L’ernia del disco cervicale è una condizione dolorosa molto comune nella popolazione generale di mezza età. È causata da una degenerazione del disco intervertebrale dovuta all’età o a eccessivi sforzi lavorativi e sportivi che porta ad una compressione dei nervi adiacenti. L’ernia può causare dolore al collo e al braccio con possibili formicolii e debolezza muscolare. Il trattamento è di tipo conservativo nella maggior parte dei casi attraverso la fisioterapia e l’eventuale utilizzo di farmaci se prescritti dal medico. Solo nei casi più gravi, persistenti o dove è presente una severa compromissione neurologica, il chirurgo potrebbe optare per l’operazione.
Anatomia
Il disco intervertebrale può essere definito come una sorta di “cuscinetto” che si trova tra le vertebre e contribuisce all’altezza della colonna vertebrale nella misura di circa il 25-30%. Ha la funzione principale di ammortizzare i carichi e gli urti che colpiscono la colonna vertebrale durante le normali attività quotidiane e sportive assorbendo gli stress ed evita, inoltre, lo sfregamento tra una vertebra e l’altra.
Il disco è una struttura fibrocartilaginea composta da due parti: una esterna più dura e resistente e una interna più morbida. Nello specifico:
- L’anello fibroso o anulus è la porzione esterna del disco formata da fogli concentrici di collagene che avvolgono e proteggono il nucleo polposo.
- Il nucleo polposo è la struttura gelatinosa situata internamente al disco.
L’apporto di sangue ai dischi intervertebrali praticamente è quasi nullo. Questi ricevono nutrienti tramite osmosi ed è per questo che sono particolarmente vulnerabili ai traumi e hanno difficoltà a guarire dalle lesioni. Nel corso del tempo vanno incontro a degenerazione e possono essere lesionati facilmente.
Epidemiologia
L’ernia del disco cervicale è una condizione osservata principalmente nei soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, con il sesso femminile maggiormente coinvolto rispetto al sesso maschile. Inoltre, la sua prevalenza tende ad aumentare con l’avanzare dell’età.
L'incidenza dell’ernia cervicale è 18,6 casi ogni 100.000 soggetti. Ad oggi però non è ancora conosciuta con precisione la reale incidenza, poiché moltissimi soggetti sono asintomatici, ovvero non presentano sintomi pur avendo un’ernia cervicale osservata alla risonanza magnetica. Spesso, infatti, questa viene scoperta durante degli esami indicati per altre condizioni in soggetti che non lamentano alcun tipo di sintomo.
I segmenti o i livelli cervicali maggiormente colpiti in tale condizione sono: C5-C6 e C6-C7.
Eziologia
L’ernia del disco cervicale è causata principalmente da una degenerazione del disco intervertebrale, dovuta soprattutto all’avanzare dell’età. Questo processo avviene quando, a causa di modificazioni chimiche e biologiche, il nucleo del disco si disidrata e perde la sua altezza originaria, portando ad una maggiore pressione sull’anello fibroso (la parte più esterna di tale struttura). Questo subisce numerose microfratture che portano ad una sua rottura con successiva erniazione del materiale dall’interno. L’ernia, comprimendo o irritando il nervo adiacente, causa i sintomi caratteristici di questa condizione.
L’ernia del disco cervicale, però, può essere osservata anche nei soggetti più giovani e non di mezza età: in questo caso è dovuta ad una serie di sforzi ripetuti che portano a microlesioni nell’anello del disco che non ha sufficiente tempo per guarire. Questo può avvenire, ad esempio nei soggetti che praticano specifici sport o a causa di lavori pesanti che richiedono continue sollecitazioni.
Fattori di rischio
È utile indicare alcuni fattori di rischio che potrebbero aumentare le probabilità di subire un’ernia del disco, se presenti nel soggetto. Tra i principali troviamo:
- Fumo
- Età
- Colpo di frusta
- Lavori che richiedono elevati sforzi
- Ernia del disco lombare
- Genetica
Caratteristiche e Sintomi
La presentazione clinica dei sintomi dell’ernia del disco cervicale varia da caso a caso in base alla radice nervosa coinvolta. Il paziente, tipicamente, lamenta dolore al collo e al braccio, che compare improvvisamente quando la condizione è dovuta ad una lesione del disco non causata dall’età e ha, invece, un esordio insidioso quando la causa sottostante è una degenerazione fisiologica collegata all’avanzare dell’età. Possono essere riferiti anche sensazione di una scossa elettrica, bruciore, intorpidimento e/o formicolio all’arto superiore dovuti alla compressione del nervo e debolezza dei muscoli coinvolti. Il dolore radicolare può essere scatenato o accentuato da azioni che vanno a comprimere maggiormente il nervo come ad esempio tossire, starnutire o movimenti specifici come rotazione del collo verso il lato sintomatico, estensione del collo (guardare verso l’alto, alzare la testa verso il soffitto) e inclinazione verso il lato doloroso (ad esempio portare l’orecchio verso la spalla). Alcuni pazienti potrebbero sperimentare delle recidive nel corso del tempo, ma queste si presenterebbero con sintomi meno gravi e meno intensi rispetto al primo episodio.
Oltre al dolore radicolare i pazienti con ernia del disco possono presentare spesso anche una radicolopatia, una condizione neurologica che causa alterazione motoria, della sensibilità e dei riflessi dell’arto superiore coinvolto.
In base alla posizione dell’ernia e, quindi, alla radice nervosa colpita è possibile osservare delle diverse distribuzioni dei sintomi. È utile precisare che non vi sono confini netti e ben definiti ma spesso la compressione di diversi nervi può causare dolore o sintomi simili o sovrapposti. In generale:
- I nervi C3 e C4 tendono a causare un dolore vago al collo nella zona del trapezio, ma è piuttosto raro un loro coinvolgimento.
- Nervo C5: compresso dall’ernia del disco tra C4-C5. Il dolore è riferito alla spalla e si irradia lungo il braccio, scendendo fin sotto il gomito. Può essere presente debolezza del deltoide e del bicipite.
- Nervo C6: compresso dall’ernia del disco tra C5-C6. Il dolore è localizzato lungo la parte laterale e superiore del braccio fino alle prime due dita (pollice e indice) con parestesia del pollice. È presente debolezza muscolare durante la flessone del gomito e l’estensione del polso.
- Nervo C7: compresso dall’ernia del disco tra C6-C7. Il dolore si irradia lungo la parte dorsale del braccio, attraversando il gomito e arrivando al secondo, terzo e quarto dito (indice, medio e anulare), causando parestesia. È lamentata debolezza muscolare durante l’estensione del gomito e la flessione del polso.
- Nervo C8: compresso dall’ernia del disco tra C7-T1. Il dolore si sposta lungo la parte mediale e inferiore del braccio fino al quarto e quinto dito della mano (anulare e mignolo) e viene lamentata debolezza nei muscoli intrinseci della mano.
Diagnosi differenziale
L’ernia cervicale condivide alcuni segni e sintomi con altre condizioni patologiche che è necessario riconoscere per individuare il miglior trattamento da mettere in atto in modo tempestivo. Tra le principali troviamo:
- Spondilosi cervicale
- Mielopatia
- Spondilolistesi
- Frattura vertebrale
- Stenosi cervicale
- Sindrome di Parsonage Turner
- Degenerazione disco cervicale
- Sindrome dello stretto toracico
- Sindrome del tunnel carpale
Imaging
La diagnosi di ernia del disco cervicale è ottenuta dalla combinazione tra la valutazione clinica effettuata dal medico e i risultati degli esami strumentali. Questi ultimi però, devono essere valutati (trova sinonimo)con molta attenzione e scrupolosità in quanto, come già precedentemente accennato, dato che molti soggetti che presentano un’ernia cervicale sono asintomatici, possiamo intuire che i reperti anomali osservati attraverso gli esami strumentali (ernie e protrusioni) potrebbero non essere la causa del dolore del nostro paziente, nonostante la loro presenza. Tra gli esami strumentali utilizzati, individuiamo:
- Radiografia: non ha molta utilità nella diagnosi di ernia del disco cervicale ma permette al medico di fare diagnosi differenziale e quindi osservare l’eventuale presenza di alcune patologie con sintomi simili a quelli dell’ernia come una frattura cervicale.
- Risonanza magnetica: è l’esame più indicato per valutare questa condizione in quanto permette di osservare i tessuti molli (come il disco o il nervo) e valutarne il loro stato. Più della metà dei soggetti di età compresa tra i 50 e i 60 anni, avrà una degenerazione del rachide cervicale osservata tramite risonanza, indipendentemente dai sintomi tipici dell’ernia.
- TAC: utile per valutare lo stato delle strutture del rachide cervicale e valida per escludere altre patologie che potrebbero essere presenti. Può, inoltre, essere adoperata quando la risonanza magnetica non è indicata (ad esempio nel caso di un paziente claustrofobico o con pacemaker).
Trattamento
Il trattamento per l’ernia cervicale è, nella maggior parte dei casi, di tipo conservativo. Gli obiettivi principali sono il sollievo dal dolore, il miglioramento della funzionalità e la prevenzione delle recidive.
La gestione non chirurgica è attuata tramite diverse modalità utilizzate in combinazione tra loro, tra cui:
- Educazione del paziente: il fisioterapista deve illustrare nel dettaglio la condizione al soggetto spiegando le sue caratteristiche, la sua evoluzione e i possibili tempi di recupero. È importante che il paziente partecipi attivamente e costantemente al percorso di riabilitazione seguendo le indicazioni fornite dal professionista per favore un recupero ottimale nel minor tempo possibile. Il professionista, inoltre, consiglia alcune posture che aiutano il paziente a gestire i sintomi evitando un peggioramento della situazione.
- Fisioterapia: è una delle fasi principali del trattamento conservativo. Questa aiuta a ridurre significativamente il dolore al collo e al braccio, a ripristinare la mobilità e quindi la funzionalità e la stabilità del rachide cervicale, attraverso l’utilizzo di diverse tecniche di terapia manuale come mobilizzazioni, manipolazione vertebrale, tecniche miofasciali e neurodinamiche. Un ruolo fondamentale nel percorso di riabilitazione è svolto dall’esercizio terapeutico che ha benefici sulla gestione dei sintomi, sul rinforzo della muscolatura coinvolta, sul ripristino della forza e della stabilità. Gli esercizi sono svolti inizialmente sotto il controllo del fisioterapista e, successivamente, dovranno essere svolti in autonomia seguendo uno specifico programma formulato dal professionista sulla base delle caratteristiche individuali del paziente. I tempi di recupero variano in base a numerosi fattori ma, nella maggior parte dei soggetti, hanno una durata dai 4 ai 6 mesi. In una piccola minoranza dei soggetti con ernia del disco cervicale, potrebbe essere necessario un periodo di tempo più lungo (anche un anno) per risolvere la condizione. In conclusione, solitamente il recupero avviene gradualmente e potrebbe essere necessario più tempo per recuperare in modo completo tutte le funzionalità.
- Farmaci: su prescrizione del medico, possono essere utili per alleviare la sintomatologia dolorosa.
Il trattamento chirurgico, invece, è indicato nei casi in cui i sintomi radicolari non migliorando dopo la gestione conservativa per un periodo continuativo di diverse settimane, quando il paziente presenta debolezza muscolare per un periodo prolungato, quando vi è un deficit neurologico significativo o in altre condizioni più gravi. La tipologia di intervento chirurgico più adeguata è a discrezione del chirurgo che sceglierà prendendo in considerazione numerosi fattori del paziente e della condizione. Dopo l’eventuale intervento il paziente dovrà sottoporsi ad un percorso di riabilitazione precoce per riprendere al meglio la condizione ottimale e tornare a svolgere tutte le attività che sono state compromesse dalla patologia.
MESSAGGIO
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