La frattura distale del femore coinvolge l’arto inferiore e può avere delle conseguenze importanti sulla qualità di vita del paziente. Può essere osservata in soggetti di qualunque età ed è di origine traumatica. Nella popolazione più giovane (maggiormente nel sesso maschile) il trauma è ad elevata energia, come incidenti stradali o sportivi, mentre nei soggetti più anziani (in questo caso sono coinvolte maggiormente le donne) è sufficiente un trauma lieve, a bassa energia, come una caduta, per determinare la frattura del femore, a causa della scarsa qualità ossea. I pazienti che hanno subito tale tipo di frattura riferiscono dolore molto forte alla coscia o al ginocchio e, all’esame fisico, è possibile osservare gonfiore, ecchimosi e deformità. Spesso si possono riscontrare delle lesioni associate come ad esempio altre fratture, anche distanti dal sito interessato (per esempio all’arto superiore) o rottura del legamento crociato. Il trattamento può essere di tipo conservativo o chirurgico. Nel primo caso, l’arto viene immobilizzato e, in seguito, verrà svolto un percorso di fisioterapia. Questo approccio è indicato nelle fratture meno gravi o quando il soggetto non può essere sottoposto ad operazione. L’intervento chirurgico invece, che prevede diverse opzioni a discrezione del chirurgo ortopedico, è indicato nella maggior parte dei casi. Successivamente è necessario un percorso di fisioterapia al fine di recuperare il movimento articolare e la forza muscolare, migliorare la stabilità dell’articolazione e ripristinare il corretto utilizzo dell’arto, per svolgere in piena autonomia tutte le attività quotidiane.
Epidemiologia
La frattura distale del femore rappresenta meno dell’1% di tutte le fratture in generale e dal 3% al 6% delle fratture che coinvolgono il femore. Probabilmente, con l’aumento dell’aspettativa di vita, aumenterà nel tempo anche l’incidenza di queste fratture.
Queste lesioni possono essere riscontrate nei soggetti di qualsiasi età: mentre nei più giovani (età inferiore ai 40 anni) queste sono dovute a traumi ad elevata energia, nella popolazione più anziana è sufficiente anche una semplice caduta per causare la frattura del femore. In generale si riscontrano picchi di incidenza nelle donne anziane e nei giovani di sesso maschile. L'incidenza complessiva per gli uomini è 5,9 casi ogni 100.000 persone all’anno, mentre per le donne è di 11,5 casi ogni 100.000 soggetti all’anno.
Eziologia
La causa della frattura del femore distale è di origine traumatica. Come detto in precedenza, questi traumi possono essere suddivisi in alta energia e bassa energia.
I traumi ad elevata energia sono principalmente caratteristici di soggetti più giovani. Rientrano in questa categoria gli incidenti in auto, gli incidenti in moto, gli incidenti sul lavoro e i traumi sportivi.
Il trauma a bassa energia, invece, è associato ai soggetti più anziani, a causa della scarsa qualità ossea, e quindi ai soggetti con osteoporosi grave. Per questi pazienti è sufficiente una semplice caduta da un’altezza non rilevante oppure dalla semplice stazione eretta a causare una frattura distale del femore con conseguenze anche molto gravi.
Classificazione
La classificazione della frattura distale del femore più utilizzata a livello internazionale è quella dell’AO, che suddivide tali fratture prendendo in considerazione la posizione e il modello di frattura.
È possibile osservare tre tipologie di fratture del femore distale:
- Tipo A: sono fratture extra-articolari. Comprende tre sottotipi.
- Tipo B: sono fratture del condilo o fratture articolari parziali. Anche questa tipologia si suddivide in tre sottotipi.
- Tipo C: sono fratture che coinvolgono entrambi i condili o fratture articolari complete. Anche in questo caso possono essere distinte in tre sottotipi.
Tra queste, la frattura di tipo C3 comporta una significativa comminuzione articolare ed è una delle più complicate anche a livello chirurgico a causa della sua complessità. La frattura di tipo A1 è, invece, la frattura più comune, rappresentando il 22,9% di tutte le fratture distali del femore.
Caratteristiche e Sintomi
Le fratture del femore sono contraddistinte tipicamente da un forte dolore alla coscia (nello specifico nella sua zona distale, quindi nella parte più vicina al ginocchio), o dolore al ginocchio, con incapacità di sostenere il peso sull’arto coinvolto dalla frattura. Spesso la maggior parte dei soggetti descrive il dolore provato come "lancinante" o "il peggior dolore immaginabile". Sono spesso presenti ematoma, gonfiore e deformità all’altezza del ginocchio o della coscia. Queste ultime caratteristiche potrebbero essere meno evidenti nel paziente con obesità.
La valutazione dei pazienti con questa frattura inizia con un approfondito esame fisico per identificare il meccanismo della lesione: accertare il meccanismo a bassa o ad elevata energia, permetterà al medico anche di valutare la qualità ossea dei pazienti e le condizioni di salute generali.
Risulta importante esaminare la pelle intorno al sito di frattura per osservare la presenza o meno di una frattura esposta.
Valutare attentamente il gonfiore e le condizioni dei tessuti molli può aiutare, inoltre, ad identificare versamenti e la possibile presenza di una sindrome compartimentale.
Infine, anche un accurato esame neurovascolare di base in entrambe le estremità inferiori può aiutare ad analizzare una precedente compromissione neurologica o insufficienza vascolare.
A seguito della frattura del femore distale è possibile che si verifichino anche altre fratture associate, tra cui:
- Frattura dell’acetabolo
- Frattura dell’arto superiore, come ad esempio frattura dell’olecrano
- Frattura del calcagno
- Fratture vertebrali
- Lesione del menisco
- Lesione del legamento crociato anteriore
Dopo che la valutazione iniziale da parte del medico è stata completata ed è stato stabilito che il paziente non necessita di un intervento chirurgico immediato, viene eseguita la stabilizzazione temporanea della lesione con un tutore o una trazione a seconda del caso.
Diagnosi differenziale
È utile osservare alcune condizioni che potrebbero essere confuse con la frattura distale del femore, in quanto con essa condividono alcuni segni o sintomi:
- Frattura della rotula
- Frattura del piatto tibiale
- Lesione del tendine rotuleo
- Frattura della diafisi del femore
- Rottura del tendine quadricipite
Imaging
A seguito della valutazione clinica del soggetto, si procede con l’utilizzo di esami strumentali al fine di confermare il sospetto diagnostico o per escludere (o includere) eventuali lesioni e fratture associate. I principali strumenti di imaging utilizzati nei casi di frattura distale del femore, sono:
- Radiografia: utile per fare diagnosi e necessaria per osservare la presenza o meno della frattura distale del femore ed eventuali altre fratture associate, ad esempio al ginocchio o all’anca. È possibile che in alcuni casi, la frattura non sia osservabile attraverso una semplice radiografia ma sia sospettata sulla base dell’esame diagnostico iniziale. In questi casi risulta necessario un esame più approfondito, come ad esempio la TAC.
- TAC: utile per approfondire la tipologia di frattura presente e ottenere maggiori informazioni circa le sue caratteristiche (ad esempio nel caso di fratture comminute). Inoltre, tale esame strumentale può facilitare il processo decisionale relativo all’intervento chirurgico da utilizzare.
- Risonanza magnetica: utile per osservare lo stato dei tessuti molli e rilevare l’eventuale presenza di lesioni associate (per esempio ai muscoli o ai legamenti).
Trattamento
Il trattamento della frattura distale del femore è costituito da due tipologie: terapia di tipo conservativo e intervento chirurgico.
Il primo è indicato nei casi di fratture meno gravi e non scomposte o nei pazienti con un elevato rischio operatorio e quindi soggetti a maggiore probabilità di conseguenze negative dovute all’operazione chirurgica. Il trattamento conservativo è caratterizzato dall’utilizzo di un gesso o di un tutore al fine di immobilizzare l’articolazione coinvolta con il divieto di carico sull’arto interessato. Questo tipo di terapia è solitamente consigliata per circa 4-6 settimane, ma i tempi da seguire sono sempre a discrezione del medico ortopedico che segue il paziente. Tale periodo di tempo è intervallato da esami strumentali per monitorare l’andamento del trattamento. In questo contesto è di fondamentale importanza la fisioterapia che ha lo scopo, innanzitutto, di cercare di eliminare il dolore provato dal paziente. Inoltre, il percorso di riabilitazione aiuta il soggetto a ripristinare l’articolarità del ginocchio, recuperare la forza muscolare attraverso l’utilizzo di specifici esercizi terapeutici per l’intero arto inferiore e, infine, lo sostiene nel recupero del corretto utilizzo dell’arto, per permettergli di tornare a svolgere tutte le attività quotidiane come ad esempio camminare, salire e scendere le scale ed essere autonomi negli spostamenti. Nei casi di soggetti più giovani, rispetto ai più anziani, il lavoro sarà più intenso e “impegnativo” per permettere anche un ritorno più rapido alle attività sportive svolte prima della frattura.
Per quanto riguarda l’intervento chirurgico, che è indicato nella maggior parte dei casi di frattura distale del femore, ha come obiettivi principali quelli di:
→ Ripristinare la lunghezza dell’osso
→ Rispristinare l’allineamento delle superfici articolari
→ Ristabilire, di conseguenza, la corretta posizione anatomica
→ Consentire una rapida consolidazione della frattura per ridurre al minimo le complicanze.
Sono disponibili diverse opzioni chirurgiche per la fissazione della frattura, selezionate sulla base delle caratteristiche della frattura e sullo stato generale del paziente come ad esempio: chiodo endomidollare, diversi tipi di placche e viti e, nei casi più gravi, quando cioè la situazione è troppo complessa o vi è la presenza di una pregressa artrosi, il chirurgo potrebbe optare per l’utilizzo di una protesi di ginocchio.
A seguito dell’operazione, e sempre su indicazione del chirurgo ortopedico, è necessario iniziare precocemente la riabilitazione. Il percorso di fisioterapia è delicato e richiede del tempo per ottenere risultati ottimali, tempo che varia anche sulla base della tipologia della frattura, dell’intervento subito e delle caratteristiche cliniche del singolo paziente.
È necessario l'utilizzo da parte del paziente di bastoni canadesi (stampelle) al fine di ridurre il carico sull'arto operato nei primi periodi che seguono l'intervento chirurgico. Qui puoi trovarle con un buon rapporto qualità-prezzo.
Il fisioterapista risulta fondamentale per evitare, o comunque limitare, le conseguenze negative come rigidità articolare iatrogena, perdita di funzionalità, atrofia muscolare e ossea, aderenze sinoviali e contrazioni capsulari, con conseguente raggiungimento di risultati ottimali. Attraverso l’utilizzo di mobilizzazioni, carico graduale, esercizi specifici e training propriocettivo e neuromuscolare, la fisioterapia ha diversi obiettivi, tra cui:
→ Recuperare il movimento articolare (ROM – Range Of Motion)
→ Recuperare la forza muscolare nella muscolatura della coscia, dell’anca e della colonna lombare
→ Migliorare la stabilità articolare
→ Ripristinare il corretto utilizzo dell’arto per svolgere in piena autonomia tutte le attività precedentemente svolte
Complicazioni
A seguito della frattura del femore o dopo l’intervento chirurgico, vi è la possibilità che il paziente riscontri alcune complicazioni dovute a diversi fattori. Tra le principali possiamo osservare:
- necrosi cutanea o infezione profonda
- fallimento dell’osteosintesi
- danni vascolari o nervosi
- tromboembolia
- eterometria degli arti
- pseudoartrosi
- rigidità del ginocchio
- ritardo di consolidazione
- mancata unione
- artrofibrosi
- dolore persistente
MESSAGGIO
Se hai subito una frattura distale del femore o sei stato sottoposto ad un intervento chirurgico per questo tipo di lesione affidati ad un fisioterapista esperto per tornare velocemente alla migliore condizione fisica. Lo studio di Fisioterapia si trova a Pescara.
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