La protesi di ginocchio è una procedura chirurgica che viene adoperata per alleviare la sintomatologia dolorosa e per ripristinare la funzionalità dell’arto, in pazienti con una severa patologia dell’articolazione del ginocchio, come ad esempio l’artrosi.
La gonartrosi interessa circa il 6% della popolazione generale con un riscontro particolare nelle donne al di sopra dei 65 anni di età. Questa può essere causata da una degenerazione fisiologica della cartilagine dovuta all’invecchiamento o alla genetica, oppure può essere una conseguenza di traumi o microtraumi ripetitivi, eccessivo utilizzo dell’articolazione, interventi chirurgici, fratture pregresse (come ad esempio una frattura distale del femore, frattura della rotula o frattura del piatto tibiale) o una combinazione di questi.
In numerosi casi può essere utile un trattamento di tipo conservativo, costituito da diverse modalità di intervento (come educazione al paziente, fisioterapia, esercizio terapeutico, modifiche nello stile di vita, ecc.): queste hanno lo scopo di alleviare la sintomatologia lamentata dal paziente, migliorare la rigidità associata e rallentare il processo di degenerazione. Non sempre, però, questo risulta risolutivo della condizione. Infatti, l’artrosi al ginocchio è una condizione estremamente invalidante per il soggetto poiché, data l’enorme importanza di tale articolazione in tutte le attività di vita del paziente, una sua degenerazione o lesione limita significativamente lo svolgimento di qualsiasi attività quotidiana e lavorativa, con un impatto negativo sulla qualità di vita generale: basti pensare che la gonartrosi è una delle cause più comuni di disabilità nelle persone anziane. Proprio per questo, qualora coesistano alcune specifiche condizioni, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, allo scopo di alleviare il dolore e recuperare la funzionalità completa dell’articolazione.
Anatomia
Il ginocchio è costituito da due particolari articolazioni:
- L’articolazione tibio-femorale
- L’articolazione femoro-rotulea
La stabilità e la funzionalità del ginocchio vengono garantite da specifiche strutture come i legamenti, i muscoli e la cartilagine. I quattro legamenti principali che possono essere osservati sono:
- Il legamento crociato anteriore, impedisce la traslazione anteriore della tibia sul femore
- Il legamento crociato posteriore, impedisce lo spostamento anteriore del femore sulla tibia
- Il legamento collaterale mediale, previene lo stress in valgo sul ginocchio
- Il legamento collaterale laterale, previene lo stress in varo sul ginocchio
Tra la tibia è il femore, inoltre, troviamo i menischi (mediale e laterale), due strutture fibrocartilaginee che hanno lo scopo di ammortizzare gli urti e gli attriti durante i movimenti e stabilizzare l’articolazione.
La rotula, invece, è l’osso sesamoide più grande del corpo. Si trova nella parte anteriore dell’articolazione e funge da sito di attacco per il tendine del quadricipite e il tendine rotuleo.
Indicazioni e Controindicazioni
Come già accennato, quando siamo in presenza di artrosi del ginocchio e quindi degenerazione delle strutture cartilaginee che lo costituiscono, potrebbe essere consigliato un iniziale trattamento di tipo conservativo (non chirurgico) per alleviare sintomi e rallentare la progressione dell'artrosi del ginocchio. L’opzione di intervenire chirurgicamente viene presa in considerazione qualora si presentino alcune condizioni particolari, come:
- Artrosi di grado severo in cui vi è una significativa degenerazione della cartilagine
- Fallimento del trattamento conservativo precedente, che non ha apportato benefici al dolore e alla disabilità del paziente
- Richieste funzionali del soggetto
- Presenza di rigidità, instabilità o deformità dell’articolazione
- Sintomatologia che influisce significativamente sulla qualità di vita
- Fratture
In questo contesto, però, è necessario anche prendere in considerazione quelli che sono fattori specifici che non garantiscono risultati ottimali dell’intervento chirurgico. Ad esempio, la protesi al ginocchio generalmente è controindicata in pazienti di età avanzata che presentano patologie concomitanti o scarsa salute generale, nei pazienti con peso corporeo eccessivamente elevato o in coloro che presentano severa osteoporosi, proprio a causa della fragilità ossea.
Tipi di protesi
Ricordiamo che gli obiettivi fondamentali dell’intervento chirurgico sono quelli di fornire sollievo dalla sintomatologia dolorosa e permettere un ripristino adeguato dell’articolarità del ginocchio.
Dalla combinazione di un approfondito esame fisico e dei risultati di esami strumentali (come la radiografia), il chirurgo deciderà quale tipologia di artroplastica sia più indicata per il paziente in questione. Sulla base della condizione degenerativa delle componenti del ginocchio, del livello di gravità dell’artrosi, dello stato dei legamenti, dei muscoli e delle ossa e dalle caratteristiche personali del soggetto come l’età, il peso e il livello funzionale, il chirurgo sceglie se utilizzare:
- Un’artroplastica parziale del ginocchio (o monocompartimentale), indicata quando solo alcune parti dell’articolazione sono danneggiate. Ad esempio, può essere sostituito solo un lato dell’estremità inferiore del femore e la corrispondente estremità superiore della tibia.
- Un’artroplastica totale del ginocchio: utilizzata quando vi è la necessità di una sostituzione dell’intera articolazione. In questo caso entrambi i condili femorali saranno sostituiti, insieme a tutta l’estremità superiore della tibia. In alcuni casi può essere indicata anche la sostituzione della cartilagine della rotula se questa è danneggiata (condropatia rotulea).
La protesi del ginocchio, inoltre, è costituita da tre diverse componenti che vanno a sostituire le superfici ossee danneggiate dopo che queste sono state rimosse:
- Una sostituisce la parte superiore della tibia. Questa è ancorata all’osso tramite un piccolo stelo.
- Un cappuccio metallico viene posizionato all’estremità del femore (il condilo).
- Un componente in polietilene posizionato tra i due capi articolari a sostituzione del menisco, per sostenere il movimento dell’impianto.
Un’altra importante distinzione tra i diversi tipi di protesi di ginocchio è quella tra la protesi cementata e non cementata.
- Nelle protesi di ginocchio cementate, è applicata una sostanza definita “cemento” sulla superficie dell’osso interessata. Questa risulta essere quella maggiormente utilizzata.
- Nelle protesi di ginocchio non cementate, invece, sono previsti particolari componenti con superfici più ruvide per permettere una maggiore adesione dell’osso durante il processo di ricrescita. Questa tipologia prevede tempi di recupero più lunghi.
Infine, a seguito di una valutazione approfondita sullo stato dei legamenti, dei muscoli e dell’osso, il chirurgo può scegliere se utilizzare:
- Impianti non vincolati, in cui la parte superiore e inferiore dell’articolazione non sono collegate tra di loro. Questi possono essere utilizzati quando le componenti capsulo-legamentose sono intatte e permettono, quindi, stabilità del ginocchio e una corretta coordinazione dei movimenti.
- Impianti semi-vincolati: presentano uno stabilizzatore interno che collega le due estremità dell’articolazione al fine di garantire stabilità al ginocchio. Questi sono necessari in quanto entrambi i legamenti crociati vengono rimossi.
- Impianti vincolati, prevedono il collegamento dei due capi dell’articolazione mediante un meccanismo a cerniera. Le componenti protesiche di tibia e femore sono fissate all’osso tramite un lungo stelo. Questi impianti sono utilizzati quando i legamenti collaterali mediale e laterale non svolgono più la loro funzione di stabilizzatori o quando la qualità dell’osso è compromessa.
È necessario specificare che, come in molti altri interventi, è possibile che a seguito dell’operazione si presentino delle complicanze che, in diversi casi richiedono una revisione della protesi. Tra le principali condizioni che possono mostrarsi, in questo contesto, è possibile individuare:
- Infezione
- Instabilità
- Malalineamento
- Mobilizzazione asettica
- Artrofibrosi
- Limitazione funzionale
Generalmente la protesi ha una durata di circa 15-20 anni, ma questo range può variare in base alle attività svolte dal soggetto in questo arco temporale.
Riabilitazione
A seguito dell'intervento chirurgico è di fondamentale importanza intraprendere un percorso di riabilitazione. È molto probabile, infatti, che dopo l’operazione il paziente riscontri deficit di forza muscolare, di equilibrio e di stabilità.
Gli obiettivi generali sono quelli di aiutare il soggetto nella gestione ed eliminazione del dolore e del gonfiore post operatorio, nel recupero della forza e del range completo di movimento dell'arto inferiore e nel rientro allo svolgimento di tutte le attività precedentemente compromesse, quotidiane, lavorative ma anche sportive. Recuperare l’indipendenza funzionale e i precedenti livelli di attività sono gli obiettivi principali della fisioterapia.
Tale percorso avrà inizio attraverso mobilizzazioni passive e procederà, poi, con specifici esercizi volti al recupero della completa gamma di movimento e al rinforzo dei muscoli interessati (come il quadricipite e i muscoli dell'anca), con particolare attenzione alla funzione propriocettiva, al controllo posturale e all'equilibrio, che influenzano la stabilità del ginocchio.
È indispensabile che la riabilitazione abbia inizio il più precocemente possibile, già dalle prime ore dopo l'intervento chirurgico.
Ovviamente, i tempi di recupero variano in base alle diverse caratteristiche del soggetto (come l'età, il peso corporeo, le condizioni cliniche precedenti, ecc.) e in base alla tipologia di intervento a cui il paziente è stato sottoposto.
In generale, è possibile suddividere il percorso di riabilitazione come segue, tenendo sempre bene a mente le differenze individuali dei pazienti:
Fase 1 – Dal giorno 0 al giorno 3 post-intervento
Obiettivo principale è quello di garantire al paziente la capacità di eseguire trasferimenti sicuri fuori dal letto, incluso il sedersi. Il soggetto è sostenuto nella deambulazione in sicurezza con l’aiuto di strumenti quali il deambulatore, il girello o le stampelle. Sin da subito ha inizio la mobilizzazione passiva dell’arto per iniziare il recupero dell’articolarità. Alla fine della seduta di riabilitazione può essere impiegato del ghiaccio per gestire il dolore e il gonfiore.
Fase 2 – Settimane 1-4
In questa fase si lavora sul rinforzo del quadricipite e si dà gradualmente il via alla deambulazione senza supporti per piccole distanze. Obiettivo principale è il raggiungimento di una gamma di movimento almeno di 90°. Fondamentale risulterà, quindi, la terapia manuale attraverso mobilizzazioni in flesso-estensione del ginocchio e della rotula in tutte le direzioni. Il trattamento miofasciale, come la mobilizzazione dei tessuti molli, permetterà il rilassamento della muscolatura e il miglioramento dell’elasticità muscolare. Avrà inizio l’esercizio terapeutico per aumentare gradualmente il carico sull’arto interessato e migliorare la forza muscolare del quadricipite e di tutti gli altri muscoli coinvolti.
Fase 3 – Settimane 4-8
Gli obiettivi principali di questa fase consistono nel migliorare ulteriormente la gamma attiva di movimento (130°), la forza complessiva degli arti inferiori, recuperare la corretta deambulazione senza l’aiuto di strumenti assistenziali e senza stressare eccessivamente l’articolazione al fine di prepararsi al rientro alle diverse attività lavorative e fisiche. In questa fase gli esercizi sono sempre più indispensabili per rinforzare la muscolatura e garantire stabilità ed equilibrio.
La riabilitazione completa a seguito di un intervento di protesi di ginocchio richiede circa 2-3 mesi con varie oscillazioni in base alle caratteristiche che abbiamo già accennato. Il percorso può essere impegnativo ma il paziente dovrà mantenere sempre un costante atteggiamento attivo e non scoraggiarsi. Alla fine, infatti, sarà libero di tornare alle attività di qualunque tipo svolte in precedenza, con un ritorno graduale anche alle attività sportive praticate prima dell’operazione.
MESSAGGIO
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