La frattura distale dell’omero coinvolge il gomito ed è una lesione che causa una significativa disabilità nella vita quotidiana del soggetto. Queste fratture sono una grande sfida per i professionisti sanitari e risultano spesso complicate da trattare a causa della loro frequente natura intrarticolare e della comminuzione.
La frattura distale dell’omero è una lesione relativamente rara ed è osservata principalmente nei soggetti più giovani di sesso maschile o nelle donne di età più avanzata. È solitamente causata da un trauma ad elevata energia (come incidenti stradali o traumi diretti durante attività sportive) o da un trauma a bassa energia (come una semplice caduta nei soggetti più anziani).
A seguito della frattura il paziente presenta dolore al gomito, gonfiore, ematoma e possibile deformità. Il trattamento può essere di tipo conservativo nei casi più lievi o nei casi di fratture non scomposte e non esposte. Questo è caratterizzato da una iniziale immobilizzazione dell’articolazione coinvolta e successiva fisioterapia. Ma più frequente l’approccio è di tipo chirurgico con un successivo percorso di riabilitazione.
Anatomia
L’omero è un osso che forma lo scheletro del braccio; nella sua porzione prossimale si articola con la cavità glenoidea della scapola per formare l’articolazione della spalla (articolazione glenomerale), mentre nella sua parte distale si articola con il radio e l’ulna per formare l’articolazione del gomito e permettere i movimenti di flessione ed estensione dell’avambraccio sul braccio.
Nello specifico, l’estremità distale dell’omero presenta due rilievi nella zona laterale e mediale, definiti rispettivamente epicondilo laterale ed epicondilo mediale. Quest’ultimo, più prominente, funge da inserzione per il legamento collaterale ulnare e per i gruppi muscolari dei flessori e dei pronatori. Il legamento collaterale laterale e i muscoli supinatori ed estensori del polso si inseriscono, invece, sull'epicondilo laterale. Deve essere posta particolare attenzione a queste strutture durante l’intervento chirurgico in quanto forniscono stabilità al gomito.
Epidemiologia
La frattura distale dell’omero è una lesione relativamente rara con un’incidenza di 5,7 casi ogni 100.000 soggetti. Queste lesioni costituiscono l’1-2% di tutte le fratture generali negli adulti e circa il 30% delle fratture che coinvolgono l’articolazione del gomito.
Tale lesione segue, comunemente, una distribuzione bimodale. Infatti, solitamente, è riscontrata nei giovani di sesso maschile, a causa di traumi ad elevata energia e nelle donne sopra i 60 anni come risultato di traumi a bassa energia, a causa della scarsa qualità ossea.
Gli sport in cui è maggiormente possibile osservare fratture distali dell’omero sono lo sci e lo snowboard ma anche sport di contatto come ad esempio il rugby e il calcio.
Eziologia
La causa della frattura distale dell’omero è solitamente di tipo traumatico. Il trauma può essere:
- Ad alta energia, come un trauma diretto sul gomito, incidenti in auto, incidenti in moto, incidenti sul lavoro e traumi sportivi. Questa tipologia è riscontrata più di frequente nei soggetti di sesso maschile al di sotto dei 40 anni.
- A bassa energia, come una caduta da una piccola altezza oppure dalla semplice posizione eretta. In questo caso, sono maggiormente le donne sopra i 60 anni ad essere coinvolte, soprattutto a causa della scarsa qualità ossea o della presenza di una osteoporosi.
L’incidenza delle fratture distali dell'omero, molto probabilmente, aumenterà con l'aumentare dell’aspettativa di vita della nostra popolazione.
Classificazione
Sulla base della posizione della frattura, del coinvolgimento articolare e del grado di sminuzzamento, la classificazione AO/OTA (Orthopaedic Trauma Association) suddivide la frattura distale dell’omero in:
- Tipo A: fratture extra-articolari
- Tipo B: fratture intra-articolari a colonna singola
- Tipo C: fratture intra-articolari di entrambe le colonne
Ciascuno dei tre tipi è a sua volta suddiviso in altri tre sottotipi in base alla posizione della frattura e alla comminuzione.
Caratteristiche e Sintomi
Nella maggior parte dei casi di fratture distali dell’omero, il paziente lamenta dolore e gonfiore al gomito con impossibilità di carico sull’arto interessato (per esempio impossibilità di sollevamento pesi) e limitazione dei movimenti. Durante la valutazione è possibile anche osservare la presenza di ematoma e di deformità a livello dell’articolazione del gomito. Inoltre, è possibile notare che il paziente mantiene l’arto coinvolto “attaccato” al tronco, mentre lo sostiene con l’altra mano per alleviare il dolore ed evitare movimenti che potrebbero esacerbare i sintomi.
Quando è presente una frattura distale dell’omero è possibile osservare anche altri tipi di fratture e/o lussazioni associate, come ad esempio frattura del processo coronoideo, frattura dell’olecrano, lussazione del gomito e frattura del capitello radiale. Quando vi sono queste lesioni concomitanti la situazione potrebbe essere più delicata e complicata.
Diagnosi differenziale
È necessario indicare alcune lesioni che condividono segni e sintomi con la frattura distale dell’omero e che potrebbero, quindi, essere confuse con questa. Tra le principali troviamo:
- Frattura del capitello radiale
- Frattura dell’olecrano
- Frattura del processo coronoideo
- Frattura dell’ulna
- Frattura del radio
- Altra frattura dell’omero
Imaging
In presenza di una frattura distale dell’omero, l’utilizzo di esami strumentali permette di aiutare il medico nella diagnosi e di guidarlo nella scelta riguardo la tipologia più adeguata di intervento chirurgico da utilizzare in quel caso specifico.
- Radiografie: le RX sono utili per osservare tale tipo di frattura. Inoltre eseguite all’omero e all’avambraccio permettono di osservare l’eventuale presenza di lesioni associate. Spesso però, questo esame, non è sufficiente ad identificare tutti i frammenti ossei, il grado di triturazione o per consentire la pianificazione chirurgica.
- TAC: risulta di grande utilità nelle fratture particolarmente comminute, in quanto i vari frammenti saranno sovrapposti, e questo potrebbe ostacolare la corretta analisi della frattura attraverso radiografie standard. La ricostruzione tridimensionale (TAC 3D), consente una valutazione accurata di alcuni fattori rilevanti come il numero e la posizione dei frammenti articolari, l'orientamento della linea di frattura e la comminuzione posteriore, consentendo una meticolosa pianificazione preoperatoria che probabilmente migliorerà l'esito dell’intervento.
- Risonanza magnetica: è indicata per osservare approfonditamente lo stato dei tessuti molli e rilevare l’eventuale presenza di lesioni associate (per esempio ai muscoli o ai legamenti), soprattutto se il soggetto continua a lamentare dolori a distanza di tempo dall’intervento chirurgico.
Trattamento
Il trattamento della frattura distale dell’omero può essere di tipo conservativo o di tipo chirurgico.
Il primo è indicato nei casi di fratture stabili, non esposte, non scomposte, nei pazienti che presentano un rischio chirurgico molto elevato o come trattamento temporaneo negli anziani prima dell’intervento chirurgico. Il trattamento conservativo è caratterizzato da immobilizzazione dell’arto coinvolto attraverso un gesso o un tutore per un tempo più o meno variabile che verrà stabilito dal medico ortopedico sulla base delle specifiche caratteristiche della frattura (generalmente 2-3 settimane). Il paziente sarà poi sottoposto a periodici controlli con esami strumentali per osservare l’andamento della frattura e quindi la sua consolidazione o la formazione del callo osseo. A seguito della rimozione del gesso, si inizierà un percorso di riabilitazione.
L'articolazione del gomito deve essere mobilizzata precocemente al fine di evitare una possibile contrattura capsulare (cioè, una rigidità dell’articolazione) e l'ossificazione eterotopica. Il fisioterapista svolge quindi un ruolo fondamentale in quanto, tramite mobilizzazioni specifiche, aiuterà il paziente a recuperare l’articolarità del gomito, a ripristinare la corretta funzionalità dell’arto superiore attraverso un training propriocettivo, a recuperare la forza muscolare attraverso esercizi per l’intero arto superiore al fine di tornare a svolgere tutte le attività quotidiane precedentemente compromesse.
Nelle fratture distali dell’omero più gravi, scomposte o sminuzzate, la scelta chirurgica è quella preponderante. Il trattamento chirurgico ha come obiettivi principali quelli di ripristinare la corretta anatomia del gomito, garantire una fissazione stabile tale da consentire l'immediata mobilizzazione postoperatoria del gomito e prevenirne la rigidità post-chirurgica. Esistono diverse tecniche chirurgiche in cui possono essere utilizzati svariati strumenti come placche, viti, chiodi e fili di Kirschner che possono variare in base all'età e alle condizioni generali del paziente e al numero di frammenti. In alcuni casi potrebbe essere indicata la protesi di gomito, ad esempio quando il soggetto è anziano e con una pregressa artrosi oppure quando non si riesce a ristabilire l’anatomia per via dell’importante frammentazione della frattura.
A seguito dell’intervento chirurgico, su indicazione del chirurgo ortopedico, è necessario iniziare un precoce percorso di riabilitazione post-chirurgica. La fisioterapia, attraverso l’utilizzo di mobilizzazioni, esercizi e training neuromuscolare e propriocettivo, ha lo scopo di:
- Recuperare il completo range di movimento del gomito
- Recuperare la forza muscolare dell’intero arto superiore
- Migliorare la stabilità dell’articolazione del gomito
- Ristabilire il corretto funzionamento per permettere al paziente di tornare a svolgere tutte le attività quotidiane
- Evitare o limitare alcune conseguenze negative come rigidità, instabilità, atrofia muscolare.
Complicazioni
A seguito dell’intervento chirurgico per la frattura distale dell’omero è possibile che si presentino delle complicazioni dovute a diversi fattori. Tra le principali troviamo:
- Mancata unione della frattura
- Errata unione
- Lesione del nervo ulnare o sviluppo della sindrome del tunnel cubitale
- Infezione
- Ossificazione eterotopica che può portare ad una significativa riduzione del range di movimento e a scarsi risultati nella riabilitazione
- Sindrome dolorosa regionale complessa
- Frattura peri-protesica
- Rigidità post chirurgica cioè riduzione dei movimenti del gomito
- Atrofia muscolare
- Artrosi post-traumatica
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