può subire una lesione quando vi è un trauma come una caduta con l’arto superiore teso, quindi con il gomito in iperestensione, in quanto l’olecrano urta contro la fossa olecranica dell’omero situata nella parte posteriore.
Questi traumi possono avvenire più frequentemente durante un incidente in auto o in moto, durante lo svolgimento di uno sport, a seguito di cadute accidentali con il gomito in posizione flessa.
Classificazione
La frattura dell’olecrano, nel corso degli anni, è stata classificata da diversi autori anche se, ancora oggi, non vi è una specifica classificazione validata. Quella che è stata proposta dalla Mayo Clinic risulta essere la più accettata ed utilizzata nella pratica clinica. La classificazione della Mayo Clinic descrive le fratture dell'olecrano sulla base del loro spostamento, della stabilità dell’articolazione ulno-omerale e dell’entità della comminuzione. Vengono distinte tre tipologie:
- Tipo I: frattura stabile, composta (non spostata). Costituiscono il 12% delle fratture dell’olecrano e possono essere trattate in modo conservativo senza necessità dell’operazione chirurgica.
- Tipo II: frattura stabile, ma scomposta (spostata). Possono essere di due tipi, non comminute e comminute. Esse rappresentano l’82% delle fratture dell’olecrano e richiedono un intervento chirurgico.
- Tipo III: frattura instabile e scomposta. Rappresentano solo il 6% di tutte le fratture dell’olecrano e anche in questo caso possono essere suddivise in comminute e non comminute. Anche questa tipologia richiede un trattamento di tipo chirurgico.
Caratteristiche e Sintomi
Il paziente che ha subito una frattura dell’olecrano riferisce un trauma seguito da forte dolore al gomito che aumenta con la pressione e con il movimento e sono presenti gonfiore, tumefazione ed ecchimosi (livido) sull’area interessata. Il soggetto presenta dolore e incapacità nello svolgimento di tutti i movimenti soprattutto durante l’estensione del gomito contro resistenza. È possibile che vi sia una deformazione posteriore del gomito, visibile o palpabile quando è presente uno spostamento significativo. A causa del trauma subito, potrebbe essere coinvolto anche il nervo ulnare così il paziente potrebbe riferire una perdita di sensibilità o un formicolio all’anulare e al mignolo. A volte, la frattura dell’olecrano potrebbe essere associata ad altre lesioni come lussazione del gomito, frattura del processo coronoideo, frattura del capitello radiale e lesioni muscolari e/o tendinee.
Diagnosi differenziale
Nella valutazione della frattura dell’olecrano è importante riconoscere ed escludere altre lesioni che coinvolgono il gomito e che potrebbero influenzare anche il trattamento di tale patologia. Tra queste è possibile indicare:
- Fratture del processo coronoideo
- Fratture del capitello radiale
- Lesioni dei legamenti
Altre patologie del gomito
- Artrosi del gomito
- Epicondilite
- Epitrocleite
- Sindrome del tunnel cubitale
Imaging
Le fratture di olecrano possono essere identificate in modo appropriato attraverso le radiografie in varie posizioni del gomito e risultano essere sufficienti per la maggior parte delle fratture. Queste sono utili al fine di valutare la presenza della frattura, la sua estensione, l’entità dello spostamento, la comminuzione e il grado di coinvolgimento della superficie articolare. Le radiografie devono essere esaminate con attenzione al fine di valutare l'eventuale presenza di lesioni associate. Raramente viene suggerito l’imaging avanzato, come ad esempio la TC, per le fratture di olecrano isolate ma sono utilizzate piuttosto per valutare eventuali fratture complesse e/o con ulteriori lesioni associate. La risonanza magnetica potrebbe essere utile nel caso ci sia il coinvolgimento dei tessuti molli come ad esempio muscoli, tendini e/o legamenti.
Trattamento
Per la frattura dell’olecrano il trattamento solitamente consigliato è quello di tipo chirurgico, con l'84% dei pazienti che non riporta complicanze a lungo termine anche dopo un lungo periodo di tempo (15-25 anni). Non tutte le fratture necessitano di un intervento chirurgico e, ovviamente, il metodo di trattamento più adeguato da utilizzare deve anche prendere in considerazione la configurazione della frattura, lo spostamento, la stabilità del gomito, le comorbilità del paziente e le esigenze funzionali. I pazienti con fratture stabili e composte (che corrispondono alle fratture di tipo I secondo la classificazione della Mayo Clinic), possono essere trattati attraverso un intervento di tipo conservativo che comprende l’immobilizzazione dell’articolazione del gomito attraverso il gesso per un periodo di tempo di circa tre/quattro settimane, per evitare movimenti del gomito e permettere una corretta guarigione.
Successivamente verranno effettuate radiografie di controllo per valutare l’effettiva consolidazione della frattura e se questa è avvenuta, verrà rimosso il gesso e verrà svolta la riabilitazione fisioterapica per un ottimale recupero articolare e muscolare al fine di evitare la rigidità post traumatica (che nel gomito è abbastanza frequente) e permettere un ripristino della funzionalità dell’arto superiore. Nei soggetti anziani o nei pazienti con diverse comorbidità che non possono subire un intervento chirurgico si procede attraverso un trattamento conservativo.
Quando invece la frattura dell’olecrano è scomposta e instabile, quando è associata a lussazione o è una frattura esposta, cioè con la fuoriuscita dell’osso e quindi soggetta maggiormente ad un’infezione, vi è la necessità di un intervento di tipo chirurgico. Gli obiettivi saranno quelli di ripristinare la superficie articolare, raggiungere l'assoluta stabilità della frattura e ristabilire il meccanismo estensore del gomito. L’intervento può avvenire mediante l’utilizzo di placche e viti, fili di Kirschner o chiodo intramidollare. La decisione sulla metodologia chirurgica da utilizzare dipende dal tipo di frattura e la scelta è sempre a discrezione del medico chirurgo.
Le fratture dell’olecrano hanno un elevato tasso di guarigione ma è possibile che vi siano delle complicanze a seguito dell’intervento chirurgico che potrebbero portare a ri-operazione oppure a seguito del trattamento conservativo. Tra le principali conseguenze riportate dai pazienti è possibile individuare:
- Mezzo di sintesi doloroso, che può portare alla rimozione dello stesso
- Rigidità del gomito
- Artrosi
- Infezione
- Lesioni nervose e vascolari
- Mancata unione della frattura
- Errata consolidazione che porta ad un errata giunzione e quindi movimento alterato
- Borsite dell’olecrano
A seguito dell’intervento chirurgico generalmente il gomito del paziente viene immobilizzato e dopo la rimozione del tutore è necessario iniziare un percorso di fisioterapia. Questo è estremamente importante in quanto il gomito potrebbe andare incontro a numerose complicanze tra cui, quella maggiormente rilevante, è la rigidità post traumatica e/o post chirurgica. L’obiettivo finale della fisioterapia è quello di eliminare il dolore e l’edema, ripristinare i normali movimenti dell’articolazione del gomito, recuperare la forza muscolare e la corretta funzionalità dell’arto superiore migliorando, di conseguenza, lo svolgimento delle attività quotidiane del paziente. Il fisioterapista attraverso tecniche manuali, come ad esempio, specifiche mobilizzazioni e tecniche miofasciali aiuterà il paziente a recuperare l’articolarità del gomito, con l’esercizio migliorerà la forza e la coordinazione e con un training neuromuscolare ripristinerà la corretta cinematica dell’arto superiore. La durata della riabilitazione è variabile da caso a caso ma indicativamente è in media di circa tre mesi, durante i quali verranno anche assegnati esercizi da svolgere a casa per il recupero muscolare di tutto l’arto compresi quindi polso, gomito e spalla.
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