Il mal di schiena è una condizione molto comune che colpisce gran parte della popolazione generale soprattutto nella mezza età. Nella maggior parte dei casi la lombalgia viene definita aspecifica, poiché non è possibile indicare con esattezza la struttura anatomica responsabile della sua insorgenza ma, attraverso un’attenta valutazione clinica e alle informazioni riferite dal paziente, si può ipotizzare un interessamento particolare ed avviare un percorso di riabilitazione adeguato. Il paziente con lombalgia lamenta dolore alla parte bassa della schiena, rigidità, limitazione dei movimenti e significativa disabilità nello svolgimento di tutte le normali attività. Il trattamento conservativo è il più indicato e permette di ridurre la sintomatologia dolorosa, recuperare la mobilità e la funzionalità evitando le recidive future, attraverso la fisioterapia e l’eventuale utilizzo di farmaci se prescritti dal medico.
Epidemiologia
Il mal di schiena è una condizione molto comune che colpisce in egual misura gli uomini e le donne. Circa l’84% della popolazione sperimenterà un episodio di lombalgia almeno una volta nella vita, con un’incidenza maggiore intorno ai 30 anni e una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, fino a raggiungere un picco intorno ai 60-65 anni. Questa è rara nei bambini fino a 14 anni mentre la fascia d’età tra i 45 e i 60 anni sembra essere quella maggiormente colpita. La maggior parte dei casi di mal di schiena acuti ha una prognosi favorevole, si risolve cioè in modo ottimale nell’arco di alcune settimane, ma sono molto comuni le recidive entro il periodo di un anno dal primo episodio. Inoltre, una parte dei soggetti colpiti da tale condizione può sviluppare una lombalgia cronica. Il mal di schiena cronico è estremamente invalidante per i pazienti in quanto limita tutte le attività quotidiane, sportive e lavorative e genera, solitamente, molta ansia. Questa condizione è riscontrata spesso nei soggetti che svolgono lavori manuali pesanti o che richiedono il mantenimento prolungato di una posizione seduta.
Eziologia
La causa del mal di schiena ad oggi non è ancora estremamente chiara. Tale incertezza è dovuta al fatto che i sintomi caratteristici della lombalgia possono avere origine da una qualsiasi delle numerose strutture anatomiche del corpo umano, come ad esempio le faccette articolari, i dischi intervertebrali, i muscoli, i legamenti, le articolazioni e i nervi. Solo in una piccola percentuale di casi, questa condizione ha origine da cause specifiche come frattura vertebrale, discopatia, stenosi spinale, spondilolistesi, sindrome della cauda equina, infezioni o tumori. Nella restante parte (circa l’85-90% dei casi) non è possibile individuare la causa specifica del mal di schiena, cioè non vi è una patologia nota e riconoscibile: in questo caso tale condizione viene definita aspecifica. Questo vuol dire che la causa della lombalgia non può essere attribuita con certezza ad un problema che coinvolge una delle strutture sopracitate, in quanto non esistono né test clinici né esami strumentali specifici che ci permettono di affermare con estrema sicurezza la causa esatta del dolore.
Questo è confermato anche da numerosi studi che hanno osservato attraverso esami strumentali (come risonanza magnetica o radiografia) soggetti senza alcun dolore alla schiena: nonostante la presenza di diverse anomalie osservate (come degenerazione del disco, protrusioni o artrosi), questi non presentavano sintomi. In altre parole, se in un paziente con dolore alla schiena vengono osservati reperti anomali, non è detto che questi siano la causa del suo dolore. Solo attraverso un’attenta valutazione si può ipotizzare l’interessamento di alcune strutture anatomiche piuttosto che di altre e, di conseguenza, indicare il tipo di trattamento più adeguato.
Fattori di rischio
Possiamo individuare alcuni elementi, definiti fattori di rischio, che potrebbero aumentare la probabilità di sviluppare mal di schiena se sono presenti nel soggetto. Tra i principali:
- Età
- Basso livello di istruzione
- Fattori psicologici come stress, ansia, depressione, insoddisfazione lavorativa
- Lavori manuali pesanti
- Obesità
- Episodi precedenti di lombalgia
- Stile di vita sedentario
Caratteristiche e Sintomi
Il mal di schiena è contraddistinto da numerosi sintomi caratteristici lamentati dal paziente in sede di prima di visita. La maggior parte dei soggetti riferisce:
- Dolore alla parte bassa della schiena, unilaterale o a fascia, che può irradiarsi al gluteo o alla parte posteriore della coscia. Può essere aggravato da movimenti come alzarsi e sedersi, flettersi o alzare oggetti, mentre sembra attenuarsi in posizione supina (sdraiato)
- Limitazione dei movimenti
- Rigidità lombare
- Difficoltà nelle attività quotidiane, lavorative e sportive
- Assenza di un trauma
- Dolore alla palpazione
- Possibili compensi
- Assenza di sintomi neurologici (come perdita di sensibilità, perdita di forza)
Durante la valutazione iniziale, il professionista deve porre particolare attenzione a tutte le informazioni riferite ed escludere, primariamente, la presenza di segni o sintomi che possono far ipotizzare una condizione più grave e che richiede un intervento immediato di tipo medico (ad esempio tumori o deficit neurologici). Infatti è possibile affermare che quella del mal di schiena è una diagnosi basata sull'esclusione di patologie specifiche che possono presentare gli stessi sintomi.
Infine, il passaggio da lombalgia acuta a mal di schiena cronico può essere favorita da numerosi elementi: un ruolo fondamentale è svolto dai numerosi fattori psicologici associati, ma hanno un impatto significativo anche la bassa scolarità, la cattiva salute generale, uno stile di vita poco sano e l’età avanzata.
Diagnosi differenziale
Il mal di schiena può presentare segni e sintomi simili ad altre patologie. Svolgere un accurato esame clinico permette di riconoscerle ed intervenire tempestivamente con un trattamento adeguato alle diverse esigenze. Le condizioni principali da escludere per poter fare diagnosi di lombalgia sono:
- Spondilolistesi
- Ernia del disco lombare
- Frattura vertebrale
- Neoplasia/tumore
- Infezione
- Stenosi lombare
- Sindrome del piriforme
- Sindrome della cauda equina
Imaging
La diagnosi di mal di schiena è essenzialmente clinica ottenuta, cioè, dall’integrazione dell’anamnesi e della valutazione effettuata dal medico di riferimento. In questo contesto gli esami strumentali sono utili per confermare l’ipotesi diagnostica e per escludere eventuali altre patologie quando viene ipotizzata la presenza di un mal di schiena specifico. I principali sono:
- Radiografia: utile per osservare o escludere eventuali lesioni ossee, come ad esempio una frattura lombare.
- Risonanza magnetica: utilizzata per valutare lo stato dei tessuti molli come ad esempio legamenti, muscoli o disco intervertebrale.
Sebbene le linee guide scoraggino l’utilizzo di tali esami per il mal di schiena, ad oggi questi risultano ancora ampiamente prescritti. Come già accennato in precedenza, osservare reperti anomali alla radiografia o alla risonanza non ci dà l’assoluta certezza che quella sia la causa del mal di schiena. Infatti, una gran parte di soggetti che presenta gli stessi risultati dei nostri pazienti non lamenta alcun sintomo o, viceversa, può accadere anche che soggetti con mal di schiena non presentino anomalie radiografiche. Nell’immagine di seguito è possibile osservare le principali problematiche osservate attraverso la risonanza magnetica nei soggetti sani (cioè senza nessun dolore alla schiena).
Trattamento
Il trattamento per il mal di schiena è di tipo conservativo (non chirurgico) e ha l’obiettivo di ridurre ed eliminare il dolore, recuperare la funzionalità e prevenire episodi futuri. Questo è costituito da diverse metodologie usate in combinazione tra loro, tra cui:
- Educazione del paziente: è fondamentale spiegare dettagliatamente la propria condizione e il percorso di recupero di cui necessita. In base allo specifico caso che si presenta, il fisioterapista può consigliare la modifica di alcune attività che peggiorano il dolore alla schiena, un rientro precoce alle attività quotidiane e lavorative e l’evitamento di un periodo di riposo assoluto: rimanere a letto per un tempo prolungato se non necessario, infatti, potrebbe anche causare effetti avversi come rigidità articolare, atrofia muscolare, ecc. Il consiglio sarà quindi quello di mantenersi attivi nei limiti del dolore e tornare a praticare tutte le attività con leggeri cambiamenti (ad esempio, evitando sollevamento di carichi pesanti, piegamenti, torsioni e sedute prolungate), senza attendere la risoluzione completa della sintomatologia. È molto importante che il paziente partecipi attivamente al percorso di recupero impegnandosi costantemente e seguendo le indicazioni del professionista.
- Farmaci: i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), se prescritti dal medico, possono aiutare a gestire il dolore all’occorrenza.
- Fisioterapia: è la parte fondamentale della gestione conservativa. Esistono numerose tecniche che il fisioterapista esperto e specializzato può utilizzare per migliorare la sintomatologia dolorosa e la disabilità associata. Attraverso tecniche di terapia manuale (come mobilizzazioni specifiche, manipolazione vertebrale, tecniche miofasciali rivolte alla muscolatura) e attraverso la rieducazione posturale si aiuta il paziente a ridurre il dolore, migliorare la postura e recuperare la mobilità e la funzionalità, aumentando significativamente la qualità di vita. Inoltre, l’esercizio terapeutico è parte integrante del trattamento: questo aiuta a gestire i sintomi dolorosi, migliorare la forza, la stabilità, la coordinazione e il controllo neuromuscolare e prevenire eventuali recidive. Gli esercizi sono svolti inizialmente con il fisioterapista e, successivamente, possono essere praticati in autonomia.
Il trattamento chirurgico è indicato solo in alcuni casi specifici che non trovano beneficio dal trattamento conservativo dopo un periodo di 6-12 mesi. Diversi studi hanno dimostrato, però, risultati simili a lungo termine tra i soggetti che hanno subito un'operazione chirurgica e coloro che hanno intrapreso un percorso conservativo.
MESSAGGIO
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