La cervicobrachialgia è una condizione causata dalla compressione o dall’irritazione di uno dei nervi compresi tra C5 e C8, dovute a ernia o spondilosi cervicale. Questa interessa principalmente soggetti sopra i 30 anni ed è caratterizzata da sintomi e segni come dolore al braccio e possibile dolore al collo, con associazione di intorpidimento e formicolio, che possono irradiarsi alla mani e interessare le dita. In concomitanza alla sintomatologia dolorosa potrebbe essere presente anche radicolopatia cervicale che causa alterazione motoria, della sensibilità e dei riflessi. La cervicobrachialgia è una condizione molto invalidante ma che può trovare sollievo e risoluzione grazie all’utilizzo di un trattamento di tipo conservativo, costituito da modifica delle attività, fisioterapia (con esercizio e posturale) ed eventuali farmaci antinfiammatori. L’intervento chirurgico è poco utilizzato ed indicato per i pazienti che non trovano giovamento dal trattamento conservativo o che lamentano sintomi in peggioramento e invalidanti.
Epidemiologia
La cervicobrachialgia è una condizione che colpisce soprattutto soggetti di età compresa tra 30 e 60 anni, con una prevalenza che varia dall’1% al 3% in continuo aumento con l’avanzare dell’età del soggetto. Interessa, spesso, pazienti che svolgono specifici lavori fisici che richiedono sollevamenti ripetitivi di carichi. Le radici nervose maggiormente coinvolte sono C6 e C7, seguite da C5 e C8 che risultano essere, invece, meno comuni.
Eziologia
I sintomi caratteristici della cervicobrachialgia derivano dalla compressione e dall’irritazione della radice di un nervo cervicale dovute soprattutto a causa di due specifiche condizioni: ernia del disco cervicale e spondilosi cervicale.
L’ernia è caratterizzata dalla degenerazione del disco intervertebrale il quale, a causa dell’età o di forti traumi, subisce maggiore pressione e quindi va incontro a piccole lesioni nella sua parte esterna (anello fibroso), con conseguente fuoriuscita del materiale interno (nucleo polposo). Tale protrusione del disco va a comprimere o irritare la radice del nervo causando i sintomi tipici.
Con il termine spondilosi, invece, facciamo riferimento ad una degenerazione dovuta generalmente all’avanzare dell’età che interessa i dischi intervertebrali, i corpi vertebrali, le faccette articolari, i legamenti del rachide cervicale e i tessuti molli. Tale degenerazione, più comune nei soggetti di età avanzata, determina la compressione e l’irritazione del nervo con conseguente sintomatologia.
Fattori di rischio
Nella genesi della cervicobrachialgia giocano un ruolo importante alcune condizioni che possono essere definite “fattori di rischio” che, se presenti nel paziente, potrebbero aumentare la probabilità di sviluppare la patologia. Tra i principali possiamo individuare:
- Sesso maschile
- Svolgimento di specifici sport o lavori che richiedono il sollevamento di carichi pesanti o vibrazioni, in modo continuativo e ripetitivo
- Ernia del disco lombare
- Familiarità
- Colpo di frusta
- Traumi
- Fumo
Caratteristiche e Sintomi
La cervicobrachialgia presenta specifici segni e sintomi caratteristici che vengono riferiti dal paziente durante lo svolgimento della visita o possono essere osservati dal professionista di riferimento durante l’esame obiettivo. Nella maggior parte dei casi questi risultano essere sufficienti per inquadrare la situazione. Nello specifico, il soggetto lamenta dolore ad uno o entrambi gli arti superiori (più spesso unilaterale) che può essere associato o meno a dolore cervicale. L’irradiazione del dolore varia a seconda della radice del nervo coinvolta: osservare attentamente le aree e regioni dolorose permette di comprendere meglio quale nervo è interessato. Infatti:
- Un coinvolgimento del nervo C5 (dovuto ad una compressione/irritazione a livello C4-C5), causa sintomi al collo, alla spalla e alla parte laterale dell’arto superiore.
- Un coinvolgimento del nervo C6 (dovuto ad una compressione/irritazione a livello C5-C6), causa dolore alla parte laterale dell’avambraccio e arriva fino alle prime due dita (pollice e indice)
- Un coinvolgimento del nervo C7 (dovuto ad una compressione/irritazione a livello C6-C7), causa dolore alla parte posteriore dell’avambraccio fino ad arrivare al terzo dito (medio)
- Un coinvolgimento del nervo C8 (dovuto ad una compressione/irritazione a livello C7-T1), causa dolore alla parte mediale dell’avambraccio fino al quarto e quinto dito (anulare e mignolo)
In concomitanza potrebbero essere presenti anche deficit sensoriali, motori e dei riflessi quando siamo in presenza di una radicolopatia cervicale. Infatti il soggetto può riferire intorpidimento, formicolio, perdita di sensibilità, sensazione di scossa elettrica, bruciore, debolezza muscolare, disfunzione motoria del collo e degli arti superiori che potrebbero peggiorare con l’estensione del collo o la flessione laterale della testa sul lato colpito.
Infine, è necessario che durante l’esame obiettivo venga posta particolare attenzione all’anamnesi del paziente e ai suoi sintomi: questo permette di identificare alcuni specifici elementi (definiti “red flags”) che non sono caratteristici della cervicobrachialgia ma sintomo di altre patologie più severe. In presenza di queste bandiere rosse, è necessario l’invio urgente ad uno specialista per approfondire la condizione. Tra i fattori principali che dovrebbero destare maggiore preoccupazione e particolare attenzione, individuiamo:
- febbre
- inspiegabile perdita di peso
- dolore o sintomi presenti anche durante la notte
- tumore precedente
- immunosoppressione
- abuso di droghe per via endovenosa
- sintomi presenti prima dei 20 anni
- segni e sintomi costanti, in aumento o che disturbano il sonno del paziente
- coscienza alterata
- segni e sintomi del sistema nervoso centrale
La cervicobrachialgia può essere una condizione estremamente invalidante sia dal punto di vista fisico che psicologico. L’obiettivo fondamentale, quindi, è quello di giungere ad una tempestiva diagnosi e indirizzare rapidamente il paziente verso la tipologia di trattamento più adeguata alla propria situazione.
Diagnosi differenziale
I sintomi tipici della cervicobrachialgia possono essere presenti anche in altre diverse condizioni patologiche. Una corretta e rapida diagnosi differenziale, basata sull’anamnesi e sulla valutazione clinica, permette di intraprendere il percorso di riabilitazione più adeguato all’esigenza. Tra le principali patologie che condividono alcuni segni e sintomi con la cervicobrachialgia, troviamo:
- Frattura vertebrale
- Spondilolistesi
- Sindrome di Parsonage Turner
- Infiammazione della cuffia dei rotatori
- Lesione cuffia dei rotatori
- Sindrome dello stretto toracico
- Capsulite adesiva
- Sindrome del tunnel cubitale
- Sindrome del tunnel carpale
- Tendinite della spalla
- Spalla congelata
- Trigger point
- Cervicalgia
- Mielopatia
- Tumore o metastasi
Imaging
La diagnosi di cervicobrachialgia è principalmente clinica e basata sulla raccolta dei dati personali del paziente (circa la storia clinica, i segni e i sintomi caratteristici) e le informazioni ottenute dall’esame fisico obiettivo. Gli esami strumentali (o imaging) vengono utilizzati in questo contesto per confermare l’ipotesi diagnostica e per escludere eventuali altre patologie concomitanti quando vi è una storia di trauma, sintomi persistenti o presenza di red flag. Tra i principali esami maggiormente utilizzati troviamo:
- Radiografia: utile per osservare l'altezza del disco intervertebrale, la presenza di alterazioni degenerative o lo stato del forame.
- Risonanza magnetica: è l’esame maggiormente utilizzato per valutare il rachide cervicale in presenza di sintomi da cervicobrachialgia. Questa permette di osservare e valutare le strutture dei tessuti molli (come ad esempio il disco) e il decorso del nervo interessato.
- TAC: utilizzata per esaminare i tessuti ossei del rachide cervicale e valutare l’eventuale presenza di osteofiti o formazioni ossee anormali che possono causare compressione o irritazione della radice nervosa.
Trattamento
Quasi tutti i casi di cervicobrachialgia trovano soluzione dalla sintomatologia grazie ad un intervento di tipo conservativo (non chirurgico). Gli obiettivi principali di questa tipologia di trattamento sono il sollievo dal dolore, il miglioramento della funzione e la prevenzione delle recidive. Il trattamento conservativo comprende diverse modalità di intervento che utilizzate in combinazione tra loro permettono una risoluzione più rapida e completa della sintomatologia. Inizialmente potrebbero essere consigliate al paziente alcune modifiche nelle attività svolte che richiedono l’utilizzo del rachide cervicale e che vanno a riprodurre o esacerbare i sintomi dolorosi.
Punto cardine del trattamento conservativo è la fisioterapia, necessaria per ridurre il dolore al braccio e al collo, recuperare la gamma di movimento e la mobilità attraverso specifiche tecniche di terapia manuale (come mobilizzazioni, manipolazione vertebrale, tecniche miofasciali e tecniche neurodinamiche) e attraverso l’indispensabile esercizio terapeutico. Gli esercizi, svolti In modo graduale inizialmente sotto il controllo del fisioterapista e proseguiti poi in autonomia sulla base di uno specifico programma di recupero formulato dal professionista, permettono il rinforzo della muscolatura del collo e dell’arto superiore, la risoluzione della sintomatologia dolorosa, il recupero della piena mobilità e della funzione muscolare alterata, per tornare a svolgere tutte le attività precedentemente compromesse e prevenire le recidive. Infine, molto utile in presenza di cervicobrachialgia è la rieducazione posturale attraverso la quale il fisioterapista aiuta il paziente a migliorare la postura, la stabilità e la propriocezione del tronco e del collo, indispensabili per un recupero completo della condizione.
All’interno del trattamento conservativo, se prescritti dal medico, possono essere inclusi anche alcuni farmaci come gli antinfiammatori non steroidei (FANS), i miorilassanti e il cortisone, utilizzati nella fase acuta della patologia per alleviare i sintomi dolorosi.
Nei casi in cui si presentino deficit motori progressivi e funzionalmente importanti, se i sintomi persistono dopo un adeguato periodo di trattamento conservativo, se vi sono sintomi radicolari non trattabili, debolezza motoria o instabilità, il chirurgo può optare per l’intervento. Le tecniche che possono essere utilizzate nei casi di cervicobrachialgia sono diverse e vengono scelte dal chirurgo sulla base delle caratteristiche personali del paziente e della condizione. Qualunque sia la l’operazione subita dal soggetto è indispensabile un percorso di riabilitazione post-chirurgica per il recupero della piena mobilità, il rinforzo della muscolatura coinvolta e il ritorno alle normali attività quotidiane, lavorative e sportive svolte in precedenza.
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