Il dolore cervicale è una condizione molto comune nella popolazione generale, con un’elevata percentuale di soggetti che sperimenterà almeno un episodio nell’arco della propria vita. I soggetti di mezza età, le donne e coloro che svolgono specifici lavori sono particolarmente predisposti a sviluppare dolore al collo. Nella maggior parte dei casi non vi è una causa nota sottostante all’origine di questa problematica ed è infatti definita aspecifica (o idiopatica). L’insorgenza del dolore può essere graduale e coinvolgere anche la scapola o la testa. I movimenti possono essere limitati e in molti casi risulta essere estremamente invalidante, tanto da costringere il soggetto ad interrompere molte attività. Il trattamento è di tipo conservativo e comprende la fisioterapia e l’esercizio terapeutico, che permetteranno una riduzione del dolore, il recupero del range completo di movimento e il recupero della forza muscolare, evitando recidive e cronicizzazioni.
Epidemiologia
Il dolore cervicale è una delle condizioni più frequentemente osservate nella popolazione generale. In particolare risulta essere il secondo disturbo più comune, preceduto solo dal mal di schiena. Circa il 30-50% della popolazione sperimenterà dolore al collo almeno una volta nell’arco della propria vita. Questa condizione è riscontrata maggiormente nelle donne rispetto agli uomini. La prevalenza del dolore al collo aumenta con l'età, presenta un picco nella mezza età, diminuendo di nuovo in tarda età e spesso coesiste con altre patologie come lombalgia, mal di testa e cattiva salute personale, che potrebbero essere collegate ad una prognosi peggiore. Inoltre, particolarmente predisposti allo sviluppo di tale condizione risultano essere coloro che svolgono lavori d’ufficio (che richiedono il mantenimento di posture prolungate in flessione della colonna cervicale), lavori manuali e lavori ad elevato impatto psicologico.
Infine, sebbene la maggior parte degli episodi di dolore al collo si risolva entro brevi periodi di tempo (quando adeguatamente trattati), è possibile che alcuni pazienti sperimentino il protrarsi del dolore cervicale o che riferiscano una recidiva a distanza di un anno dal precedente episodio. Non vi è ancora un accordo circa le percentuali di coinvolgimento di questi soggetti in un ulteriore episodio, ma sicuramente un adeguato percorso di riabilitazione con fisioterapia ed esercizi ridurrà le probabilità di recidive o cronicizzazione dei sintomi (circa il 10% dei pazienti).
Eziologia
Ad oggi, non è possibile indicare con esatta precisione quali siano le cause del dolore cervicale. Nella maggior parte dei casi questa patologia viene definita aspecifica (idiopatica o meccanica), poiché non è possibile indicare la specifica causa che dà origine alla sintomatologia caratteristica. Ne deduciamo che qualunque struttura anatomica localizzata nella zona cervicale, può essere una possibile fonte di dolore, come ad esempio i muscoli, i tendini, i legamenti, le faccette articolari, i dischi intervertebrali ecc. Attualmente, infatti, non vi sono specifici test che permettono di identificare con esattezza l’origine della patologia, ma un’attenta anamnesi e un’accurata valutazione clinica da parte di un professionista preparato e competente, aiuterà di certo ad avere un’idea più chiara della condizione, ad escludere alcune cause specifiche, ipotizzando l’interessamento di determinate strutture piuttosto che di altre e impostare il successivo trattamento.
In una ridotta percentuale di soggetti, invece, il dolore al collo può essere attribuito a specifiche cause conosciute: questa condizione, infatti, può essere associata a ernia del disco cervicale, frattura vertebrale, spondilolistesi, trigger point, traumi dei tessuti molli e delle strutture articolari (come ad esempio il colpo di frusta). In altri rari casi, il dolore cervicale può essere dovuto a cause più gravi come un tumore o un’infezione.
In generale, posture errate, tensione del collo, traumi sportivi o lavorativi, squilibri biomeccanici, fattori psicologici (come ansia e depressione) o semplicemente una caduta o un incidente sul lavoro, possono portare allo sviluppo del dolore cervicale.
Fattori di rischio
All'interno di un quadro "Bio-Psico-Sociale", è possibile identificare una serie di fattori, definiti fattori di rischio, che potrebbero contribuire allo sviluppo del dolore cervicale se presenti nel soggetto, aumentandone la probabilità di insorgenza. I principali sono:
- Età
- Sesso
- Genetica
- Fumo
- Sovrappeso/Obesità
- Stile di vita sedentario (scarsa attività fisica)
- Precedenti lesioni o precedente dolore cervicale
- Traumi
- Colpo di frusta
- Dolore lombare
- Mal di testa
- Cattiva salute generale
- Tensione muscolare
- Fattori psicologici (come depressione, ansia, bassa soddisfazione lavorativa o scarsa percezione di sostegno sul posto di lavoro, paura del movimento, catastrofizzazione del dolore, stress emotivi), hanno un forte impatto non solo sull’insorgenza dei sintomi ma anche nella transazione da uno stato di dolore acuto a uno cronico.
Caratteristiche e Sintomi
I pazienti con dolore cervicale lamentano un esordio insidioso e graduale. Questo può essere riferito come un dolore diffuso che coinvolge la zona del collo o come unilaterale associato a dolore alla scapola e/o alla spalla se è coinvolto il rachide cervicale inferiore, o a mal di testa quando è interessato il rachide cervicale superiore. Solitamente vi è una ridotta mobilità del collo, con movimenti limitati e dolorosi (flessione, rotazione ed estensione). Raramente sono presenti parestesie (come formicolio o intorpidimento), ma a volte il paziente potrebbe lamentare delle sensazioni insolite.
Il dolore al collo può variare da lieve a grave e, mentre per alcuni soggetti potrebbe non essere un ostacolo al normale funzionamento, per altri può essere particolarmente invalidante ed interferire negativamente nello svolgimento di numerose attività quotidiane, lavorative e sportive, con la possibile insorgenza anche di sintomi psicologici (come ansia, stress, depressione ecc.) che svolgono un ruolo importante nella cronicizzazione della sintomatologia e nello sviluppo di recidive nel corso degli anni.
Altri sintomi che potrebbero essere riferiti sono rigidità, dolore notturno o dolore alla palpazione sull’area interessata.
Solitamente, non è la struttura coinvolta a determinare il tipo di dolore sperimentato, ma il suo “rifornimento” nervoso. In altre parole, ogni struttura anatomica può irradiare dolore a diverse zone quindi, osservando attentamente i sintomi del soggetto è possibile ipotizzare la struttura sottostate coinvolta. In particolare:
- Il dolore derivante da C1-C2 e da C2-C3 è simile nella distribuzione. Entrambi tendono a localizzarsi nella regione suboccipitale e irradiarsi all'occipite, alla regione auricolare, al vertice della testa, alla fronte e all'occhio. Nella testa, il dolore da C1-C2 tende a verificarsi più in alto del dolore C2-C3, cioè nel vertice piuttosto che nella fronte e nella tempia.
- Il dolore derivante da C3-C4 tende ad irradiarsi in un’area più inferiore del collo.
- Il dolore derivante da C4-C5 tende a presentarsi tra il collo e la parte superiore del cingolo scapolare.
- Il dolore derivante da C5-C6 e C6-C7 comprende la parte inferiore del collo e il cingolo scapolare. Nello specifico il dolore C5-C6 tende a irradiarsi più lateralmente verso la spalla in corrispondenza del deltoide. Il dolore C6-C7, invece, tende a irradiarsi più medialmente, verso la scapola.
Una valutazione approfondita e un esame clinico obiettivo svolto con particolare attenzione e competenza permette, quindi, al professionista di comprendere in parte l’origine del dolore per indicare, di conseguenza, il percorso di riabilitazione più adeguato e specifico possibile.
Diagnosi differenziale
Come già indicato in precedenza, la maggior parte dei casi di dolore cervicale viene definita aspecifica poiché non è nota la causa sottostante. In alcuni pazienti però l’origine di tale patologia è conosciuta e deve essere distinta da altre condizioni che possono condividere alcuni segni e sintomi con il dolore cervicale, per giungere ad una corretta diagnosi e intraprendere il giusto percorso riabilitativo. Tra le diverse condizioni da differenziare è possibile trovare:
- Ernia del disco cervicale
- Radicolopatia cervicale
- Stenosi cervicale
- Spondilolistesi
- Sindrome di Parsonage Turner
- Frattura vertebrale
- Sindrome dello stretto toracico
- Tumore
- Mielopatia
Imaging
La diagnosi di dolore cervicale è clinica ed è quindi basata sulle informazioni ottenute durante l’anamnesi e quelle che emergono dall’attenta valutazione clinica svolta dal professionista in sede di prima visita. In questo contesto gli esami strumentali non aiutano nella diagnosi e oltre ad essere spesso inutili, sono anche potenzialmente fuorvianti. Infatti, numerosi studi presenti in letteratura hanno sottoposto dei soggetti sani e asintomatici (cioè che non presentano nessun tipo di sintomo) a risonanza magnetica o a radiografia. Nella maggior parte dei casi, come accade molto spesso anche nei casi di lombalgia, dolore alla spalla, ecc., dai referti sono emerse diverse anomalie, come ad esempio degenerazione del disco intervertebrale, spondilosi, artrosi, stenosi, ecc. Questi dati, hanno portato numerosi studiosi a concludere che spesso i risultati degli esami strumentali non sono correlati con la sintomatologia dei pazienti e che molto probabilmente le anomalie presenti nei referti dei soggetti asintomatici erano collegate a normali processi degenerativi fisiologici dovuti all’età.
Di conseguenza, utilizzare esami strumentali con pazienti che lamentano dolore cervicale, a volte potrebbe risultate inutile poiché, con molta probabilità, saranno osservate differenti anomalie che, seppur presenti, potrebbero non essere la causa dei sintomi dei nostri pazienti in moltissimi casi.
Per questo è fondamentale una forte correlazione tra l'esame obiettivo e gli studi di imaging ed è, quindi, indispensabile una valutazione clinica attenta e accurata, in modo da utilizzare tali esami diagnostici in forma esclusiva quando si vogliono escludere altre condizioni patologiche o confermare alcune ipotesi diagnostiche. Tra i principali esami utilizzati, vi sono:
- Radiografia: che permette di osservare o escludere l’eventuale presenza di una frattura cervicale o di spondilolistesi.
- Risonanza magnetica: utile per osservare lo stato dei tessuti molli, come il disco intervertebrale, ma è caratterizzata da un elevato tasso di anomalie osservate in individui asintomatici. Questa può essere indicata quando sono presenti sintomi neurologici o se il dolore persiste dopo un prolungato periodo di trattamento conservativo.
Trattamento
Il trattamento per il dolore cervicale ha l’obiettivo di ridurre la sintomatologia, eliminando il dolore al collo lamentato del paziente e recuperando la completa mobilità articolare, per permettere il ritorno alle normali attività quotidiane, lavorative e sportive svolte in precedenza e spesso interrotte proprio a causa dei sintomi. La gestione utilizzata per questa problematica è quella di tipo conservativo (non chirurgico). Questa ha sempre inizio con un’educazione del paziente, attraverso la quale vengono forniti nei dettagli i tempi e le modalità di recupero e le caratteristiche della propria condizione. Il fisioterapista consiglierà un riposo relativo (e non assoluto o completo) da quelle attività che potrebbero aggravare la sintomatologia, modificandole ma non interrompendole, quando possibile o necessario.
Fondamentale nel percorso di riabilitazione è la fisioterapia: questa ha lo scopo di ridurre e quindi eliminare il dolore al collo e recuperare il completo range di movimento, attraverso tecniche di terapia manuale ortopedica (mobilizzazione, manipolazione vertebrale e tecniche miofasciali) e attraverso l’utilizzo della rieducazione posturale. Queste tecniche permettono di recuperare l’articolarità, migliorare l’elasticità muscolare, ripristinare la corretta biomeccanica ed eliminare tensioni e posture errate, che molto spesso sono implicate nella genesi del dolore cervicale.
Il gold standard nel trattamento di questa patologia è sicuramente l’esercizio terapeutico. Gli esercizi, programmati dal proprio fisioterapista in base alle caratteristiche individuali del paziente, permetteranno un rinforzo della muscolatura coinvolta grazie all’introduzione di carichi graduali, il ripristino della corretta funzionalità della zona cervicale e il miglioramento del controllo motorio. Questo è fondamentale per aiutare il paziente nel rientro alle diverse attività precedentemente compromesse e ridurre, di conseguenza, la disabilità e il disagio associati. Inoltre gli esercizi, oltre ad avere importanti benefici sulla salute generale delle persone, sono particolarmente efficaci nella prevenzione delle recidive e nel mantenimento dei risultati ottenuti. Infatti è stato dimostrato che i programmi di esercizio prevengono il dolore alla colonna vertebrale in generale.
In associazione a tali tecniche, e se prescritti dal proprio medico, alcuni pazienti possono trovare sollievo temporaneo dal dolore attraverso l’utilizzo di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).
MESSAGGIO
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