La cervicalgia è una condizione molto comune ed è sperimentata almeno una volta nella vita dalla gran parte della popolazione generale. Interessa principalmente soggetti di mezza età, in particolare le donne. Ad oggi la causa non è ancora chiara e, non essendovi né test clinici specifici né esami diagnostici, spesso risulta difficile individuarne la zona di origine. Basandosi però sui sintomi riferiti dal soggetto si potrebbe ipotizzare il segmento cervicale coinvolto: in particolare, il paziente lamenta dolore al collo che può irradiarsi alla testa o alla spalla, rigidità, limitazione dei movimenti e significativa disabilità. Il trattamento è di tipo conservato e include educazione al paziente, fisioterapia ed eventuale utilizzo di farmaci.
Anatomia
Il rachide cervicale è costituito da sette vertebre (C1-C7) e sei dischi intervertebrali e si estende dalla base del cranio fino alla parte superiore del tronco: da qui iniziano le vertebre toraciche e la gabbia toracica.
È diviso in due segmenti principali: il rachide cervicale superiore che comprende l'occipite e le prime due vertebre cervicali (C1 e C2) e il rachide cervicale inferiore che comprende le altre cinque vertebre (C3-C7).
Nel complesso, il rachide cervicale sostiene la testa, permette il movimento e protegge il midollo spinale, ammortizzando i carichi.
In generale, ciascuna vertebra che costituisce il rachide cervicale è collegata alle altre tramite il disco intervertebrale e le faccette articolari. Queste vertebre fungono da punti di origine e di inserzione per una serie di muscoli che supportano e consentono il movimento della testa e del collo.
Epidemiologia
La cervicalgia è una condizione molto comune che più della metà della popolazione sperimenterà almeno una volta nella vita e rappresenta circa il 25% di tutte le visite ambulatoriali dal fisioterapista. Interessa principalmente (ma non solo) i soggetti di mezza età e, in misura maggiore, le donne rispetto gli uomini. Il dolore al collo, secondario solo al mal di schiena per quanto riguarda le problematiche muscoloscheletriche, causa una significativa disabilità e sofferenza personale, una ridotta qualità del lavoro e della vita in generale, con ripercussioni importanti a livello psicologico e socio-economico sia per i pazienti che per la società: purtroppo, ancora oggi, questo impatto è ancora sottovalutato. Inoltre il dolore al collo è associato a diverse comorbidità tra cui mal di testa, lombalgia e stress.
Alcuni lavoratori, come ad esempio impiegati, lavoratori manuali informatici, hanno una incidenza elevata di disturbi al collo. Ogni anno, circa il 30-50% della popolazione generale riferisce dolore al collo, con una elevata percentuale di cronicizzazione della condizione o recidive frequenti dopo un anno dal primo episodio.
Eziologia
La causa della cervicalgia attualmente non è ancora chiara. Sebbene il dolore al collo possa essere attribuito a disturbi infiammatori, tumori o traumi (come ad esempio una frattura cervicale, il disturbo associato al colpo di frusta o incidenti sportivi o professionali), oggi sappiamo che nella maggior parte dei pazienti con tale condizione non vi è una causa chiara e ben distinguibile. In questi casi la cervicalgia è considerata idiopatica (o aspecifica), cioè senza una causa ben nota in quanto, al momento, non vi sono né test clinici specifici né esami diagnostici (come radiografia o risonanza magnetica) che possano individuare la specifica eziologia del dolore al collo.
Inoltre, è importante specificare che numerosi studi su soggetti asintomatici (cioè che non presentano alcun dolore al collo) hanno osservato anomalie attraverso gli esami strumentali, come ad esempio degenerazione del disco intervertebrale, artrosi, spondilosi e altri reperti dovuti all’avanzare dell’età che, a quanto pare, non sono sempre causa di dolore al collo. In altre parole, se in un paziente con dolore al collo vengono osservati reperti anomali, non è detto che questi siano la causa del suo dolore.
Un’accurata anamnesi e un’attenta valutazione clinica possono essere d’aiuto. Anche se, come detto, è difficile identificare la fonte del dolore, si può ipotizzare l’interessamento di alcune strutture basandosi sulle zone interessate dal dolore: può esserci quindi una componente meccanica (come l’interessamento del disco intervertebrale, delle articolazioni zigapofisarie, dei legamenti e dei muscoli) o una componente neuropatica (come radicolopatia cervicale o stenosi) o una combinazione di entrambi.
Fattori di rischio
È possibile identificare alcuni fattori, definiti fattori di rischio, che se presenti potrebbero aumentare le probabilità del soggetto di sviluppare una cervicalgia o la possibilità che questa persista nel tempo. La maggior parte di questi può essere modificata (ad esempio attraverso l’adozione di uno stile di vita più salutare) mentre su altri non è possibile intervenire. Tra i principali troviamo:
- Sesso femminile
- Età
- Precedenti episodi di dolore al collo
- Cattiva postura
- Basso livello di scolarità
- Tensione al collo
- Colpo di frusta
- Mal di testa
- Fattori psicologici (come ansia, depressione, stress emotivi, scarsa soddisfazione lavorativa)
- Fumo
- Stile di lavoro sedentario
- Lombalgia
- Lavoro con movimenti ripetuti in flessione e rotazione
Questi fattori possono anche contribuire alla transizione dallo stato di dolore acuto a quello cronico.
Caratteristiche e Sintomi
La cervicalgia è caratterizzata da alcuni sintomi specifici che il paziente può lamentare durante la prima visita e da diversi segni che il medico di riferimento può osservare in fase di valutazione. I principali sono:
- Dolore al collo, solitamente con esordio insidioso, che diminuisce quando il paziente si sdraia
- Limitazione dei movimenti in particolare durante la flessione, l’estensione e la rotazione. I soggetti possono riferire difficoltà durante alcune attività come guidare o lavorare al computer.
- Dolore alla palpazione
- Rigidità (a volte riferita di mattina)
- Possibile dolore notturno
Possono essere presenti altri sintomi in associazione al dolore al collo come ad esempio cefalea, vertigine e dolore che si irradia alla scapola e/o alla spalla. In generale, quando è interessato il rachide cervicale superiore il dolore può irradiarsi verso la testa, quando invece è coinvolto il rachide cervicale inferiore, può essere lamentato dolore riferito verso la spalla e verso la scapola.
È utile specificare che il dolore lamentato dal paziente in una specifica zona ci può dare informazioni circa l’innervazione ma non può dirci con precisione quale struttura sia coinvolta (ad esempio se il disco, la faccetta articolare ecc.). Questo perché le diverse strutture anatomiche condividono i segmenti neurologici che innervano la fonte del dolore. Semplificando: in base ai sintomi del paziente è possibile individuare la zona di dolore ma non la precisa struttura anatomica che ne è la causa.
Nello specifico:
- Segmento C1-C2: se coinvolto produce dolore riferito nella zona suboccipitale che può irradiarsi all’occipite, alla parte superiore della testa, verso l’orecchio, verso la fronte e verso l’occhio.
- Segmento C2-C3: ha una distribuzione del dolore simile al precedente.
- Segmento C3-C4: il dolore può arrivare all’occipite ma più comunemente scende verso il basso, rimanendo sempre nella zona del collo.
- Segmento C4-C5: il dolore tende a rimanere tra il rachide cervicale superiore e la parte superiore del cingolo scapolare.
- Segmento C5-C6: se coinvolto il dolore interessa la parte inferiore del collo e si irradia verso la spalla (cioè verso il deltoide).
- Segmento C6-C7: il dolore è riferito nella parte inferiore del collo e si irradia verso la scapola.
Se viene intrapreso un trattamento adeguato il dolore al collo si risolve entro 2 mesi dall'episodio di dolore iniziale nella maggior parte dei casi. Una percentuale di pazienti, però, continua ad avere delle recidive.
Tale dolore, inoltre, può trasformarsi da acuto a cronico e tale passaggio può essere influenzato da alcune variabili come l’età, il sesso femminile, l’obesità, intensità elevata del dolore e diversi fattori psicosociali.
La cervicalgia, in particolare quella cronica, causa disabilità e ha un forte impatto anche a livello psicologico soprattutto perché i pazienti hanno una ridotta partecipazione ad attività sociali, lavorative e sportive: infatti, è spesso associato ad ansia, depressione e stress che non fanno altro che aumentare il carico associato al dolore al collo.
Diagnosi differenziale
La cervicalgia deve essere distinta da altre condizioni che possono presentarsi con segni e sintomi simili. Una diagnosi corretta permette di intraprendere un trattamento precoce e quindi di ottenere risultati migliori in minor tempo. Tra le principali è possibile individuare:
- Ernia del disco cervicale
- Spondilolistesi
- Frattura vertebrale
- Cervicobrachialgia
- Infezioni
- Tumore
- Mielopatia
- Stenosi cervicale
Imaging
La diagnosi di cervicalgia è essenzialmente clinica ed è ottenuta dalla combinazione delle informazioni riferite dal soggetto circa la sua storia e i suoi sintomi e dai dati raccolti dal medico ortopedico durante la prima visita. Gli esami strumentali sono di solito utilizzati per fare diagnosi differenziale e per escludere eventuali altre patologie che possono causare sintomi simili alla cervicalgia. Nello specifico:
- Radiografia: utile per osservare o escludere eventuali fratture cervicali o instabilità se il soggetto riferisce un trauma o se vi sono dei dubbi durante la valutazione iniziale.
- Risonanza magnetica: indicata per valutare lo stato dei tessuti molli (legamenti, muscoli, disco intervertebrale). Il problema di tale strumento è che in moltissimi casi può indicare la presenza di reperti anomali (come ad esempio una degenerazione del disco o una protrusione) anche nei soggetti asintomatici (cioè che non presentano dolore). È necessario quindi procedere con cautela quando vengono osservati tali risultati in quanto spesso la presenza di qualcosa di anomalo non è correlato alla sintomatologia del soggetto. Il medico di riferimento dovrà quindi analizzare bene la situazione integrando gli esiti degli esami strumentali con le informazioni ottenute durante la visita svolta in precedenza per ottenere una corretta diagnosi.
Trattamento
Il trattamento per la cervicalgia è esclusivamente di tipo conservativo (non chirurgico). Questo ha lo scopo di ridurre il dolore, fino alla sua scomparsa, ripristinare la flessibilità, l’articolarità e la funzionalità per rendere i movimenti più fluidi e sempre meno dolorosi, in modo da permettere al soggetto di tornare a svolgere tutte le sue normali attività quotidiane, lavorative e sportive. La gestione conservativa è costituita da diverse metodologie di intervento che, se integrate tra loro, portano a risultati migliori in un tempo ridotto.
- Educazione del paziente: è necessario illustrare al paziente tutti i dettagli della propria condizione e del trattamento che dovrà intraprendere, inclusi i tempi di recupero. Il fisioterapista deve far comprendere l’importanza di una partecipazione attiva e costante da parte del soggetto al percorso di riabilitazione, per un recupero ottimale e duraturo. Il professionista può anche consigliare al paziente alcune modifiche circa le posture errate o i movimenti che esacerbano i sintomi, lavorando sulla paura del movimento e la gestione del dolore. Inoltre, promuove uno stile di vita più attivo e meno sedentario, con benefici notevoli non solo sul dolore cervicale ma anche sulla salute generale. Gioca un ruolo fondamentale anche il riposo notturno che spesso risulta essere poco soddisfacente nei pazienti con dolore al collo.
- Farmaci: l’utilizzo di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) e il paracetamolo (tachipirina), se prescritti dal medico, possono aiutare nella gestione della sintomatologia dolorosa.
- Fisioterapia: è la metodologia più efficace del trattamento conservativo per la cervicalgia. Attraverso tecniche di terapia manuale (come manipolazione vertebrale, mobilizzazioni specifiche e tecniche miofasciali) permette di ridurre il dolore, migliorare e recuperare il movimento, il controllo motorio e la funzione e quindi ridurre la disabilità sperimentata dal soggetto. Inoltre, attraverso l’esercizio terapeutico progettato in base alle caratteristiche individuali di ogni singolo paziente, il fisioterapista sostiene il soggetto nel rinforzo della muscolatura, nel recupero della forza, della stabilità articolare e della propriocezione. Gli esercizi sono svolti inizialmente sotto la supervisione del professionista e poi in autonomia nella propria abitazione. Inoltre, attraverso la rieducazione posturale, il paziente migliora la postura della colonna cervicale, elimina le tensioni e migliora i sintomi.
MESSAGGIO
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