La sindrome della cauda equina è una patologia rara ma estremamente invalidante. Con il termine cauda equina (“coda di cavallo”) si fa riferimento ad un fascio di nervi presenti all’estremità del midollo spinale che termina all’incirca al livello di L1-L2. Questo fascio, simile ad una corda, contiene nervi con funzione sensoriale e motoria dei segmenti lombari, sacrali e coccigei. La compressione di tale fascio di nervi è spesso associata alla presenza di un’ernia di grandi dimensioni a livello lombare o, più raramente, ad un tumore o una frattura. I principali sintomi riferiti dai pazienti affetti da tale condizione sono dolore lombare irradiato agli arti inferiori, ritenzione o incontinenza urinaria e anestesia a sella. L’unico trattamento disponibile è l’intervento chirurgico da effettuare nel più breve tempo possibile dall’insorgenza dei sintomi (nell’arco delle 48 ore).
Epidemiologia
La sindrome della cauda equina è una condizione patologica molto rara con dati circa l’incidenza che variano in base alle cause sottostanti. Solitamente il range di prevalenza varia da un caso ogni 33000 soggetti a un caso ogni 100000 persone ogni anno. Questa rappresenta circa l’1% di tutti i dolori alla schiena. Nonostante la rarità di tale condizione è comunque molto studiata a livello mondiale soprattutto per la sintomatologia severa e per l’elevato numero di mancate diagnosi o ritardi nell’intervento con conseguenze invalidanti a lungo termine. Inoltre, la maggior parte delle diagnosi di cauda equina avviene di media intorno ai 40 anni (l’età è generalmente compresa tra i 30 e i 50 anni). L’età e l’obesità sembrano essere i maggiori fattori di rischio per lo sviluppo della patologia. Non vi sono, invece, differenze significative tra i due sessi.
È utile specificare che non tutti i soggetti con ernia del disco lombare sviluppano i sintomi tipici della sindrome della cauda equina, ma solo l’1-3% dei casi di significativa ernia del disco.
Eziologia
La sindrome della cauda equina è dovuta ad una compressione dei nervi che si trovano sotto il midollo spinale. Questa compressione è causata, nella maggior parte dei casi, da un’ernia significativa (spesso a livello di L4-L5). La rottura nell’anello fibroso del disco porta alla fuoriuscita di materiale che comprime e irrita (attraverso il rilascio di particolari sostanze) i nervi della cauda equina, generando la sintomatologia tipica. Tuttavia, vi sono numerose condizioni patologiche che potrebbero portare allo sviluppo di tale sindrome, come ad esempio:
- Stenosi lombare
- Tumore
- Trauma
- Frattura vertebrale
Caratteristiche e Sintomi
Dato l’elevato numero di potenziali presentazioni cliniche della sindrome della cauda equina, risulta di fondamentale importanza lo svolgimento di un’attenta anamnesi ed un accurato esame clinico obiettivo nei pazienti che lamentano specifici sintomi: infatti può essere utile approfondire la condizione del paziente con una serie di domande circa la presenza di traumi, interventi chirurgici recenti, utilizzo di farmaci o sostanze stupefacenti e, soprattutto, circa la funzionalità urinaria e intestinale.
La sindrome della cauda equina, infatti, presenta un’ampia gamma di segni e sintomi che possono aver origine con:
- Mal di schiena significativo (lombalgia severa)
- Sciatica o lombosciatalgia unilaterale o bilaterale
- Debolezza o alterata sensazione degli arti inferiori
- Anestesia a sella (perdita di sensibilità nella zona tra l’ano e i genitali)
- Alterate funzioni della vescica e dell’intestino con incontinenza o ritenzione urinaria e fecale. Queste disfunzioni sono, senza dubbio, il campanello d’allarme della presenza di tale condizione.
- Assenza del riflesso achilleo e patellare.
Questi sintomi possono essere accompagnati o sfociare in manifestazioni cliniche altrettanto gravi, caratterizzate da:
- Disfunzione sessuale
- Paraplegia nei casi più gravi
Tutti questi sintomi possono avere un esordio lento e graduale nell’arco di settimane o mesi, con possibile difficoltà nell’identificazione della condizione a causa della sintomatologia lieve o, nella maggior parte dei casi, aver inizio improvvisamente anche in assenza di mal di schiena precedente con un aggravamento acuto nel giro di 24 ore.
Risulta, quindi, fondamentale una diagnosi tempestiva per evitare esiti negativi che portino a conseguenze disastrose ed irreversibili per la salutale fisica e psicosociale del paziente. È utile ricordare che sintomi come disfunzioni della vescica o anestesia a sella devono far allertare il professionista e inviare d’urgenza il paziente allo specialista più indicato.
Diagnosi differenziale
Una valutazione approfondita e dettagliata è fondamentale anche per poter identificare o escludere alcune condizioni patologiche che possono condividere segni e sintomi con la sindrome della cauda equina, tra cui:
Imaging
Come già accennato, la diagnosi di sindrome della cauda equina è sostanzialmente clinica, basata principalmente sulla sintomatologia lamentata dal paziente, con attenzione particolare alla presenza di anestesia a sella e alle disfunzioni vescicali. In presenza di tale costellazione di sintomi, il professionista indicherà al paziente la necessità di integrare l’esame anamnestico con l’utilizzo di specifici esami strumentali, che potrebbero aiutare ad avere un quadro più preciso e completo della condizione.
L’imaging maggiormente indicato in tale contesto è la risonanza magnetica, che permette di osservare la presenza di compressione dei nervi della cauda equina a causa di ernie o tumori. Questa è utile per comprendere meglio la condizione, escludere altre patologie e pianificare l’intervento chirurgico. In specifiche situazioni (presenza di pacemaker o claustrofobia) la risonanza magnetica può essere sostituita dalla TAC. In alcuni contesti potrebbe essere suggerita la necessità di radiografie, per escludere eventuali fratture.
Trattamento
Data la severità della sintomatologia descritta il trattamento indicato è di tipo chirurgico. Quando vengono riconosciuti campanelli d’allarme specifici è da indicare, d’urgenza, un consulto neurochirurgico al fine di valutare la gravità della situazione e discutere la futura gestione chirurgica. L’intervento chirurgico prevede una completa decompressione dei nervi che costituiscono la cauda equina.
Il paziente deve essere sottoposto ad operazione chirurgica entro 24-48 ore dalla comparsa della sintomatologia, al fine di prevenire conseguenze negative e disfunzioni permanenti. Più rapida è la diagnosi e quindi l’intervento chirurgico, migliore è la prognosi in riferimento alla funzione sensoriale, motoria, urinaria e rettale. Un ritardo nell’operazione chirurgica può causare danni permanenti alle radici nervose con conseguenti sintomi invalidanti di lunga durata e/o stabili nel tempo. Diversi studi hanno riscontrato, infatti, che più precoce è l’intervento chirurgico, migliore sarà l’esito e il recupero del paziente.
Successivamente è indicata una riabilitazione fisioterapica con l’obiettivo di migliorare e recuperare la forza muscolare della colonna vertebrale e degli arti inferiori, lavorando principalmente sul controllo neuromuscolare, sulla flessibilità dei muscoli coinvolti, sulla gestione graduale dei carichi e un’attenzione particolare alla postura.
MESSAGGIO
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