La lombalgia è una condizione molto frequente nei soggetti di mezza età ed è la causa più comune di limitazione delle attività svolte dal paziente. Questa, anche se meno comunemente, è possibile osservarla anche nei ragazzi e nei bambini. Può essere causata da una patologia sottostante (come ad esempio ernia del disco), anche se nella maggior parte dei casi è definita aspecifica poiché non è possibile individuare la specifica causa sottostante. Il soggetto con mal di schiena lamenta dolore alla zona lombare con limitazione di molti movimenti, rigidità muscolare e difficoltà a svolgere anche le più semplici attività quotidiane. Il trattamento è di tipo conservativo: questo, grazie alla fisioterapia permette una riabilitazione ottimale e un recupero completo del range di movimento, con un forte impatto sulla prevenzione delle recidive e sulla sua cronicizzazione.
Epidemiologia
La lombalgia è una condizione riscontrata molto frequentemente nei soggetti adulti. Infatti, circa il 70-80% di tutta la popolazione generale lamenterà almeno un episodio di lombalgia nel corso della vita. Interessa maggiormente i soggetti di mezza età ma da numerosi studi recenti è emerso che anche nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti è possibile osservare tale condizione, anche se questa è meno comune e molto spesso viene sottovalutata.
È noto che la maggior parte dei casi di mal di schiena ha una risoluzione ottimale e completa nell’arco di alcune settimane, ma circa il 10-15% dei soggetti affetti da lombalgia sviluppa sintomi cronici, che persistono nel tempo. Inoltre, una delle caratteristiche fondamentali della lombalgia è la recidiva: una percentuale dei pazienti, infatti, può presentarsi di nuovo dal professionista per un secondo episodio di mal di schiena.
Eziologia
Prima di procedere è necessario specificare che la lombalgia è un sintomo e non una patologia e, come tale, può dipendere da numerose cause. Questa può avere origine da una problematica che coinvolge una o più strutture localizzate nella zona lombare (come disco intervertebrale, faccetta articolare, muscoli, ossa, legamenti, nervi, articolazione sacro iliaca) ma nella maggior parte dei pazienti con dolore lombare (circa l’85%) non è possibile attribuire con certezza il dolore a nessuna delle strutture citate: in questo caso la condizione viene definita aspecifica, poiché non è possibile identificare la causa specifica sottostante. Nella restante parte dei casi, invece, il dolore lombare può essere attribuito a specifiche patologie come stenosi lombare, spondilolistesi, frattura vertebrale, ernia del disco, infezioni o tumori.
Dato che, ad oggi, non vi sono test o esami specifici per determinare la fonte della lombalgia, una valutazione approfondita da parte di un professionista attento e preparato è di fondamentale importanza nel processo diagnostico. Di conseguenza, è necessario che il professionista a cui ci si rivolge valuti attentamente i sintomi del paziente attraverso una dettagliata raccolta dei dati personali e un attento esame clinico, senza sottovalutare la possibile presenza di altre condizioni patologiche.
In questo contesto è utile precisare che anche gli esami strumentali (risonanza magnetica o radiografie), come è emerso da numerosi studi, non permettono di individuare la precisa causa della lombalgia: i reperti osservati tramite tali strumenti nei pazienti con mal di schiena sono spesso uguali a quelli di soggetti asintomatici (senza sintomi). Con questo si vuole affermare che non sempre i risultati degli esami strumentali rivelano la reale causa della lombalgia.
Da sempre il mal di schiena nei soggetti più giovani è motivo di preoccupazione da parte del medico poiché la sua comparsa è sempre stata considerata un “allarme” di possibili patologie gravi sottostanti. Attualmente, invece, i numerosi studi dimostrano che anche nei bambini e ragazzi la lombalgia aspecifica è la causa principale del dolore.
Fattori di rischio
Anche se, nella maggior parte dei pazienti, la causa della lombalgia non è nota, è invece possibile identificare alcuni elementi, definiti fattori di rischio, che possono aumentare la probabilità di sviluppare una lombalgia quando sono presenti nel soggetto. Tra i più comuni osserviamo:
- Età
- Sovrappeso o obesità
- Basso livello di istruzione
- Traumi ripetitivi
- Precedente lombalgia
- Specifici lavori o sport che richiedono piegamenti, torsioni, posture statiche prolungate (come la posizione seduta) o sollevamento di pesi frequenti
- Stile di vita sedentario
- Fumo
- Numerosi fattori psicologici, come ad esempio ansia, depressione, stress mentale e insoddisfazione soprattutto in ambito lavorativo. Questi, insieme ad altri elementi come paura del movimento, somatizzazione e comportamento di evitamento del dolore possono avere un forte impatto anche sulla cronicizzazione della lombalgia e quindi sul perpetuarsi dei sintomi. Inoltre, è stato osservato che i soggetti con basse aspettative di recupero hanno un rischio maggiore di uno scarso esito funzionale.
Caratteristiche e Sintomi
Il sintomo caratteristico della lombalgia è il dolore alla zona lombare, nella parte bassa della schiena. Questo può essere riferito ai lati della colonna, centrale o a fascia e può irradiarsi verso il basso coinvolgendo anche il gluteo o arrivando fino alla zona posteriore della coscia. I pazienti, spesso, hanno difficoltà a svolgere anche le semplici attività quotidiane (come ad esempio camminare a lungo, sedersi o alzarsi, rimanere in piedi o mantenere una specifica postura per un tempo prolungato, sollevare o trasportare piccoli pesi) poiché queste possono esacerbare i sintomi, mentre spesso il dolore viene alleviato con il riposo o in posizione supina (sdraiati a pancia in su).
Inoltre, il soggetto con lombalgia può lamentare una limitazione dei movimenti e quindi incapacità a svolgere anche attività lavorative o sportive.
Molto spesso questi pazienti interrompono spontaneamente le loro attività proprio a causa del dolore o per la paura di nuove lesioni, ma l’assenza di un’adeguata attività fisica in questo contesto, può portare ad una riduzione della forza e della resistenza dei muscoli coinvolti con conseguenti disfunzioni successive e tempi più lunghi per il recupero. Inoltre, possono essere presenti rigidità lombare e dolore alla palpazione e sono assenti sintomi neurologici.
Diagnosi differenziale
La lombalgia presenta sintomi e caratteristiche che spesso possono essere riscontrati anche in altre patologie. Svolgere una valutazione adeguata e approfondita permette di giungere ad una corretta diagnosi differenziale ed intraprendere la giusta tipologia di trattamento il prima possibile. Le condizioni che condividono alcune proprietà con il mal di schiena aspecifico sono:
- Spondilolistesi
- Frattura vertebrale
- Ernia del disco lombare
- Stenosi lombare
- Instabilità vertebrale
- Lombosciatalgia
- Sindrome del piriforme
Imaging
Come già accennato in precedenza, la diagnosi di lombalgia è principalmente clinica e ottenuta attraverso un’accurata raccolta dei dati fondamentali del paziente (anamnesi) e un’attenta e dettagliata valutazione fisica da parte del professionista. Integrando tali informazioni, è possibile distinguere un mal di schiena aspecifico da altre patologie. In alcuni casi, però, possono essere necessarie ulteriori indagini per escludere determinate condizioni più gravi, per confermare la propria ipotesi diagnostica o quando vi sono dei dubbi circa l’origine dei sintomi. In questi casi possono essere d’aiuto:
- Radiografia: permette di valutare la presenza (o meno) di lesioni ossee, per esempio una frattura.
- Risonanza magnetica: consente di osservare i tessuti molli (come dischi intervertebrali, legamenti, muscoli ecc.) e di esaminare la presenza di una loro eventuale lesione.
Ricordiamo che dagli studi più recenti è emerso che frequentemente gli esami strumentali mostrano dei reperti anomali (come un’ernia del disco o una spondilolistesi) che non sempre sono la causa del mal di schiena del nostro paziente poiché, molto spesso, questi risultati sono osservati anche in soggetti sani e asintomatici in quanto collegati al normale processo fisiologico. È di fondamentale importanza, quindi, integrare tali esami con le informazioni ottenute durante le valutazioni iniziali, per evitare di commettere errori e mettere in atto una tipologia di trattamento non adeguata al caso specifico. Tutto questo è confermato dalle linee guida che sconsigliano l’utilizzo dell’imaging nelle prime sei settimane dalla comparsa del dolore a meno che non ci siano determinati presupposti (perdita motoria, dolore che aumenta nel tempo, ecc.).
Nella tabella di seguito è possibile osservare la percentuale di "anomalie" rilevate attraverso la risonanza magnetica di soggetti asintomatici cioè senza dolore.
Trattamento
Il trattamento per la lombalgia è di tipo conservativo, cioè non chirurgico, e ha l’obiettivo di alleviare i sintomi dolorosi, migliorare la funzionalità al fine di rientrare a lavoro o allo sport e per prevenire il mal di schiena recidivo o cronico.
Il primo passo della gestione conservativa è l’educazione del paziente. Questa svolge un ruolo di fondamentale importanza nella risoluzione della sintomatologia poiché il soggetto prende consapevolezza della propria condizione. È necessario che il professionista illustri dettagliatamente al paziente le caratteristiche della patologia soffermandosi sulle modalità di trattamento e i tempi di recupero. In questo contesto il lavoro più importante da fare è quello sulle credenze e convinzioni errate del paziente circa il mal di schiena: la maggior parte di questi si aspetta che vengano indicati esami strumentali, altri temono che tale sintomo sia causa di qualcosa di grave, altri ancora evitano il movimento per paura di un peggioramento. Tutto ciò genera ansia e confusione ed, inevitabilmente, influenzano negativamente l’esito dei trattamenti e potrebbe portare ad una condizione cronica. Il fisioterapista deve quindi rassicurare e tranquillizzare il paziente per ridurre le sue paure e le sue preoccupazioni, ponendo l’attenzione sulla partecipazione attiva e costante del soggetto all’intero percorso terapeutico. Il professionista, inoltre, può consigliare modifiche alle normali attività, correzioni delle posture errate che potrebbero esacerbare i sintomi e indicare un riposo relativo, con prosecuzione di attività fisiche pensate su misura per il paziente, sconsigliando l’immobilizzazione totale al fine di evitare una possibile atrofia muscolare o rigidità.
Il trattamento d’elezione per la lombalgia è principalmente la fisioterapia, che ha l’obiettivo di ridurre la sintomatologia e permettere al paziente di tornare a svolgere tutte le sue attività senza limitazioni. Il fisioterapista, infatti, attraverso tecniche di terapia manuale (come manipolazione vertebrale, mobilizzazioni specifiche e tecniche miofasciali) e grazie alla rieducazione posturale, aiuta a gestire i sintomi dolorosi, recuperare il completo range di movimento e ristabilire la funzionalità, lavorando sulla postura e sulla riduzione della disabilità. In questo contesto è incluso anche l’esercizio terapeutico, svolto inizialmente con il fisioterapista e proseguito in autonomia seguendo uno specifico programma di riabilitazione. Questo permette di migliorare il controllo neuromuscolare, la forza e la resistenza dei muscoli coinvolti che garantiscono stabilità dinamica della colonna e del tronco.
Intraprendere un percorso di riabilitazione in presenza di lombalgia è la migliore strategia per migliorare il proprio stato di salute generale e per evitare il più possibile le recidive o la cronicizzazione. Spesso, infatti, tale condizione è trascurata da numerosi pazienti poiché nella maggior parte dei casi non viene consigliato o prescritto nessun tipo di trattamento fisioterapico, ma questi comportamenti aumentano il rischio di un ulteriore episodio o di persistenza dei sintomi.
Spesso vengono prescritti dei farmaci per il sollievo del dolore ma questi offrono benefici temporanei e a breve termine.
Infine, nei casi di patologie importanti o quando il trattamento conservativo non ha aiutato il paziente nella risoluzione dei sintomi, si potrebbe optare per un intervento chirurgico da integrare con il successivo percorso di riabilitazione post-chirurgica al fine di ridurre il dolore e recuperare la completa funzionalità.
MESSAGGIO
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