L’infiammazione del nervo sciatico è una condizione particolarmente invalidante che colpisce gran parte della popolazione principalmente di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Il dolore lamentato dai pazienti può avere origine dalla schiena o dal gluteo e interessare unilateralmente l’intero arto inferire fino al piede. La risoluzione della sintomatologia caratteristica avviene solitamente nel giro di alcune settimane grazie ad un programma di riabilitazione di tipo conservativo (fisioterapia ed esercizio terapeutico). Nei casi più gravi in cui vi è un interessamento neurologico o quando il soggetto non trova sollievo dal trattamento conservativo, può essere presa in considerazione l’operazione chirurgica, seguita da una riabilitazione post operatoria individualizzata e specifica per ogni singolo caso.
Epidemiologia
L’infiammazione del nervo sciatico è una condizione molto comune nei soggetti adulti, con un’incidenza che varia dal 5% al 10% nella popolazione generale e una prevalenza del 3-5%. Interessa uomini e donne allo stesso modo con differenze nell’età di insorgenza della sintomatologia: gli uomini infatti sembrano riferire sintomi tipici verso i 40 anni, mentre nelle donne ha origine generalmente intorno ai 50-60 anni. Ovviamente la patologia è osservata anche nei soggetti con un età inferiore ai 40 anni o superiore ai 60. In molti casi può essere una condizione estremamente invalidante che porta il soggetto ad interrompere lo svolgimento di tutte le attività quotidiane, sportive e lavorative ma la prognosi è favorevole nella maggior parte dei casi.
Eziologia
La causa specifica della sciatica è la compressione del nervo sciatico a livello lombare. Tale compressione può essere dovuta a diversi processi, come:
- Ernia del disco lombare. Questa è la causa più comune, presente in circa il 90% dei pazienti: il fisiologico invecchiamento del soggetto, porta a disidratazione del disco lombare e alla conseguente lesione o rottura dell’anello con fuoriuscita del materiale del nucleo polposo dal disco che va a comprimere il nervo sciatico. In questo caso è necessario specificare che la sintomatologia caratteristica non è dovuta esclusivamente alla pressione sulla radice del nervo ma ad una combinazione di fattori diversi, tra cui processi infiammatori e immunologici causati dal materiale fuoruscito dal disco. L’ernia del disco non è dovuta solo al fisiologico invecchiamento ma potrebbe essere osservata anche in giovani soggetti che sottopongono la colonna a stress eccessivi e ripetitivi a causa del lavoro o dello sport.
- Spondilosi: una degenerazione della colonna vertebrale che causa una compressione del nervo interessato. Infatti, con l'avanzare dell'età, i dischi intervertebrali si disidratano e diminuiscono di spessore, trasferendo un carico crescente alle faccette articolari, con conseguente ipertrofia delle delle stesse, formazione di osteofiti e ispessimento del legamento giallo. Questi cambiamenti contribuiscono al restringimento del forame intervertebrale attraverso cui fuoriesce il nervo spinale.
- Spondilolistesi: cioè lo scivolamento di una vertebra rispetto a quella sottostante.
- Neoplasie e infezioni riscontrate raramente per questa condizione.
Fattori di rischio
Alla base delle diverse cause che portano all’infiammazione del nervo sciatico, sono stati individuati dei fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare tale condizione, qualora siano presenti nel soggetto. Tra quelli che svolgono un ruolo principale possiamo trovare:
- Età (processo degenerativo fisiologico del disco dovuto all’età)
- Peso corporeo elevato (sovrappeso o obesità)
- Carichi eccessivi, errati o ripetitivi sulla colonna
- Genetica
- Precedente storia di lombalgia
- Lavori manuali o che richiedono flessione e/o rotazione o che prevedono il mantenimento prolungato di una postura seduta, come accade per gli autisti di auto o camion.
Caratteristiche e Sintomi
I sintomi lamentati dal paziente con il nervo sciatico infiammato e i segni caratteristici della condizione osservati in sede di prima visita, sono numerosi e spesso variano in base alla causa sottostante. In generale, il soggetto riferisce dolore radicolare alle gambe e alla schiena: quest’ultimo potrebbe non essere sempre presente o comunque è inferiore rispetto al primo che risulta essere, invece, predominante. Il dolore unilaterale ha origine dal gluteo, scende alla coscia, si irradia posteriormente fin sotto al ginocchio e può interessare anche il piede e le dita. È definito come un bruciore o come acuto, penetrante, pulsante. Ha esordio improvviso e aumenta gradualmente ma, a volte, i sintomi possono manifestarsi rapidamente ed essere costanti e intensi. Al dolore sono spesso associati intorpidimento e debolezza muscolare.
In presenza di compressione del nervo causata da ernia del disco, che abbiamo visto essere la principale causa della sciatica, il dolore aumenta in posizione seduta, tossendo, con carico eccessivo sul disco o quando ci si flette in avanti ed è alleviato, invece, quando ci si sdraia o quando si cammina. In generale, la sintomatologia dolorosa segue uno schema dermatomerico: questo può rendere più semplice al professionista capire a quale livello la radice nervosa è coinvolta dalla compressione.
Ad esempio, una irritazione del nervo L4 determina sintomi sensoriali nella parte mediale della gamba. Può essere presente debolezza all’estensione del ginocchio e all’adduzione dell’anca.
Con un interessamento del nervo L5, i sintomi vengono riferiti, generalmente, nella zona laterale della gamba e nel dorso del piede. Tipico in tale contesto è il “piede cadente”: il paziente ha difficoltà a camminare sui talloni a causa di una debolezza della dorsiflessione della caviglia.
Nel caso sia coinvolto il nervo S1, i sintomi sensoriali coinvolgono la parte laterale del piede e la pianta. Il paziente ha difficoltà a camminare sulle punte dei piedi per una debolezza dei flessori plantari della caviglia.
In alcuni casi, al dolore radicolare, potrebbe essere associata anche una radicolopatia: questa si manifesta con deficit sensoriali, perdita di forza muscolare e/o dei riflessi.
Diagnosi differenziale
Distinguere l’infiammazione del nervo sciatico da altre condizioni patologiche simili è di estrema importanza per intraprendere il trattamento più adeguato nel più breve tempo possibile. A volte questo processo non risulta semplice, ma attraverso un’attenta anamnesi del paziente, un accurato esame fisico e l’utilizzo di tecniche di imaging è possibile escludere alcune patologie che con la sciatica posso condividere numerosi segni e sintomi come ad esempio:
- Frattura vertebrale
- Sindrome del piriforme
- Coxartrosi
- Sindrome della cauda equina
- Mal di schiena
Imaging
In presenza di mal di schiena che interessa anche l’arto inferiore, l’esame strumentale d’elezione indicato dai professionisti è la risonanza magnetica. Questa permette di osservare la compressione del nervo sciatico e l’eventuale presenza di ernie del disco che possono essere la causa dell’infiammazione. È indispensabile specificare, però, che un reperto come l’ernia osservata alla risonanza molto spesso è presente anche nei soggetti che non lamentano dolore. Questo vuol dire che la diagnosi di sciatica è basata sull’analisi della sintomatologia del paziente, sull’esame fisico svolto durante la prima visita e sui reperti osservati alla risonanza.
Trattamento
Il trattamento per l’infiammazione del nervo sciatico, nei pazienti che non presentano sintomi neurologici, è primariamente di tipo conservativo (non chirurgico). Questo prevede un approccio di tipo multimodale, in cui sono incluse diverse modalità di intervento per giungere alla risoluzione della sintomatologia, tra cui educazione al paziente, fisioterapia, esercizio e utilizzo appropriato di farmaci.
Al paziente, infatti, viene consigliato un riposo relativo (non assoluto a letto) ed è incoraggiato a continuare il movimento nei limiti dei sintomi sperimentati, modificando o eliminando quelle particolari attività che esacerbano il dolore. È necessario intraprendere il prima possibile un percorso di fisioterapia al fine di alleviare e gestire il dolore e recuperare la funzionalità generale dell’intero arto coinvolto: questo è possibile grazie a specifiche tecniche manuali come mobilizzazioni specifiche, tecniche neurodinamiche e in alcuni casi manipolazione vertebrale. Alla riabilitazione fisioterapica deve essere sempre associato l’esercizio terapeutico e la rieducazione posturale.
Infatti, è stato dimostrato che le lesioni alla zona lombare influenzano negativamente la muscolatura e la stabilità della colonna vertebrale e, se presenti in modo prolungato insieme a dolore, portano a schemi di prevenzione con conseguente atrofia della muscolatura, perdita di flessibilità della colonna vertebrale e biomeccanica alterata. Queste condizioni possono ritardare significativamente la guarigione o predisporre a lesioni secondarie. Lo scopo fondamentale degli esercizi è, quindi, quello di recuperare la forza e il controllo della muscolatura della colonna per garantire una riduzione del carico sulla radice interessata. Gli esercizi proposti da un fisioterapista esperto, saranno svolti inizialmente nelle sedute individuali e proseguiti, poi, in completa autonomia aumentando gradualmente il carico.
Nel trattamento conservativo può essere incluso anche l’utilizzo di farmaci specifici se prescritti dal medico di riferimento, per alleviare il dolore: questi, però, offrono beneficio al paziente solo nel breve termine. Un altro trattamento che potrebbe offrire sollievo dalla sintomatologia dolorosa include l'infiltrazione di cortisone.
Generalmente, se viene seguito con costanza ed impegno il percorso di riabilitazione conservativo, la sintomatologia si risolve in un periodo di circa 6-8 settimane. Se dopo tale periodo di tempo i sintomi non migliorano o se vi è un deficit neurologico progressivo, è necessario consultare uno specialista per valutare la situazione e discutere l’eventualità di un intervento chirurgico. Questo riduce il dolore e la sintomatologia correlata in un tempo molto inferiore rispetto alla terapia conservativa, ma nel medio e lungo termine sono stati osservati risultati simili tra le due tipologie di intervento. Il tipo di operazione più indicata per ogni singolo paziente è scelto dal chirurgo sulla base di numerose caratteristiche presenti, ma in ogni caso deve necessariamente essere seguita da un periodo di riabilitazione post operatoria al fine di recuperare la mobilità della colonna, la forza della muscolatura interessata e, soprattutto, evitare recidive.
MESSAGGIO
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