Il mal di schiena lombare può essere considerato un sintomo piuttosto che una patologia, poiché molto spesso è espressione di diverse condizioni patologiche correlate (come l’ernia, la frattura vertebrale o la stenosi lombare). È comunque una delle condizioni più comunemente osservate tra i soggetti di età adulta tra i 45 e i 60 anni di età. Può colpire in egual misura uomini e donne e può esse causata da diverse disfunzioni che interessano una o più strutture anatomiche della zona lombare, come ad esempio i muscoli, i dischi intervertebrali, le faccette articolari ecc. Dolore nella parte bassa della schiena, limitazione funzionale, e difficoltà nello svolgimento delle normali attività sono i sintomi lamentati da tutti i pazienti con lombalgia. A questi, spesso, possono associarsi anche altre caratteristiche come ad esempio dolore che scende all’arto inferiore, intorpidimento e varie disfunzioni.
Molti fattori possono scatenare il dolore alla schiena o comunque aumentare le probabilità che questo si sviluppi in un determinato soggetto. Tra i principali troviamo un elevato peso corporeo, l’età avanzata, pesanti lavori manuali o sedentari, ecc. Il trattamento è generalmente di tipo conservativo con fisioterapia ed esercizio terapeutico anche se, in alcuni specifici casi, potrebbe rivelarsi necessario un intervento chirurgico.
Epidemiologia
Il mal di schiena lombare è una delle condizioni patologiche per cui più comunemente i soggetti si rivolgono al medico. La prevalenza una tantum nel corso della vita di un episodio di lombalgia varia dal 60% al 90%. In genere, i soggetti maggiorente interessati hanno un’età compresa tra i 45 e i 60 anni e la prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età. Inoltre, non vi sono differenze significative tra uomini e donne. Colpisce principalmente coloro che svolgono lavori manuali pesanti (come ad esempio gli OSS) o lavori sedentari (come ad esempio camionisti o impiegati).
Problemi di particolare importanza all’interno di tale contesto riguardano la cronicità del mal di schiena lombare e l’elevato rischio di recidive entro un anno dal primo episodio che si possono, però, prevenire grazie ad un accurato percorso fisioterapico.
Eziologia
Ad oggi sappiamo che in circa l’85% dei casi di mal di schiena lombare non è possibile identificare una causa univoca e specifica (si parla spesso infatti di lombalgia aspecifica). Sicuramente nella maggior parte dei pazienti che presentano tale condizione possono essere coinvolte lesioni muscolari, legamentose o alterazioni degenerative della colonna vertebrale: il disco intervertebrale, i tendini, i legamenti, i muscoli e le faccette articolari possono quindi essere fonte di mal di schiena lombare, anche se non sempre è semplice comprendere con esattezza quale struttura anatomica sia realmente coinvolta e quindi localizzarne l’origine anche perché, molto spesso, agli esami strumentali tali strutture non risultano compromesse.
Tra le principali cause di mal di schiena lombare è possibile, però, individuare diverse condizioni patologiche, tra cui:
- Ernia del disco, ovvero la fuoriuscita di materiale che costituisce il disco intervertebrale che va a comprimere o irritare la radice del nervo adiacente. Questo può essere causato da un normale processo di invecchiamento e degenerazione o da un elevato sforzo.
- Spondilosi, cioè dei cambiamenti degenerativi che possono essere riscontrati in tutta la colonna, collegati all’avanzare dell’età o all’utilizzo eccessivo.
- Spondilolistesi, una condizione in cui una vertebra scivola anteriormente o posteriormente rispetto alla vertebra inferiore, determinando un’instabilità vertebrale.
- Frattura vertebrale, presenti soprattutto nei soggetti più anziani o nei pazienti con severa osteoporosi.
- Stenosi lombare, un restringimento del canale vertebrale dovuto a cambiamenti degenerativi nella struttura della colonna, collegati all’età.
- Sindrome della cauda equina, una patologia caratterizzata dalla compressione del fascio di nervi nella zona lombo-sacrale.
- Infezioni o tumori.
Fattori di rischio
Anche se il mal di schiena lombare è una condizione molto comune nella popolazione generale, vi sono alcuni fattori che, se presenti nel soggetto, possono aumentare la probabilità che tale condizione si sviluppi in un determinato paziente. Tra questi è possibile identificare:
- Età avanzata
- Sovrappeso o obesità
- Stile di vita sedentario
- Precedenti episodi di mal di schiena
- Lavori fisici pesanti che richiedono sollevamenti di carichi pesanti, mantenimento prolungato di posizioni, torsioni ecc.
- Fattori psicosociali come insoddisfazione lavorativa, depressione, ecc.
Caratteristiche e Sintomi
Una valutazione attenta e scrupolosa dei segni e dei sintomi del paziente può aiutare il professionista a comprendere meglio quale sia la causa che genera mal di schiena lombare e indicare, di conseguenza, il miglior trattamento. La lombalgia, infatti, può presentarsi in associazione ad altre condizioni come dolore agli arti o limitazioni importanti ed essere alleviata sia dal riposo che dal movimento. In generale, i sintomi principali lamentati dai pazienti sono: dolore alla zona inferiore della schiena con movimenti limitati, difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane e lavorative e rigidità lombare.
Nello specifico, in presenza di una lombosciatalgia solitamente il paziente riferisce anche dolore che si irradia all’arto inferiore unilateralmente coinvolgendo anche il piede. Questo è generalmente peggiore quando il soggetto è in piedi o seduto e migliora in posizione supina. Inoltre, possono essere riferiti intorpidimento, formicolio o debolezza degli arti inferiori. La sciatica può essere causata da ernie o da spondilosi.
Solitamente, un esordio acuto di dolore è associato ad ernia del disco o contrattura muscolare (trigger point). Quando il dolore lombare ha un’insorgenza lenta e progressiva, invece, è più probabile che si tratti della presenza di processi degenerativi della colonna.
Infine, il riscontro di disturbi alla vescica o all’intestino possono comparire insieme a lombalgia e possono essere caratteristici della presenza di una condizione patologica nota come “Sindrome della cauda equina”, che richiede un intervento rapido da parte di un chirurgo.
Imaging
Sebbene la diagnosi di mal di schiena lombare sia essenzialmente clinica e basata sui segni e i sintomi osservati dal professionista all’esame fisico o lamentati dal paziente stesso, vi sono alcune situazioni in cui possono essere richiesti degli esami strumentali per comprendere meglio la condizione o escludere patologie severe. Sicuramente l’integrazione dell’esame fisico svolto con cura e i risultati ottenuti dall’imaging, aiuteranno il professionista nella corretta definizione della condizione patologica.
Nello specifico in presenza di lombalgia possono essere indicati:
- Radiografia: utile per escludere fratture o condizioni più gravi come alcuni tumori.
- Risonanza magnetica: utilizzata per studiare ed osservare lo stato dei tessuti molli, dei legamenti o dei dischi intervertebrali. Solitamente questo esame è consigliato quando si sospetta la presenza di una radicolopatia o sciatica.
- TAC: indicata quando non è possibile avvalersi della risonanza magnetica (ad esempio nei casi di claustrofobia o presenza di pacemaker). È utile per valutare lo stato delle componenti ossee.
Trattamento
La maggior parte dei casi di mal di schiena lombare trova risoluzione grazie ad un trattamento di tipo conservativo (non chirurgico). Questo prevede una fase iniziale in cui il paziente è informato circa la propria patologia, l’iter da intraprendere e i tempi di recupero. Verranno modificate alcune attività che aggravano la condizione e sarà consigliato un riposo relativo: anche nei casi più severi è necessario, se possibile, continuare con attività fisica di leggera entità, ed evitare il riposo assoluto a letto che potrebbe invece dar origine a rigidità o atrofia muscolare. È necessario che il paziente prenda atto del ruolo attivo che ricopre durante tutto il percorso di riabilitazione e che la costanza nelle sedute di trattamento e nello svolgimento degli esercizi è la chiave fondamentale per un recupero completo e più rapido.
La fase più importante del trattamento conservativo è quella della fisioterapia: questa infatti, attraverso specifiche tecniche di terapia manuale (come manipolazioni, mobilizzazioni e tecniche miofasciali dirette alla muscolatura) permette di gestire il dolore lombare, recuperare il range completo di movimento e tornare a svolgere tutte le attività della vita quotidiana. In questo contesto è fondamentale integrare i trattamenti fisioterapici con l’esercizio terapeutico. Gli esercizi, svolti prima sotto la supervisione di un fisioterapista e poi in autonomia, permetteranno al paziente di lavorare gradualmente sul controllo, sulla forza e sulla mobilità articolare, per il ripristino dei corretti movimenti della zona lombare.
Anche la rieducazione posturale è di grande importanza poiché permette di lavorare sulla postura e quindi prevenire recidive o cronicizzazioni del mal di schiena, migliorando la mobilità e la funzionalità.
Si ricorda che limitare o eliminare l’attività fisica è una scelta errata poiché potrebbe svilupparsi rigidità della zona interessata.
A questa tipologia di trattamento può essere associata anche una terapia farmacologia se espressamente prescritta dal medico di riferimento: i fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) o i miorilassanti, ad esempio, possono offrire beneficio nel breve termine poiché alleviano la sintomatologia dolorosa. Sicuramente è da evitare l’uso prolungato di tali sostanze.
In alcuni casi, invece, potrebbe essere indicato un trattamento di tipo chirurgico. Questo è utilizzato solitamente in presenza di grave mal di schiena lombare che non risponde al trattamento conservativo dopo un periodo di sei mesi o se vi è la presenza di una radicolopatia con deficit neurologico ingravescente. Anche l’intervento chirurgico deve essere sempre seguito dal un percorso di riabilitazione che permetta al paziente la gestione del dolore, il recupero della forza e della gamma completa di movimento.
MESSAGGIO
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