La capsulite adesiva (o spalla congelata) è una patologia estremamente invalidante che colpisce la spalla. Generalmente sono coinvolti soggetti di mezza età, principalmente donne. Le cause di tale condizione sono, ad oggi, ancora poco chiare ma è ormai noto che ha origine con una infiammazione della capsula articolare che evolve poi in fibrosi. Si sviluppa seguendo tre fasi (fase di congelamento, fase congelata, fase di scongelamento), ognuna con i suoi specifici sintomi come: dolore significativo alla spalla, movimenti dell’arto limitati, rigidità e quindi impossibilità a svolgere anche le più semplici attività della vita quotidiana. Il trattamento iniziale è solitamente di tipo conservativo con fisioterapia, a cui possono essere associate infiltrazioni di cortisone. Nei casi più gravi o non risolti attraverso la gestione conservativa, si può optare per l’intervento chirurgico.
Epidemiologia
La capsulite adesiva è una patologia che colpisce circa il 2-5% della popolazione e può essere osservata in misura leggermente maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Interessa principalmente soggetti nella fascia di età compresa tra i 40 e i 60 anni, mentre risulta essere rara sotto la quarta decade e sopra la settima decade di vita.
Raramente coinvolge entrambi gli arti contemporaneamente ma circa il 10-20% dei pazienti può avere un secondo episodio di capsulite adesiva sulla spalla opposta dopo che la prima condizione si è risolta. Inoltre, la spalla non dominante è quella maggiormente colpita.
Eziologia
La causa della capsulite adesiva attualmente non è ancora del tutto chiara e definita. È noto, ad oggi, che tale condizione ha origine senza uno specifico evento precipitante. Numerosi studiosi concordano con l’ipotesi che nella fase iniziale è possibile osservare un’infiammazione della capsula articolare che, solo in seguito, evolve in fibrosi capsulare. In entrambi gli stadi, però, non è conosciuto il processo patologico che porta allo sviluppo di tali condizioni e alle caratteristiche tipiche della capsulite.
È utile specificare che nonostante, in ambito clinico, il termine capsulite adesiva è quello maggiormente utilizzato dai professionisti, questo risulta non essere corretto poiché da diversi studi non emerge alcuna evidenza di aderenze della capsula gleno-omerale.
Fattori di rischio
Possiamo identificare alcuni fattori di rischio caratteristici di tale condizione che, se presenti in un soggetto, potrebbero aumentale la probabilità di sviluppare la capsulite adesiva nel corso della propria vita. Tra i principali è possibile osservare:
- Sesso femminile
- Età
- Storia familiare
- Diabete
- Precedenti interventi chirurgici alla spalla
- Precedenti interventi chirurgici non alla spalla (ad esempio chirurgia toracica)
- Trauma alla spalla (come ad esempio una lesione della cuffia dei rotatori)
- Presenza di patologie tiroidee (ipertiroidismo, ipotiroidismo)
- Morbo di Dupuytren
Classificazione
Sulla base della presunta causa scatenante, è possibile suddividere la capsulite adesiva in due tipologie distinte:
- Primaria (o idiopatica), in cui il principale meccanismo eziologico non è chiaro o è sconosciuto. Non vi è un trauma precedente, né una specifica patologia della spalla. Può, quindi, manifestarsi in modo spontaneo, senza un particolare evento scatenante.
- Secondaria, si verifica secondariamente ad una causa identificabile. Questa può essere ulteriormente suddivisa, in base alle cause, in intrinseca (come una lesione della cuffia dei rotatori), estrinseca (dopo una frattura prossimale dell’omero o frattura della clavicola) e sistemica (a seguito di patologie come diabete, disfunzione tiroidea o altre condizioni metaboliche).
Fasi
La capsulite adesiva si sviluppa ed evolve seguendo una suddivisione in tre fasi (anche se alcuni autori ne propongono quattro). Queste sono:
- Fase di congelamento: è caratterizzata da un’insidiosa e graduale insorgenza del dolore alla spalla che, tipicamente, è costante e peggiora durante la notte. Inizia una progressiva perdita del range di movimento, ma in questa fase l’intensità del dolore risulta essere maggiore della limitazione dei movimenti (il paziente riesce ancora a svolgere le proprie attività). Tali sintomi non si alleviano (o si riducono solo leggermente) con l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei (FANS). Questa prima fase può durare dai 2 ai 9 mesi.
- Fase congelata: il dolore inizia gradualmente a ridursi mentre aumenta la limitazione dei movimenti sia attivi che passivi. In questa fase il dolore è riferito solo agli estremi del movimento ed è riscontrata una crescente rigidità dell’articolazione. In questa fase, quindi, la limitazione prevale sul dolore. Può avere una durata che varia dai 4 ai 12 mesi.
- Fase di scongelamento: ha inizio la risoluzione della condizione. È caratterizzata da riduzione della sintomatologia dolorosa e progressivo recupero della gamma di movimenti. Questa fase può durare da 5 mesi fino a due anni.
In conclusione, in passato veniva affermato che la capsulite adesiva fosse una condizione autolimitante (cioè con risoluzione spontanea) ma che richiede dei tempi lunghi per la guarigione (anche diversi anni). Dagli ultimi studi, però, è emerso che solo una percentuale di pazienti avrà una risoluzione completa della sintomatologia, mentre la restante parte presenterà sintomi persistenti (come dolore e/o limitazione funzionale), se non adeguatamente e tempestivamente trattati.
Caratteristiche e Sintomi
La capsulite adesiva è caratterizzata da diversi sintomi lamentati dai pazienti e numerosi segni che il professionista osserverà durante la valutazione iniziale attraverso specifici test e osservazioni. Nello specifico sono presenti:
- Forte dolore alla spalla, con esordio spontaneo (senza alcun trauma specifico), insidioso, graduale e riferito, comunemente, all’origine del deltoide o anterolateralmente, con irradiazione verso il gomito. Questo è spesso presente durante la notte e generalmente il paziente riferisce di non riuscire a dormire sul lato colpito. È presente maggiormente all’inizio della condizione e non migliora (o si riduce lievemente) con l’utilizzo di farmaci.
- Progressiva e significativa limitazione dei movimenti con graduale rigidità della spalla.
- Nelle fasi più avanzate della patologia, potrebbe essere presente un’atrofia del muscolo deltoide e del sovraspinoso a causa di un ridotto utilizzo degli stessi.
- Sintomi psicologici come ansia, paura del movimento o depressione causati dalla severa condizione, possono influenzare ulteriormente la sintomatologia ed inficiarne il pieno ed ottimale recupero.
Questi sintomi influiscono negativamente ed in modo significativo sullo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana: i soggetti, infatti, a causa del dolore e della diminuzione del range di movimento, incontrano difficoltà anche nelle azioni più semplici come vestirsi, pettinarsi, prendere qualcosa da uno scaffale o allacciarsi il reggiseno. Di conseguenza, vi è un’importante compromissione della qualità di vita generale.
Diagnosi differenziale
La capsulite adesiva, come appena illustrato, presenta specifici segni e sintomi che permettono al medico competente di fare diagnosi e indicare rapidamente il trattamento più adeguato. Alcune di queste caratteristiche, però, sono lamentate anche dai pazienti con altri tipi di patologie. I sintomi condivisi dalle diverse condizioni sono molto simili a quelli della capsulite adesiva, soprattutto nella sua fase iniziale. Tra le principali da riconoscere per una corretta diagnosi differenziale troviamo:
- Tendinite della spalla
- Calcificazione della spalla
- Lesione del cercine glenoideo
- Lussazione acromion-claveare
- Lesione della cuffia dei rotatori
- Radicolopatia cervicale
- Tendinite calcifica
- Infiammazione della cuffia dei rotatori
- Conflitto subacromiale
- Artrosi della spalla
Imaging
La diagnosi di capsulite adesiva è principalmente clinica, ottenuta dall’integrazione dei dati raccolti attraverso l’anamnesi (dati personali e sintomatologia del paziente) e quelli ottenuti dall’esame clinico svolto durante la prima visita. In questo contesto gli esami strumentali non sono utili a fini diagnostici, ma possono essere indicati per escludere altre condizioni patologiche che potrebbero causare sintomi analoghi a quelli della capsulite adesiva (dolore o limitazioni).
Una semplice radiografia può essere sufficiente per escludere patologie che potrebbero mimare una capsulite adesiva.
La risonanza magnetica, molto spesso, può creare confusione a livello di diagnosi poiché alcuni reperti osservati possono essere erroneamente imputati come causa della sintomatologia del paziente.
Trattamento
Il trattamento per la capsulite adesiva è personalizzato e varia in base alla fase e quindi al livello di gravità della condizione in cui il paziente si trova. Questo principalmente è di tipo conservativo (cioè non chirurgico) e ha lo scopo di ridurre il dolore associato, ripristinare il range di movimento e, quindi, riacquistare la funzionalità della spalla.
Prima di intraprendere qualsiasi tipo di intervento è necessario che il professionista rassicuri il soggetto, illustri dettagliatamente la sua condizione e indichi l’importanza di una partecipazione attiva all’intero processo. Infatti, i tempi di recupero della capsulite adesiva possono essere anche molto lunghi ed è fondamentale che il paziente segua tutte le indicazione del suo fisioterapista di fiducia, come ad esempio lo svolgimento di esercizi nella propria abitazione. L’educazione del paziente, è quindi la fase iniziale della terapia, che permette la massima aderenza da parte del soggetto al percorso terapeutico e quindi il successivo recupero ottimale.
Indispensabile nel trattamento della capsulite adesiva è la fisioterapia. Questa aiuta a mantenere il movimento della spalla, evitando e prevenendo la rigidità o la contrazione capsulare. Il fisioterapista attraverso specifiche tecniche di terapia manuale, come ad esempio le mobilizzazioni attive e passive, permette un recupero dei movimenti limitati (quando la sintomatologia lo consente) e la gestione dei sintomi dolorosi. Inoltre, anche l’esercizio terapeutico è di fondamentale importanza nel percorso di riabilitazione. Questi vengono svolti inizialmente sotto la supervisione del fisioterapista e proseguiti poi in autonomia, secondo uno specifico programma formulato dal professionista stesso. Gli esercizi sono necessari per il recupero completo del range di movimento (ROM) e per migliorare la funzionalità della spalla e dell’intero arto superiore. L’impegno contante e giornaliero nello svolgimento di questi esercizi permetterà di prevenire la rigidità della spalla e recuperare lo stato fisico in minor tempo.
Sconsiglio vivamente l’utilizzo di terapie fisiche quali tecar, onde d’urto, ultrasuoni ecc. poiché, da numerosi studi presenti in letteratura, emerge che tali strumenti non hanno assolutamente nessuna efficacia o utilità nel trattamento della capsulite adesiva.
Anche le infiltrazioni intra-articolari di cortisone aiutano il paziente nella riduzione della sintomatologia dolorosa, ma possono risultare utili solo in una prima fase della condizione, quando è presente l’infiammazione. Queste non sono indicate, invece, nelle fasi successive data l’assenza di processo infiammatorio nella capsula. Se utilizzate in combinazione alla fisioterapia, portano a risultati significativamente maggiori in termini di riduzione del dolore e recupero della funzionalità della spalla.
Un altro trattamento possibile ma più invasivo rispetto a quelli precedentemente descritti, che potrebbe essere preso in considerazione prima di pensare alla chirurgia è la manipolazione sotto anestesia. Questa è risultata utile nella risoluzione dei sintomi in molti pazienti, ma potrebbe portare ad alcune complicazioni come ad esempio la lesione del cercine glenoideo, frattura dell’omero, ecc.
Qualora la condizione del paziente sia ritenuta particolarmente grave o se i sintomi persistono da diverso tempo nonostante il trattamento conservativo, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico. La tecnica più utilizzata è il rilascio capsulare tramite artroscopia alla spalla. All’operazione deve seguire una riabilitazione post chirurgica che permette una riduzione del dolore e un recupero completo della funzionalità dell’arto superiore, per aiutare il soggetto a tornare alle sue normali attività della vita quotidiana.
MESSAGGIO
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