La condropatia rotulea è una condizione che interessa il ginocchio, riscontrata con maggiore frequenza nei soggetti giovani, soprattutto di sesso femminile. Questa può essere osservata in particolare nei pazienti che praticano alcuni sport specifici come la corsa e lo sci o che svolgono dei lavori che caricano eccessivamente l’articolazione del ginocchio. La condropatia femoro-rotulea è causata da una degenerazione della cartilagine della rotula dovuta a diversi fattori, tra cui errato allineamento della rotula, trauma, sovraccarico ecc.
Tale condizione è caratterizzata da dolore anteriore al ginocchio (riferito nello specifico alla rotula) aggravato da diverse attività quotidiane, accompagnato da possibile gonfiore, rigidità e/o debolezza muscolare.
Il trattamento è, nella maggior parte dei casi, di tipo conservativo il quale, attraverso la fisioterapia, permette al paziente una recupero ottimale dei movimenti e della funzionalità. Nei casi più gravi o di persistenza dei sintomi dopo una gestione conservativa, l’ortopedico può optare per un intervento chirurgico, seguito dalla fondamentale riabilitazione postchirurgica.
Epidemiologia
La condropatia rotulea è una delle sindromi più comuni di dolore anteriore del ginocchio. Circa due terzi dei pazienti che presentano tale condizione sono di sesso femminile e, nella maggior parte dei casi, è osservata nei giovani adulti.
In particolare, sono colpiti da condropatia soprattutto i soggetti che praticano intensa attività fisica (come la corsa, il ciclismo o lo sci) o che svolgono determinati tipi di attività e lavori che aumentano lo stress sull’articolazione femoro-rotulea o richiedono frequenti inginocchiamenti o salita e discesa di scale.
Eziologia
La causa della condropatia femoro-rotulea non è ancora del tutto chiara ma è noto che alla base di tale condizione vi è una degenerazione della cartilagine rotulea. I diversi autori che hanno affrontato la problematica, hanno ipotizzato alcune teorie alla base di tale degenerazione prevedendo diverse cause, tra cui:
- Malallineamento (errato allineamento) della rotula, che porta ad uno squilibrio delle forze sulla rotula con conseguenti anomalie di movimento rotuleo
- Trauma diretto sulla rotula che causa una degenerazione della cartilagine
- Sovraccarico dovuto ad attività fisica molto intensa o specifici lavori che causano delle microlesioni nella cartilagine rotulea e progressiva degenerazione della stessa nel tempo
- Debolezza muscolare (in particolare quadricipite e flessori della coscia)
- Variazioni anatomiche del piede
- Instabilità femoro-rotulea
Fattori di rischio
È possibile individuare alcuni fattori, definiti fattori di rischio, che potrebbero contribuire allo sviluppo della condropatia rotulea, se sono presenti nei soggetti. Tra i principali osserviamo:
- Traumi
- Peso elevato
- Ridotta forza muscolare
- Sedentarietà
- Precedenti lesioni, come lussazione della rotula o frattura della rotula, possono alterare la meccanica dell’articolazione e aumentare il rischio di errato allineamento rotuleo.
- Elevato livello di attività (come ad esempio lo svolgimento di alcuni sport specifici)
- Sesso femminile
- Iperpronazione del piede
Classificazione
La classificazione della condropatia rotulea maggiormente condivisa a livello ortopedico è quella proposta da Outerbridge il quale, osservando l’articolazione attraverso artroscopia, ha delineato cinque livelli di gravità di tale condizione:
- Grado 0: la cartilagine è normale. Quindi rappresenta assenza di condropatia
- Grado 1: rammollimento e gonfiore della cartilagine
- Grado 2: fissurazione della cartilagine di 0,5-1 cm
- Grado 3: frammentazione e fissurazione della cartilagine maggiore di 1 cm
- Grado 4: è il più grave e include l'erosione della cartilagine articolare fino all’esposizione dell'osso subcondrale. In questo livello di gravità è riscontrata la presenza di gonartrosi
Un altro sistema di classificazione, che sta sostituendo il precedente, è quello della International Cartilage Repair Society:
1. normale
2. quasi normale (fessure superficiali)
3. anormale (lesioni che si estendono fino al 50% della profondità della cartilagine)
4. gravemente anormale (difetti della cartilagine superiori al 50% della profondità della cartilagine)
5. gravemente anormale (lesione che arriva all'osso subcondrale)
Caratteristiche e Sintomi
La condropatia rotulea è caratterizzata da diversi segni e sintomi tipici che il paziente riferisce durante la visita e che il professionista osserva in sede di valutazione iniziale. Il sintomo principale che viene lamentato dal paziente è il dolore anteriore al ginocchio (che può essere riferito dietro, sotto, al centro o ai lati della rotula). Questo può peggiorare alzandosi dopo essere rimasti seduti per un periodo prolungato di tempo ed è aggravato da alcune semplici attività della vita quotidiana, come:
- camminare
- correre
- salire o scendere le scale
- accovacciarsi/inginocchiarsi
- saltare
- rimanere in piedi per diverso tempo
È possibile individuare anche altri sintomi associati al dolore, che in alcuni pazienti colpiti da condropatia femoro-rotulea possono essere presenti, come ad esempio:
- Gonfiore al ginocchio
- Sensazione di cedimento
- Rigidità
- Versamento
- Crepitio, scrosci o altri rumori articolari
- Dolore alla compressione della rotula sul femore
- Atrofia del quadricipite
Diagnosi differenziale
La condropatia rotulea presenta specifici segni e sintomi che possono essere osservati, però, anche in altre condizioni. È necessario, quindi, svolgere un’attenta valutazione e un approfondito esame clinico per escludere altre patologie e intraprendere il percorso più adeguato nel minor tempo possibile. Tra le principali individuiamo:
- Sindrome femoro rotulea
- Lesione del menisco
- Frattura della rotula
- Sindrome della bandelletta ileotibiale
- Tendinite rotulea
- Sindrome di Osgood-Schlatter
- Lussazione della rotula
- Lesione del legamento crociato anteriore
- Distorsione del ginocchio
- Lesione legamento collaterale mediale
Imaging
La diagnosi di condropatia rotulea è ottenuta attraverso l’integrazione delle informazioni ottenute mediante l’anamnesi, quelle acquisite dalla valutazione clinica e i risultati degli esami strumentali. Questi ultimi possono essere utilizzati per confermare l’ipotesi diagnostica iniziale, per osservare nel dettaglio situazioni dubbie o per escludere altre condizioni che colpiscono il ginocchio. Nello specifico:
- Radiografia: può essere presa in considerazione per valutare lesioni della cartilagine o fratture.
- Risonanza magnetica: è utile per osservare la presenza di lesioni dei tessuti molli, permettendo di valutare attentamente lo stato della cartilagine e il grado di lesione. In questo contesto va fatta una particolare considerazione: il dolore al ginocchio non è sempre correlato ad una degenerazione della cartilagine. Infatti, numerosi studi hanno osservato (attraverso risonanza magnetica) lesioni alla cartilagine della rotula in molti pazienti che non presentavano nessun tipo di dolore al ginocchio (asintomatici). In altre parole, è necessario integrare tutte le informazioni ottenute dal paziente e dalle indagini per giungere ad una corretta diagnosi.
Trattamento
Il trattamento per la condropatia rotulea nei casi di grado lieve e moderato è, generalmente, di tipo conservativo (non chirurgico). Questo permette, nella maggior parte dei casi, una risoluzione ottimale dei sintomi e ha l’obiettivo di ridurre il dolore e ripristinare la normale gamma di movimento, per permettere al paziente di tornare a svolgere le normali attività quotidiane e lavorative ed evitare un ulteriore aggravamento della condizione. La gestione conservativa prevede diverse modalità di intervento che, se usate in combinazione tra di loro, consentono un recupero adeguato.
- Educazione del paziente: è la fase iniziale e parte integrante del percorso di riabilitazione. Il paziente deve essere dettagliatamente informato della sua condizione, dell’evoluzione e della tipologia di trattamento, nonché dei tempi di recupero. Una piena consapevolezza della propria problematica permette al paziente di aderire pienamente al trattamento, partecipando attivamente e costantemente al programma di riabilitazione, presupposto fondamentale per accelerare, di conseguenza, i risultati e i tempi di guarigione. Inoltre, possono essere consigliate modifiche ad alcune attività che sovraccaricano l’articolazione del ginocchio e aggravano la situazione, riducendone l’intensità o interrompendole temporaneamente.
- Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), se prescritti dal medico, possono aiutare nella gestione della sintomatologia dolorosa.
- Fisioterapia: è di fondamentale importanza nella gestione conservativa. Attraverso la terapia manuale ortopedica e tecniche miofasciali, il fisioterapista garantisce il ripristino dell’intera gamma di movimento delle articolazioni limitate (ginocchio, caviglia e anca) e quindi il recupero della completa funzionalità, migliorando anche la flessibilità muscolare. Al paziente viene consigliato un riposo relativo dalle attività (non assoluto) per permettere un’introduzione graduale dei carichi attraverso esercizi appositamente personalizzati dal fisioterapista sulla base delle condizioni e delle esigenze funzionali del singolo individuo. L’esercizio terapeutico, svolto prima con il professionista e successivamente in autonomia, ha lo scopo di rinforzare la muscolatura dell’intero arto inferiore (in particolare il quadricipite), alleviando la sintomatologia e permettendo un recupero della coordinazione, dell’equilibrio, della stabilità e ottimizzando, di conseguenza, le prestazioni generali.
- Plantari: possono essere utili per correggere l’eccessiva pronazione del piede e ridurre, quindi, il carico sul ginocchio.
- Infiltrazioni di PRP (plasma ricco di piastrine) e di cellule staminali (prelevate dal grasso addominale) hanno la funzione di stimolare i processi rigenerativi e, di conseguenza, migliorare il dolore e la funzionalità.
Il trattamento chirurgico, invece, è utilizzato solo in una piccola percentuale di pazienti con condropatia femoro-rotulea. Questo, a discrezione del chirurgo, è solitamente indicato nei casi più gravi o quando i sintomi del soggetto non rispondono al trattamento conservativo dopo un periodo di tempo.
A seguito dell’intervento, il paziente deve intraprendere un percorso di riabilitazione post-chirurgica. Questo ha l’obiettivo di gestire e ridurre il dolore e il gonfiore associati, permettere un recupero completo del movimento, migliorando la flessibilità e la forza muscolare del ginocchio e dell’intero arto inferiore, attraverso specifiche tecniche manuali e grazie all’esercizio terapeutico, che aiuta a caricare gradualmente l’arto interessato, evitando un sovraccarico eccessivo sull’articolazione.
MESSAGGIO
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